settembre 2001
di Gianni Rinaudo
CONTINUITÁ TRA SCUOLA MATERNA, ELEMENTARE E MEDIA INFERIORE
anno scolastico 2002
1) Fatti e vissuti
2) Introduzione
Finalmente ci si è accorti che non si può riformare la scuola a “compartimenti stagni”, la frammentarietà è sinonimo di discontinuità. E’ da rigettare a priori una riflessione sul valore e dis-valore della discontinuità ?!
Chi, fra noi insegnanti, non ha vissuto l’ansia nei confronti del grado di scuola successivo o non ha recriminato sul lavoro svolto nel grado precedente?
Le riunioni si trascinano tra sorrisi forzati che mascherano a mala pena, la voglia, da una parte, di dire tutto ciò che si pensa a quegli incompetenti delle elementari che non hanno saputo preparare adeguatamente gli alunni e, dall’altra di rinfacciare alla scuola media il mero appiattimento sui programmi e l’incapacità di valutare l’iter percorso fino a quel momento dal bambino considerato nella sua individualità.
Medesimo atteggiamento lo si può considerare tra la scuola materna ed il corso elementare.
Gli incontri, indispensabili perché previsti dalle disposizioni vigenti, sono invece ritenuti dai docenti adempimenti che sottraggono tempo ed energie al lavoro quotidiano. Le modalità con cui si svolgono inoltre (addirittura gruppi di persone diversamente preparate e motivate), non consentono neppure ai meglio intenzionati di ipotizzare forme e percorsi diversi e contribuiscono solo ad aggiungere frustrazione a frustrazione e aggressività ad aggressività.
È un quadro a tinte troppo forti quello dipinto?
Si ripropone anche per quanto riguarda l’aspetto della continuità tra i vari ordini di scuola ciò che avviene nel nostro Paese in tanti altri campi: esistono norme, anche buone, ma queste non vengono attuate, per i più svariati motivi, non sempre dovuti a cattiva volontà, ma molto spesso a strumenti e criteri organizzativi inadeguati.
Sotto l’aspetto della continuità il diritto dell’alunno ad un percorso formativo organico completo è considerato un’esigenza primaria; quindi compito dell’istituzione scolastica è quello di prevenire le difficoltà che potrebbero insorgere nei passaggi tra i diversi ordini di scuola e che spesso sono causa di fenomeni come quello dell’abbandono scolastico.
A questo si devono conformare azioni positive che garantiscano il raccordo tra le scuole ed extra scuola in modo che l’alunno venga inteso globalmente e non solo come un piccolo homo scholasticus.
La continuità quindi può essere realizzata solo se viene portata all’interno di un itinerario curricolare articolato, organico e condiviso. Questo però viene ad infrangersi contro il sistema scolastico che non trova certo nei vasi comunicanti il modello ispiratore.
Eppure le disposizioni prevedono il “coordinamento dei curricoli “supportato da una conoscenza reciproca almeno dei programmi ufficiali ( tralasciamo quelli reali ?!) dei diversi ordini di scuola.
2a) Anamnesi – passato recente – e problematizzazione
Abbiamo promosso iniziative destinate a raggiungere “la conoscenza reciproca, la problematizzazione e la progressiva armonizzazione delle concezioni e strategie didattiche, degli stili educativi e delle pratiche d’insegnamento – apprendimento”?
Qualcosa fu realizzato quasi dieci anni fa per la continuità elementare-media.
Il corso di Ricercazione e “Capire Si Può” affrontano in parte la questione sul versante materna ed elementare.Quanti insegnanti della scuola elementare conoscono a fondo i programmi della scuola media, li hanno almeno sfogliati e viceversa?
Quanti insegnanti della scuola materna conoscono quelli della scuola elementare e viceversa!?
Qualcuno sa indicare dove si sono attuati “momenti di collaborazione incrociata, in classe, degli insegnanti delle due scuole sulla base di specifici progetti – o ancora – incontri e attività in comune tra gli alunni delle classi degli anni ponte insieme ai loro insegnanti”?
Tra la materna ed elementare si sono realizzati molti progetti:
libro, orto, giochi in cortile, ecc…
Commissioni per la definizione e ridefinizione della scheda di valutazione conclusiva del percorso della materna.
Tra la media e l’elementare boh! Attualmente si attuano incontri alla fine della quinta e si accompagnano gli alunni a visitare i plessi delle scuole medie.
Si sente la necessità di accrescere la conoscenza e la competenza in tale prospettiva?
Oppure ognuno persegue il proprio specifico senza badare al prima ed al dopo scolastico.
Si considera, si dà valore alla “ sfera cronologica, simbolica e logica”, alla esperienza, alla vita dell’ alunno, al di là del tempo scuola?
La scuola, ma in particolare l’alunno ha bisogno che venga rispettata la sua continuità? La continuità è per gli alunni.
