L'uomo
è affascinato da tutto ciò che è nuovo, ma il suo pensiero
si modifica meno velocemente della realtà che lo circonda:
i grossi cambiamenti gli costano fatica.
A livello istituzionale, ciò comporta che ogni innovazione
richieda tempi molto lunghi ed enormi investimenti anche
a livello di energia psichica. Ne discendono istituzioni
che, schiave dell'abitudine e della tradizione, perdono
in pochi anni le chiavi del mondo che le circonda.
Da qualche decennio, una o più identità patologiche nuove
sono descritte ogni mese. Un medico che abbia discusso la
sua tesi nel 1968 e non abbia successivamente aggiornato
le sue conoscenze, sarà all'oscuro di un gran numero di
malattie tra le quali alcune con complicazioni concettuali
e terapeutiche importanti (J. Dormont e Y.F. Del Frassi,
1991).
La scoperta di nuove malattie, le più diverse, è in stretto
rapporto con una quantità enorme di supporti medici forniti
al mercato. Nonostante ciò, rispetto al passato, maggiore
diventa la richiesta di salute, cura, guarigione.
L'idea, che si possa ridurre la "malattia" espandendo tali
supporti si è rilevata illusoria. Il Governo Italiano per
ridurre i costi della spesa sanitaria ha approntato Leggi
di Riforma che hanno mutato il fulcro organizzativo del
Servizio Sanitario Nazionale (S.S.N.). Con l'entrata in
vigore del D.L. 502/1992 è venuta infatti a spezzarsi quella
identità tra soggetto detentore dei fondi e soggetto produttore,
tendenzialmente esclusivo, dei servizi che aveva caratterizzato
la legge istitutiva del S.S.N. (L. 833/1978). Una circostanza
che aveva portato l'unico soggetto ad utilizzare i fondi
più per automantenersi che per produrre servizi migliori
a migliori costi. Così, si era finito per pagare l'organizzazione,
non il prodotto. La riforma del S.S.N. ha creato "un sistema
misto nel quale gli erogatori competono per fornire servizi
ai committenti", introducendo il principio della libertà
di scelta dell'assistito tra pubblico e privato su un piano
di "par condicio".
L'obiettivo perseguito è quello di favorire l'instaurarsi
di un regime di concorrenza tra strutture pubbliche e private
- logica conseguenza dell'aziendalizzazione - attraverso
il quale risulti più agevole il processo di miglioramento
dell'efficienza ed economicità del S.S.N.
Le strutture sanitarie private non sono più considerate
in un'ottica di sussidiarietà rispetto a quelle pubbliche,
ma come una possibile alternativa a queste ultime se ed
in quanto dotate, sulla base di quanto disposto dall'art.
8 del D.L. 502/1992, dai requisiti tecnologici, strutturali,
professionali e organizzativi minimi richiesti per l'esercizio
dell'attività sanitaria.
Educare alla salute, in un contesto medico così variegato,
diventa essenziale ed indispensabile per preparare l'utente
del S.S.N. a rispondere ai suoi bisogni di cura e guarigione.
Il cittadino sempre più deve essere in grado di districarsi
tra le innumerevoli offerte pubbliche e private.
Scopo dell'educazione alla salute sarà aiutare le persone
singole e la comunità locale nel suo complesso ad essere
sempre più capace di autotutela. Tale sforzo si configurerà
come attività permanente di informazione e formazione dei
cittadini, teso ad accrescere nei diversi scenari sociali
la capacità di autotutela e quella di ricorrere in modo
pertinente e critico, ai servizi di etero-tutela, quando
le situazioni non siano affrontabili e risolvibili senza
l'entrata in campo di potestà politico-istituzionali e di
competenze tecnico-professionali (S.Beccastrini e Coll.,
1991).
La continua identificazione - con relativa prevenzione e
cura - da parte della comunità scientifica di nuove patologie,
è indice di situazioni ambientali, alimentari e relazionali
condizionate da squilibri entropici che, troppo spesso,
allontanano il benessere e riducono la qualità della vita.
