di Gianni Rinaudo
10 dicembre 2004
Secondo la splendida espressione di San Tommaso D’Aquino,penso mutuata da Aristotele, la verità, la conoscenza è “adeguatio rei et intellectus”.
Il Cav. Piumati – fresco di studi in Dottrina Sociale della Chiesa – concorderà certamente su questa visione della verità e non farà invece appello alla verità sociologica oggi molto di moda. Se da molte parti s’ inceneriscono i rifiuti questo non significa che tale approccio sia la strada maestra da seguire. Anzi.
In Germania è in corso un’inversione di tendenza.
Scriveva Newsweek: ” Negli anni ’80, la fobia dei tedeschi nei confronti dei rifiuti, indusse i governi locali a costruire grandi impianti di smaltimento rifiuti che oggi costano una fortuna ai contribuenti solo per essere tenuti aperti…”
In base ai documenti forniti dall’Ufficio per la Gestione dei Rifiuti della città di Monaco, nella capitale bavarese, in solo otto anni, la produzione di rifiuti si è ridotta del 60 %, anche grazie al riciclaggio che, in questo stesso periodo è passato da 150.000 tonnellate l’anno a 350.000 tonnellate. A farne le spese è stato l’inceneritore di Monaco Sud che, il 31 Dicembre 1997, è stato chiuso definitivamente. Anche l’inceneritore superstite, quello di Monaco Nord, non gode di buona salute: è sovra-dimensionato rispetto alla produzione residua di rifiuti degli abitanti di Monaco (1.300.000 persone).
Emblematica poi è la situazione di New York che, nel 1960, utilizzava undici impianti di incenerimento per trattare i suoi rifiuti. Nel 1981, gli inceneritori si riducevano a tre. Ma, nel 1993, anche questi tre impianti, troppo costosi per essere adattati alle più stringenti norme anti inquinamento, erano definitivamente cancellati, a favore del riciclaggio e del compostaggio.
La proposta del cav. Piumati di costruire inceneritori è superata dalla sue stesse conclusioni quando afferma che portare i rifiuti in Germania o Francia gli permette d’essere più competitivo sul mercato italiano.
Oggi in Italia ci sono circa 212 inceneritori suddivisi fra rifiuti urbani e speciali.
Incenerire i rifiuti significa sprecare risorse materiali per degradarle nella forma più bassa di energia, cioè calore, quindi il processo può presentarsi conveniente per chi opera nel settore, ma molto sconveniente per la società (una bottiglia di vetro riusata venti volte è un risparmio di risorse e di energia molto più grande del guadagno prodotto dalla bottiglia di plastica incenerita). Inoltre va analizzato l’aspetto economico dell’incenerimento: è davvero conveniente eliminare i rifiuti bruciandoli? E a quale prezzo un “inceneritore” si può trasformare in un “termovalorizzatore”? Ma soprattutto chi paga e pagherà questo prezzo?
La quantità d’inceneritori che si vuole oggi costruire in Italia è troppo alta: per bruciare i rifiuti che non si possono riciclare basta riconvertire le centrali a carbone dell’Enel o i cementifici. Inoltre circa 1/3 in peso dei rifiuti in entrata in un inceneritore si ritrova a fine ciclo in forma di ceneri. Per il dott. Espedito Vassallo del CNR l’incenerimento di una tonnellata di rifiuti organici produce circa 5000 metri cubi di fumi, 250 kg di scorie e 25 kg di ceneri volanti o di residui a seconda del tipo di trattamento dei fumi.
Si è contrari all’impiego di questi impianti come soluzione allo smaltimento dei rifiuti perché rappresentano un rischio sanitario e un rischio ambientale; non eliminano il problema delle discariche;non servono a risolvere le emergenze, richiedono diversi anni di lavoro ed ingenti investimenti economici; disincentivano la raccolta differenziata; non creano occupazione:la costruzione e l’esercizio di un impianto determina un livello occupazionale inferiore al personale impiegato nelle industrie del riciclaggio dei materiali pubbliche e private che potrebbe offrire dai 200.000 ai 400.000 posti di lavoro nell’Unione europea; non garantiscono un alto recupero energetico: il risparmio di energia che si ottiene dal riciclare più volte un materiale o un bene di consumo è molto superiore all’energia prodotta dalla combustione dei rifiuti
Riciclare e compostare i rifiuti crea posti di lavoro, infatti il cav,. Piumati con la sua holding impiega più di 800 persone e , credo, senza gestire nessun inceneritore: complimenti veri. Continui su questa strada …
Se l’incenerimento sarà considerato una soluzione alla crisi dei rifiuti, l’industria non sarà spinta verso la progettazione e la produzione di beni di consumo che non contengano sostanze chimiche tossiche.
Lo stesso Programma della Regione Piemonte per la riduzione dei rifiuti biodegradabili da collocare in discarica (allegato alla Deliberazione della Giunta Regionale del 5 luglio 2004, n. 22-12919) afferma che “per quanto riguarda il territorio Provinciale di Cuneo … devono essere valutate le iniziative necessarie per l’incremento della raccolta differenziata del Rifiuto Urbano Biodegradabile e la riconversione degli impianti di trattamento… in impianti di compostaggio di qualità. Cuneo inoltre dovrà provvedere con la Provincia di Asti a realizzare sul proprio territorio il previsto termovalorizzatore oppure ad individuare impianti industriali cui destinare tutta la frazione secca dei rifiuti urbani prodotta”.
Gli impianti industriali sono i cementifici delle vallate cuneesi che si stanno attrezzando per accogliere parte dei nostri rifiuti. In tal modo si contribuirà a diminuire assai l’inquinamento: bruciare rifiuti per produrre cemento inquina molto meno che bruciare carbone…
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