Quando la continuità si deve tradurre in progetti comuni prevale presumibilmente, non direi tanto la diffidenza, ma il timore di mettersi in discussione o di essere giudicati dai colleghi. O meglio “ci sono troppe cose più utili da fare”!Momenti di incontro solo volontari tra insegnanti dei diversi ordini di scuola non saranno mai in grado di garantire iniziative sistematiche e generalizzate di continuità. Potrebbero aprire un percorso e far intravedere un benessere: lavorare in modo mirato per la realizzazione del costruire conoscenze, attraverso il “capire, agire e sentire, sentire, capire ed agire,agire, sentire e capire…”( W.De Gregori, Brasilia, 2000).
La frammentazione della continuità del percorso formativo non si evidenzia solo nella mancanza di coordinamento dei curricoli, di conoscenza reciproca, di progressiva armonizzazione delle concezioni e strategie didattiche, degli stili educativi e delle pratiche d’insegnamento – apprendimento.
Anche il travaso di informazioni sull’alunno da una scuola all’altra si limita per lo più agli aspetti burocratici: dati anagrafici, comunicazioni ufficiali dei risultati raggiunti, giudizi asettici per non indisporre le famiglie o allarmare, fin dai primi giorni di scuola, i professori ai quali la scuola elementare o materna consegna il prodotto. Eppure le norme prevedono incontri per l’esplicitazione e la discussione dei criteri di accertamento e valutazione… [atti ad] individuare le caratteristiche generali e specifiche dei soggetti, attraverso la predisposizione di comuni strumenti di rilevazione (quali sono questi strumenti?).
La frattura esistente nell’azione della scuola potrebbe in parte essere ricomposta dalla famiglia che rimane, con l’alunno, il soggetto costante nel corso degli anni e alla quale le norme in vigore attribuiscono importanza primaria come occasione di partecipazione diretta e come fonte di informazioni utili alla programmazione dell’attività scolastica.
La necessità di garantire continuità nel percorso formativo è stata individuata da tempo, come pure sono stati individuati alcuni strumenti per realizzarla. Allora perché ciò non è avvenuto?
La risposta non è una sola, senz’altro entrano in causa vari fattori:
– La diversa formazione scolastica degli insegnanti;
– Un eccesso di conservatorismo nello sperimentare nuovi percorsi culturali e nuove forme organizzative;
– Il cercare di sopravvivere, la demotivazione, lo scarso riconoscimento professionale, ecc…
L’evoluzione dell’approccio ai problemi della formazione, unito alle nuove conoscenze pedagogiche, psicologiche e sociologiche… ha posto vieppiù l’accento sulle esigenze di flessibilità, di continuità e di gradualità legate ai ritmi naturali di apprendimento- la vita dell’alunno al di là del tempo scuola-.
3) Definizione del problema
La necessità di una visione unitaria della scuola in generale e di quella di base in particolare è un dato universalmente acquisito; quello su cui sembra non esserci unanimità di pareri, ma questo mi sembra naturale, è sul come raggiungere questo obiettivo.
4) Ipotesi di soluzione
– Non si può avere continuità se non si conoscono i programmi del precedente ciclo di studi, intesi non solo come contenuti, ma anche come suggerimenti metodologici e finalità.
-Fare continuità non significa anticipare i contenuti che saranno esaminati nel ciclo di studi successivo.
– La continuità diverrebbe più tangibile se i rapporti tra i docenti dei diversi cicli passassero dall’attuale sporadicità ad incontri più produttivi meno burocratici e più significativi. Gli insegnanti hanno bisogno di confrontarsi, di scambiarsi esperienze e affrontare le problematiche in modo più esperienziale che teorico.
-Continuità significa elaborare insieme tra l’ultimo anno del ciclo precedente ed il primo del ciclo successivo, significa trasmettere il metodo di insegnamento, avere gli stessi criteri di valutazione e seguire corsi di aggiornamento comuni, ecc…
– Soprattutto si dovrebbe scegliere una linea comune tra la centralità dello studente, protagonista nel processo di apprendimento e la centralità dell’informazione, limitata, spesso, alla semplice trasmissione di informazioni.
– La proposta di “riordino dei cicli” sostituisce alla struttura “fortemente piramidale”, attualmente in vigore, una struttura “modulare”, nella quale ogni segmento identifichi precise soglie da raggiungere.
– Si avrà continuità tra i vari moduli ?
“…Si profila dunque la necessità di un insegnante come mediatore culturale, come modello esperto …un insegnante regista …un insegnante che riconosca il bambino come interlocutore nei processi di apprendimento, che dia importanza a ciò che pensa lui e non solo a ciò che vuole che pensi…un insegnante che riconosca la realtà del bambino, lo accetti, lo ascolti, entri con lui in contatto emotivo/empatico, lo valorizzi, gli permetta di esprimere al meglio le sue potenzialità.” (POF 1 Circolo)
5) Proposta
Attività di compresenza degli insegnanti dei diversi ordini di scuola, preparata da riunioni preliminari e seguita da incontri di riflessione.5a) Definizione del termine compresenza
Il suo normale significato di compresenza – essere presenti con altri – ha suggerito oggi un uso assai diffuso del termine per definire la situazione che si realizza nella scuola elementare e che ha che fare con la soluzione dei moduli.