L'aumento poi della spesa sanitaria della collettività impone
un'attenta valutazione delle strategie utilizzate fino ad
oggi. Le numerose misure recentemente adottate dagli stati
dell'Europa, nel quadro della loro politica sanitaria, sono
il riflesso di questa preoccupazione.
In campo sanitario il riorientamento avvenuto in questi
ultimi tempi in Europa è caratterizzato dal cedere il passo
della medicina terapeutica, alla medicina preventiva e alla
educazione alla salute .
Inoltre la medicina che pratichiamo costa cara e non abbiamo
più' i mezzi per continuare a pagarla e sovente lascia tutti
insoddisfatti: pazienti, medici e governo. Questo vale sia
per gli U.S.A che per l'Europa, sebbene ci siano sistemi
sanitari diversi, che hanno in comune lo stesso tipo di
medicina.
Attualmente ben poco denaro viene investito per la salute:
quasi tutto va alla malattia. Se il problema è la medicina
per la malattia, la soluzione sarà la medicina per la salute?
La medicina per la salute cura le cause della malattia e
la previene (H.R.Wulff e Coll.,1995).
Bisogna mettere l'accento sulla salute? Questa ipotesi di
soluzione è congruente ed attraente.
Perchè le autorità non la mettono in pratica?
Perchè fanno addirittura il contrario?
Forse che i due protagonisti del sistema, medico e paziente,
hanno accettato di diventare spettatori delegando il loro
potere?
Il paziente ha ceduto il potere finanziario agli enti di
assistenza, in nome della sicurezza ed il medico ha ceduto
il potere terapeutico alle istituzioni, in nome della protezione?
Questa sicurezza e questa protezione appartengono alla sfera
del reale o sono miraggi? Considerarli realtà esercita un
effetto perverso: gli attori diventano spettatori, prigionieri
di un sistema finalizzato alla malattia. Visto che questo
sistema permane e che pazienti, medici e governi sono insoddisfatti,
ci sarà qualcuno che è contento.
Chi ha creato questo sistema e lo mantiene in vigore?
Bisogna che i due principali protagonisti del sistema medico
e paziente, riprendano il rispettivo potere: il paziente
il potere finanziario, il medico quello terapeutico. Chi
ha maggiori possibilità di cambiare le cose è il paziente,
colui che domanda, la ragion d'essere del sistema. Riuscirà
ad impadronirsi del suo ruolo e a riprendere il potere sulla
salute ed esercitare la sovranità che gli spetta? Il medico
riconoscerà il ruolo del cliente e l'aiuterà ad esercitarlo?
Solo così si potrà osservare, documentare, riflettere e
comunicare sull' auto-salute (G. Lanctot, 1998).
L' educazione alla salute può diventare una risposta adeguata
a questi interrogativi. La progettazione territoriale di
percorsi, per categorie specifiche o per tutti, per la promozione
alla salute dovrà realizzarsi attraverso modelli di ricerca,
tra i quali la ricerca-azione, che cerchino di definire
sia eventuali tappe sequenziali che reticoli organizzativi,
mappe concettuali, ecc.
Questa ricerca vuole provvisoriamente individuare i problemi
di salute pubblica e di definire ipotesi di soluzione, a
livello territoriale: " il Dipartimento di Prevenzione dell'
A.S.L., il Medico di base e la Scuola, integrando la loro
azione continuativa, possono contribuire al benessere ed
alla qualità della vita dei cittadini del territorio in
cui operano, solo attraverso percorsi educativi condivisi"
(cap.1°); di identificare i soggetti ed i concetti (integrazione,
educazione, azione continuativa, ecc. che interagendo rendono
possibile la sistematizzazione della progettazione di percorsi
di educazione alla salute (cap.2); di individuare strategie
atte ad analizzare qualitativamente e quantitativamente
i bisogni, in termine di educazione alla salute, di uno
specifico territorio (cap 3°); di individuare strumenti
e risorse (conoscenze, competenze, ambiente, risorse educative,
servizi amministrativi, leggi specifiche, ecc.) che favoriscano
il perseguimento a livello territoriale degli obiettivi
di educazione alla salute e gli ostacoli che rendono difficoltoso
il progettuale percorso educativo (cap.4°); di definire
scegliere, perseguire, verificare e valutare gli obiettivi
progettati: co-scegliere le mete-obiettivo, a livelli e
settori interni ed esterni del progetto, è già promuovere
la salute dei cittadini, siano essi prestatori od utenti
del progetto, dei percorsi d'educazione alla salute (cap.5°);
di definire i contenuti, i metodi e le tecniche del progetto
territoriale per la promozione della salute considerando
diversi orientamenti (cap.6°); di valutare i percorsi progettuali
proposti (cap. 7°).
