di Sergio Chiamparino
12 febbraio 2005
riferimenti: http://www.chiamparino.it/forum.php?x=11
E’ forse utile tentare di portare la discussione sull’inquinamento ad un livello di minor emotività sottraendola alle sfuriate ideologiche ed al sensazionalismo mediatico.
Vediamo i dati per un’area come quella torinese di fonte autorevole quale l’Arpa (Azienda Regionale per la Protezione Ambientale). E parliamo solo di PM10 (polveri sottili) perché tutti gli altri inquinanti sono in netto regresso oppure, come per l’ozono, il discorso va al di là di quel che le amministrazioni locali possono fare.
Ad oggi abbiamo superato i 35 sforamenti del limite consentito dalla legge (50 mcg/mc3). Lo stesso è accaduto negli anni precedenti sempre più o meno in questo periodo in cui, in genere, le precipitazioni sono scarse.
Guardiamo però agli andamenti di lungo e medio periodo.
Le medie annuali delle centraline campione segnalano una costante riduzione (v. grafico 1) dal 1981 al 2003 con tendenza confermata nei primi nove mesi del 2004. Mettendo a fuoco il medio periodo 2000-2004, si osserva la stessa tendenza per la sola centralina di Via della Consolata (v. grafico 2).
Ciò non significa che va tutto bene, ovviamente, perché il livello resta troppo alto, ma la tendenza è alla riduzione. Quindi, primo, non si è stati – da tempo! – con le mani in mano. L’introduzione dei veicoli catalizzati ed i relativi divieti ai non catalizzati, la sostituzione dei vecchi bus con mezzi ecologicamente compatibili (a Torino, su una flotta mediamente in servizio di 800 mezzi, solo 200 sono paragonabili ai non catalizzati), l’avanzare del teleriscaldamento che con il 2006-2007 coprirà il 48% della città, sono tutte misure che sono servite. Tanto più questo è vero in quanto se si mettesse su un grafico la mobilità, la curva relativa sarebbe decisamente crescente.
In secondo luogo vuol dire che il fenomeno può essere riportato sotto controllo in un periodo adeguato con misure strutturali che diano continuità e se possibile accelerino quelle fatte finora.
In sintesi:
– il miglioramento del trasporto pubblico (metropolitane e tramvie), l”incentivazione della sostituzione dei motori non ecologici pubblici e privati;
– il miglioramento della viabilità e l”allargamento delle aree pedonali con un rigoroso controllo dell’accesso alle stesse e alle vie riservate. Si potrebbe inoltre provare a sperimentare – con il controllo di “telepass ecologici” (leggi telecamere) – aree a traffico limitato sulla base della compatibilità ecologica dei veicoli (in pratica: chi meno inquina, accede);
– lo sviluppo delle reti di energia pulita (metano e teleriscaldamento).
Vengo infine ai cosiddetti “provvedimenti tampone”, quelli per i quali ognuno ha la propria soluzione ideale (in genere quella a lui più comoda!). A qualcosa sono serviti perché, mentre la mobilità è cresciuta, le polveri si sono ridotte. Da soli ovviamente non bastano, ma con altre misure qualche utilità ce l’hanno. Bisogna però sempre di più assumerli in modo coordinato su aree vaste.
Per fare un esempio la città di Bra (sede storica di Slow Food!) ha una media di polveri più alta di Torino! (v. grafico 3).
Bisogna inoltre considerare che è tutto l”asse della Pianura Padana ad essere interessato dal problema e dunque credo che le misure, per essere realmente efficaci, debbano essere prese in tutta l”area in una logica coordinata. Devono comunque essere il più possibile compatibili con la mobilità, che è un fattore di sviluppo ed è un diritto di tutti.
Ho lanciato la proposta di un “blocco padano” infrasettimanale ben sapendo che non sarebbe compatibile con la mobilità e quindi ho voluto mettere in risalto lo scarto che ancora c’è fra la dimensione dei problemi, le responsabilità delle amministrazioni locali e le risorse che abbiamo a disposizione (non solo soldi, ma anche poteri insufficienti!). Mi auguro che, insieme al Governo, si possa trovare uno sbocco che ci metta in condizione di programmare quegli interventi che, come mostrano i dati che ho segnalato, servono a mettere sotto controllo l’inquinamento atmosferico.
Mi auguro anche che si tenga conto in sede legislativa del fatto che il solo numero di sforamenti dei limiti di legge è un indicatore parziale troppo esposto agli andamenti metereologici. Bisognerebbe affiancarlo con parametri che guardino alle tendenze di medio lungo periodo delle diverse aree.
Leave a Reply
You must be logged in to post a comment.