“Come si può facilmente comprendere si tratta di una metodologia pedagogica particolarmente efficace e valida se non altro perché stimola indirettamente gli alunni verso la cooperazione vissuta come aumento e non come diminuzione delle possibilità individuali.” (P. Bertolini, Univ. Bologna )
Per essa accade che in determinati momenti della giornata scolastica siano presenti nella stessa classe due insegnanti che cooperano in particolare prendendo come spunto della loro comune azione:
– un argomento per così dire trasversale,
– la conduzione di una ricerca interdisciplinare,
– …
In genere, però, si è convinti dell’importanza della compresenza anche perché questa consente di dividere gli alunni in gruppi per il potenziamento o l’approfondimento degli argomenti trattati, per individualizzare, secondo le necessità, ogni insegnamento e consentire a ciascun alunno il raggiungimento degli obiettivi proposti nel rispetto dei suoi tempi di apprendimento e di promuovere attività di lavoro di gruppo estremamente importanti per lo sviluppo delle capacità di collaborazione e di socializzazione.
La compresenza fra insegnanti di materie diverse favorisce pure l’interazione culturale e metodologica fra i docenti coinvolti. L’attività di compresenza in laboratorio permette inoltre di affrontare in modo unitario quelle parti del programma che meglio si avvalgono dell’uso di programmi e procedure informatiche (risoluzione di problemi, compilazione di documenti) e successivamente di simulare aspetti operativi delle diverse attività.
La compresenza, intesa come sopraesposto, rischia di collocare soprattutto la trasmissione delle conoscenze al centro dell’attività didattica.
La costruzione del conoscere, anche in relazione alle abilità strumentali, richiede invece di porre attenzione alla comune azione considerando integralmente il gruppo classe, alunni e docenti come rete di micro-sistemi interdipendenti, non separati che vivono per cicli evolutivi probabilistici, non lineari.
Vivere in com-presenza per:
– stare a se stessi e contemporaneamente all’altro, al collega, all’ alunno, ai programmi,… alla società
– dare e ricevere feedback
– …
In tale modo l’azione insegnamento-apprendimento avvia la concretizzazione del paradigma epistemologico globale “saper essere, saper fare e sapere”.
Paradigma dato per scontato ed acquisito.
La ricaduta dei tre saperi nel quotidiano scolastico richiede:
“- una ben progettata articolazione longitudinale, necessaria a coinvolgere con significato diversi livelli di sviluppo cognitivo, di competenze disciplinari, di cultura di base … nella progressiva padronanza dell’argomento.
– una sistematica correlazione trasversale, necessaria a coagulare in vario modo attorno ad ogni tema aspetti di diverse discipline scientifiche, aspetti formali, aspetti tecnologici, aspetti di esperienza quotidiana … etc.
– un riferimento costante a reti di conoscenze già sviluppate attorno ad alcuni nodi essenziali (concettuali e metodologici) nel corso del curricolo di base, necessariamente sotteso ad ogni approfondimento e/o allargamento.
– un modo di lavorare, degli insegnanti e dei ragazzi, capace di valorizzare attraverso la sinergia fra lavoro individuale, di piccolo gruppo e di grande gruppo le potenzialità cognitive e le possibilità didattiche che ogni costruzione di conoscenza deve mobilitare e indirizzare.” (Guidoni, Milano 2000)
6) Fasi del progetto:
1) incontro Dirigenti
2) incontro FO
3) incontro tra insegnanti del proprio ordine di scuola
4) incontro medie-elementari, 2h – incontro elementari-materne 2h
5) compresenza 4h/6h
6) incontro elementari medie 2h – incontro materna elementare 2h
7) conclusione incontro FO e Dirigenti: presentazione sintesi.
8) il progetto continua?Concretizzare l’attività di compresenza in una prospettiva costruzionista dell’insegnamento-apprendimento, come modalità per approfondire e sviluppare continuità tra i diversi ordini di scuola del nostro territorio, richiede la definizione di atteggiamenti collaborativi tra gli insegnanti senza la preoccupazione di realizzare prodotti definiti e tanto meno, forse, la stipula di progetti contenutistici…
Essendo inoltre i tempi a disposizione limitati (4 o 6 ore al massimo) è opportuno
stabilire quale aspetto disciplinare interdisciplinare o transdisciplinare i docenti di ogni grado scolastico vogliono approfondire e sviluppare ed in che modo (fase 3 e 4).
Gli insegnanti delle elementari ad esempio possono orientarsi su due aspetti, uno per la materna ed uno per la scuola media.
Un’ulteriore raccordo dovrà darsi tra i due insegnanti compresenti, anche al fine di concordare le informazioni da comunicare agli alunni della classe ospitante.
E’ utile evitare “il prof o la maestra vengono a vedere come lavorate…” “non fatemi fare brutta figura” ecc…
Terminata la fase 5 ci si riunirà a gruppi omogenei ed eterogenei per riflettere su ciò che abbiamo capito, sentito e realizzato attraverso la compresenza tra i diversi ordini di scuola (fase 6).
La traccia di riflessione pre e post compresenza è da definire.
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