PRIMO
CAPITOLO DA UNA SITUAZIONE PROBLEMATICA ALLA DEFINIZIONE DELL' IPOTESI.
Gli
squilibri del vivere umano cronosferico, ci interrogano
sulle possibilità reali d'educare l'umanità contemporanea
alla tutela della propria salute.
Per educare alla salute in modo efficace è utile, attraverso
le categorie circostanziali - quando, che, dove, con quali
azioni, con quali strumenti, come, con quali risorse qualitative
e quantitative, per quali assiomi, principi, motivazioni,
per raggiungere quali risultati (De Gregori, 1979) - costruire
percorsi educativi per auto-tutelare la salute, considerando
che la medicina contemporanea (ufficiale e non) ed il S.S.N.
appaiono come un intricato labirinto in cui è difficile
muoversi per prevenire e curare le malattie.
Dall'osservazione di quanto nelle diverse A.S.L. (Azienda
Sanitaria Locale) si attua per l'educazione alla salute,
si può concludere che non si ritiene prioritario promuovere
iniziative pedagogiche rivolte alla conservazione della
salute, anche se le leggi di riforma del S.S.N., considerano
l'educazione alla salute aspetto primario. Negli ultimi
decreti di Riforma non viene più citata l'educazione alla
salute (Legge 833 art.14), ma con il D.L. 229/1999, vengono
istituiti i dipartimenti dei prevenzione (D.L. 229/1999
art.7bis, ter, quater, octies ).
Il Dipartimento di Prevenzione è struttura operativa dell'Azienda
U.S.L., istituita ed organizzata da ciascuna regione allo
scopo di:
- garantire la tutela della salute collettiva;
- perseguire obiettivi di promozione alla salute;
- agire per la prevenzione delle malattie e delle disabilità;
- operare per il miglioramento della qualità della vita.
A tal fine il Dipartimento di Prevenzione promuove azioni
volte ad individuare e rimuovere le cause di nocività e
malattia di origine ambientale, umana ed animale garantendo
diverse funzioni di prevenzione collettiva e sanità pubblica
tra cui l'attività di promozione della salute e di prevenzione
delle malattie cronico-degenerative in collaborazione con
gli altri servizi e dipartimenti aziendali.
Nello svolgere le sue funzioni il Dipartimento di Prevenzione
promuove iniziative coordinate con i distretti, con i dipartimenti
dell'A.S.L. e delle aziende ospedaliere.
Il Dipartimento di Prevenzione ha autonomia organizzativa
e contabile ed è organizzato in centri di costo e di responsabilità.
Il Direttore del dipartimento è scelto dal direttore generale
tra i dirigenti con almeno cinque anni di anzianità di funzione
e risponde alla direzione dell'A.S.L. del perseguimento
degli obiettivi aziendali dell'assetto organizzativo e della
gestione, in relazione alle risorse assegnate.
Nell'art. 7 bis, ter, quater, quinquies, sexies, septies,
octies del D.L. 229/1999, il concetto "tutela della salute"
compare ben quattro volte; due volte è citata la "promozione
della salute", come obiettivo da perseguire ed attività
da svolgere da parte del dipartimento di prevenzione, per
migliorare la qualità della vita.
Appare evidente il salto di qualità fatto dal punto di vista
legislativo: il D.L. 229/1999 concretizza la legge 833 del
1978.
L'applicazione della 833 in tema d'educazione alla salute
ha avuto all'inizio della sua emanazione uno sviluppo entusiastico.
Oggi, a distanza di due decenni, l'educazione alla salute
segna il passo, anche se numerose iniziative in tal senso
vengono promosse a livelli diversi.
Quale potrà essere nel prossimo futuro lo sviluppo dell'educazione
alla salute con l'istituzione del Dipartimento di Prevenzione
?
La promozione e la tutela della salute in che modo verranno
attuate dai dipartimenti di prevenzione che concretizzeranno
nel territorio di loro competenza l'educazione alla salute?
Ad oggi tutte le A.S.L. hanno prodotto la loro Carta dei
Servizi divulgandola tra gli abitanti del loro territorio,
al fine di permettere agli utenti d'orientarsi nei servizi
dell'A.S.L..
Da parte di alcune A.S.L. vengono pubblicate riviste finalizzate
a promuovere una corretta informazione alimentare. Prolificano
iniziative sull'alimentazione, sulle tossicodipendenze,
ecc.
I media producono quotidianamente o settimanalmente programmi
orientativi in tema di salute.
Istituzioni universitarie e territoriali attivano corsi
di formazione per insegnanti e formatori.
Molte iniziative, ma chi le documenta? Chi si occupa di
far circolare la documentazione?
La Scuola nei diversi gradi dell'istruzione ha operato nel
tema in questione, quasi sempre isolatamente senza coinvolgere
gli altri soggetti istituzionali del territorio in cui è
inserita; sovente ha progettato e realizzato come unico
referente istituzionale ineducazione alla salute. La sua
azione è stata però, continuativa.
In molti Circoli didattici, Scuole medie inferiori e Scuole
medie superiori, gli insegnanti referenti all'educazione
alla salute, con la loro azione continuativa hanno stimolato
l'attivazione di percorsi educativi favorevoli alla promozione
di un ambiente educativo basato sul benessere. Le attività
teatrali, i laboratori di lettura, la formazione dei genitori,
ecc., sono attività nate da progetti di educazione alla
salute. Nella scuola, l'attenzione ad una progettualità
continuativa ha permesso, anche tramite la direttiva del
Ministro della Pubblica Istruzione del 23 settembre 1996
n.600, d'individuare la necessità di valutare gli interventi
precedentemente attivati (il Progetto Arcobaleno per la
scuola materna, Progetto Giovani 2000 e Attività giovanili,
Centri di informazione e consulenza, il Progetto genitori,
corsi di aggiornamento per i Docenti della scuola dell'obbligo).
La circolare n.9454/A.1 del 9 dicembre 1999 del Ministero
della Pubblica Istruzione che esplicita la direttiva ministeriale
n. 292 del 3 dicembre 1999 considera centrale che i progetti
di educazione alla salute si realizzino in modo continuativo
e strutturale attraverso programmi che si avvalgono degli
strumenti ordinari dell'attività scolastica e mediante un'azione
concertata e condivisa con le agenzie socio-sanitarie del
territorio. Questi elementi devono essere considerati nei
diversi progetti che la circolare elenca: Progetto studentesse
e studenti; centri d'informazione e consulenza; Progetto
famiglia; Progetto formazione; Programma di ricerca e intervento
per prevenire e ridurre fenomeni di dipendenza, devianza
e psicopatologia nella scuola; Progetto finalizzato a stimolare
gli adolescenti a rimuovere comportamenti a rischio mediante
l'uso di nuove tecnologie della comunicazione; Prevenzione
primaria delle tossicodipendenze. Alle scuole compete la
traduzione di queste proposte in un progetto educativo-didattico
adeguato alle esigenze locali e alle risorse disponibili
e condiviso con altri soggetti significativi, istituzionali
e del privato sociale, presenti sul territorio.
Questi progetti devono coinvolgere gli Organi Collegiali
delle scuole di ogni ordine e grado, nell'esercizio dell'autonomia,
promuovendo il più' ampio coinvolgimento degli alunni e
delle loro famiglie.
I progetti devono contenere i seguenti elementi:
- individuazione e analisi dei bisogni formativi degli studenti,
anche secondo un criterio di valorizzazione delle diversità
di genere, di cultura, di competenze;
- essere esplicitati anche in termini operativi;
- identificazione di specifiche tematiche connesse ai problemi
della salute, che tengano conto delle direttive e degli
orientamenti dell'Organizzazione Mondiale della Sanità,
del Consiglio d'Europa e dell'Unione Europea, da approfondire
nell'ambito delle diverse discipline d'insegnamento e delle
attività extra-curriculari;
- le risorse professionali da utilizzare;
- le metodologie di lavoro;
- i tempi di svolgimento delle attività;
- le modalità e gli strumenti di verifica e di valutazione;
- il preventivo di spesa.
L' istituzione scolastica dovrà attivare percorsi ed obiettivi
continuativi a cui secondo la direttiva ministeriale 292/1999
possono fare riferimento numerosi cittadini. Nella circolare
si fa, inoltre, esplicito riferimento alla necessità di
coinvolgere gli altri "soggetti significativi" anche, ma
non solo, l'A.S.L.. Sinora infatti sistematici e olistici
percorsi educativi territoriali, finalizzati alla conversazione
della salute della popolazione non trovano riscontro nelle
azioni dei diversi sistemi sociali (Gandolfo, Bruera, 1984)
che interagiscono tra loro per promuovere il benessere e
la qualità della vita dei cittadini.
La relazione tra A.S.L. e Istituzione scolastica non ha
quasi mai presentato caratteristiche d'integrazione. I due
enti svolgono le loro specifiche funzioni stabilendo relazioni
per quanto concerne vaccinazioni o interventi profilattici
in particolari situazioni di emergenza e realizzano interventi
informativi, che coinvolgono i professionisti dei due soggetti
istituzionali. Progetti d'educazione alla salute, adeguati
alle esigenze locali, condivisi da Scuola e Sanità, sono
difficilmente collocabili nello spazio e nel tempo passato.
Senz'altro vi sono stati dei tentativi d'integrare l'azione
dei due soggetti istituzionali riferiti ad alcuni obiettivi
specifici, ma la progettazione continuativa di percorsi
educativi per accrescere il benessere e la qualità della
vita dei cittadini non è ancora un modo usuale di procedere
nel nostro territorio nazionale.
Un progetto d'educazione alla salute, di prevenzione primaria
o secondaria, inserito in uno specifico ambito territoriale
e integrato tra Scuola ed A.S.L. non può non avere nei suoi
attori principali gli insegnanti ed i medici . Nell'istituzione
scolastica l'insegnante ha un rapporto continuo nel tempo
con un numero definito di alunni e di famiglie. Nell'A.S.L.
chi svolge un'azione continuativa, molto più duratura nel
tempo di quella della scuola nei confronti dei cittadini,
è il medico di base, il medico di famiglia.
Quindi non è possibile parlare concretamente di percorsi
educativi territoriali di educazione alla salute ignorando
il contributo del medico di base. Nell'A.S.L. vi dovrebbe
essere stretta relazione tra Dipartimento di Prevenzione
e l'assistenza sanitaria territoriale. In concreto i medici
di base sono maggiormente relati con l'assistenza ospedaliera.
Il modello organizzativo dell'A.S.L., attualmente, eroga
l'assistenza sanitaria attraverso i distretti sanitari di
base, i dipartimenti di prevenzione, i presidi ospedalieri.
Stabilire una stretta sinergia tra queste tre strutture
produrrà risultati funzionali alla tutela e promozione della
salute dei cittadini.
Se oggi i medici di base sono maggiormente relati con i
presidi ospedalieri e le aziende ospedaliere è perchè sono
soprattutto proiettati sulla "cura" e non sulla "prevenzione".
Ma questo non esclude, e lo spirito del D.L.: 229 lo conferma,
che lo sguardo del medico di base debba volgersi in egual
modo al Dipartimento di prevenzione ed ai presidi ospedalieri.
Si tratterà, e si tratta già ora nella forma, di una svolta
epocale.
Il Dipartimento di prevenzione promuove salute oltre che
tutelarla, quindi il S.S.N. non sarà solo più' orientato
a guarire, curare, ma soprattutto a prevenire. "La prevenzione
deve avere grande diffusione trasformandosi di volta in
volta in progetto educativo sin dalla scuola materna, in
campagna pubblicitaria, in interventi diretti sulla qualità
degli alimenti, delle acque, dell'aria, del lavoro manuale.
Solo prevenendo si risparmia denaro"(Cornaglia Ferraris,
1999).
Quale può esser il ruolo del medico di famiglia nei percorsi
educativo-territoriali per "l' educazione" alla salute,
dei cittadini?
Gli insegnanti non possono avere da soli le carte in regola
per attivare correttamente e compiutamente percorsi di educazione
alla salute anche se l'art. 104 del D.P.R. 309190, ora ribadito
dalla Legge 45199, affida al Ministero della Pubblica Istruzione
ed alla Scuola due funzioni principali in ordine all'educazione
alla salute e alla prevenzione delle dipendenze patologiche:
quella informativa e quella educativa. Affidare solo alla
Scuola l'allestimento di progetti d'educazione alla salute
non risponde ad una presa d'atto dell'impossibilità e della
capacità del S.S.N. di occuparsi d'educazione alla salute?
I dipartimenti di prevenzione hanno l'obbligo di promuovere
salute nel territorio in cui operano, quindi devono poter
"coordinare" anche i progetti di educazione alla salute
nei diversi ambiti sociali, compresa la scuola.
Per la Teoria dell'Organizzazione Umana (A.R.Muller,1946)
la salute è la meta che la medicina deve perseguire in ogni
ambiente sociale: familiare, commerciale, produttivo, scolastico,
militare, artistico,....
Il medico di base si pone come anello di congiunzione tra
il cittadino ed i servizi sanitari. Il medico di famiglia
può svolgere, e già sovente svolge, una funzione centrale
e proficua non solo nella prevenzione primaria, ma anche
nell'educazione alla salute.
I percorsi educativi territoriali che considerano olisticamente
tutti gli elementi utili a raggiungere il fine dell'educazione
alla salute, non possono non considerare come centrale il
rapporto tra medico e paziente, un rapporto che si è un
po' deteriorato anche a causa del linguaggio, del livello
di comunicazione e di informazione. E' questo un nodo che
si scioglierà solamente risolvendo i problemi di comunicazione
e di informazione che i due soggetti hanno avuto, hanno
e potranno continuare ad avere. Il paziente oggi è maggiormente
autonomo ed autodeterminato e sovente s'oppone al paternalismo
del medico che non può più decidere per lui. Anche nel Codice
Deontologico all'art. 21 si afferma che ogni attività diagnostica
e terapeutica non può essere lecitamente intrapresa senza
una manifestazione inequivoca della volontà del paziente
debitamente informato. le informazioni devono essere fornite
dal medico in forma personalizzata e non burocratica.
Per comprendere quanto è fondamentale oggi il comunicare,
si è dovuti arrivare al "caso Di Bella" quando la gente
ha dimostrato dalla piazza la sfiducia nella medicina ufficiale.
Alla fine della sperimentazione della terapia Di Bella si
è capito però l'importanza del "consenso informato": metà
dei pazienti intervistati in tredici reparti oncologici
italiani durante la campagna Di Bella non avevano discusso
la terapia con il loro oncologo e quelli che lo avevano
fatto, si sono rivelati meno sensibili all'appeal di Di
Bella (M. Panara,1999). D'altra parte una delle spiegazioni
che si dà al successo delle medicine alternative, alle quali
si accostano milioni di italiani, è il colloquio, il tempo
che viene dedicato al paziente. Infatti chi pratica medicine
non scientifiche, sovente ha la capacità di "ascoltare"
il paziente e dedicare più' tempo alla soluzione empirica
e suggestivo-magica dei suoi problemi che non sono soltanto
organici, ma anche psicologici, esistenziali, familiari
e sociali (R. B. Taylor,1997). Il colloquio clinico può
essere, allora, il tempo, il luogo e lo strumento che permette
al medico, al medico generico, di base o di famiglia, di
educare alla salute i suoi pazienti?
Il colloquio clinico, come la conversazione clinica, sono
oggi strumenti utilizzati sistematicamente sia per la formazione
dell'individuo che dei gruppi. Rappresenta pure un metodo
pedagogico (colloquio educativo) corrispondente ad una pedagogia
della persuasione e dell'anticostrizione, parimenti distante
dall'adultismo e dall'abbandono o da un non sufficiente
interessamento (pedagogia non direttiva).
Perchè si possa parlare di vero e proprio metodo del colloquio
(educativo) occorre che esso risponda a determinati principi
tecnici e a certe condizioni di svolgimento e di attuazione
- preparazione del colloquio da parte dell' educatore nel
senso che egli deve riepilogare il caso, riflettere sui
problemi attuali dell'interlocutore, ricordare il contenuto
dei colloqui precedenti, ecc., assunzione di un atteggiamento
di partecipazione alla situazione dell'educando per giungere
alla vera e propria entropatia; rispetto e lealtà verso
l'educando; successione di contenuti che vadano dai meno
ai più impegnativi, ... - (Bertolini,1996).
Prendendo in esame l'insieme della popolazione si deve ammettere
che sono i giovani studenti a costituire il gruppo di età
suscettibile di adattarsi e di rispondere più' facilmente
all'educazione alla salute. Questa è anche la ragione per
cui il Consiglio d'Europa ha considerato prioritario l'elaborazione
di una raccomandazione incentrata sull'educazione alla salute
nella scuola. Ma l'educazione alla salute, in quanto tale,
concerne i gruppi di tutte le età e costituisce uno degli
elementi della formazione continua che è diventata un obiettivo
essenziale per tutte le società.
Pur occupandosi la scuola di educazione alla salute non
possiamo a priori escludere che altri soggetti altrettanto
importanti operino in tal senso. Il medico di base ed il
pediatra possono curare per guarire, ma anche istruire,
consigliare ed educare, ovvero suscitare atteggiamenti e
comportamenti sani basati su conoscenze adeguate. L'insegnante
ed il medico di base svolgono la loro professione, in particolare,
attraverso il sistema di comunicazione con gli alunni e
con il paziente. Il primo si relaziona ad un gruppo, il
secondo ad un singolo. Nella scuola si opera quasi esclusivamente
con gruppi di scolari; il medico non si relaziona quasi
mai con gruppi di suoi pazienti. Sarebbe assurdo pensare
che la funzione dell'educare sia propria della scuola in
quanto raggiunge un gruppo e non del medico in quanto si
avvale principalmente di un rapporto individuale, con i
suoi "clienti". Nel gruppo poi l'attenzione è rivolta anche
ad ogni singolo componente. L'educazione è un' arte che
a volte gli stessi insegnanti non hanno, e sta al di là
dell'individuo e del gruppo ed è possibile ad ogni età.
Progettare percorsi educativi alla salute comporta, in un
determinato territorio, A.S.L. o Distretto Sanitario di
base, lo integrare l'azione preventiva esplicita ed implicita
dei diversi "soggetti significativi" che operano nella realtà.
L'integrazione non è un fenomeno naturale o spontaneo, ma
il risultato di un processo culturale che va , provocato,
organizzato, realizzato e documentato.
Quindi, il Dipartimento di Prevenzione dell'A.S.L., con
il Medico di base e la Scuola, integrando la loro azione
continuativa, possono contribuire al benessere ed alla qualità
della vita dei cittadini del territorio in cui operano,
solo attraverso percorsi educativi condivisi.
SECONDO
CAPITOLO DEFINIRE I TERMINI DELL'IPOTESI PER PROGETTARE PERCORSI
DI EDUCAZIONE ALLA SALUTE.
Ogni
progetto è un piano d'azione (un'intenzione) che richiede,
oltre alla capacità di fare ipotesi sul futuro in base al
passato ed al presente e di non cadere in una rigida predeterminazione
del percorso, la definizione della terminologia che si utilizza.
Definire i termini è indispensabile, soprattutto quando
partecipano alla progettazione professionalità provenienti
da specializzazioni particolari. Il termine in senso lato
indica una parola particolarmente appropriata a designare
un certo concetto (Bertolini, 1996). Proporre la definizione
dei diversi concetti dell'ipotesi che si sta sviluppando
è voler procedere affinchè i suoi significati siano espliciti
e maggiore possa essere la comprensione di ciò che si sta
elaborando.
Obiettivo centrale di questa ricerca è definire come integrare
l'azione continuativa del dipartimento di prevenzione, del
medico di base, della scuola e delle altre agenzie per promuovere
la salute dei cittadini di un territorio....
Se l'integrazione è il risultato di un processo culturale,
bisogna innanzitutto che i medici e gli insegnanti si interroghino
su cosa significhi integrare la loro azione continuativa
per educare alla salute i cittadini e di conseguenza riescano
a progettare dei percorsi educativi in cui interagiscono
diversi sistemi sociali, solitamente anche al loro interno
restii all' integrazione tra i diversi livelli che li compongono.
Le loro azioni continuative hanno la possibilità di orientare
i comportamenti dei clienti di riferimento, infatti sia
il medico di base che l'insegnante vivono quotidianamente
per diverse ore, con i loro clienti stabilendo relazioni
costanti nel tempo; i docenti più' dei sanitari , inoltre,
vivono con i loro "utenti" una relazione maggiormente densa
anche se limitata a particolari periodi della vita dei loro
alunni.
Azione continuativa dell'insegnante sarà mediare le istanze
dei programmi e partendo da ciò che i ragazzi pensano e
conoscono costruire con loro percorsi individuali di conoscenza.
Se l'educazione è soprattutto un incontro di un soggetto
con un altro (Assagioli, 1973) è importante sia cosa s'insegna
che come s'insegna, infatti nella scuola l'educazione, anche
l'educazione alla salute, può essere di tipo formale ed
informale, teorica e pratica. L'educazione informale a volte,
poi, è maggiormente determinata dalle relazioni che i ragazzi
ed i giovani hanno con i loro coetanei che dai comportamenti
dei loro insegnanti.
Il programma di educazione alla salute " informale " costituisce
un' occasione educativa più efficace di qualsiasi circostanza
"formale" .
L'educazione di tipo formale è propria dei docenti i quali
hanno il compito di programmare informazioni miranti a dare
consapevolezza delle responsabilità individuali e sociali
e delle possibilità tecniche e politiche di operare trasformazioni
finalizzate al progressivo accrescimento di uno stato di
benessere per tutti.
L'educazione alla salute permette ai giovani di acquisire
atteggiamenti e comportamenti positivi nei confronti della
loro salute oltre alla conoscenza e alle capacità necessarie
per prendere delle decisioni in tutta libertà.
Il modello da adottare da parte degli insegnanti per realizzare
la "educazione alla salute" può essere quello della risoluzione
dei problemi, il quale consiste essenzialmente nelle seguenti
operazioni:
- traduzione del bisogno in problema;
- diagnosi del problema;
- ricerca e localizzazione delle informazioni;
- adattamento dell'innovazione;
- sperimentazione;
- valutazione della sperimentazione dal punto di vista del
soddisfacimento
Il problem solving, ad esempio, in quanto tecnica, è una
serie di stadi da superare, ma dal punto di vista epistemologico
richiede che gli insegnanti capovolgano il loro modo d'essere
nello svolgere la professione docente in ogni ordine di
scuola.
Si tratta di progettare e realizzare una scuola centrata
sull'alunno. L'alunno diventa il referente ed il criterio
dell'elaborazione culturale e pedagogica della scuola e
anche della ridefinizione specificatamente professionale
dei suoi operatori. La centralità dell'alunno diventa presupposto
di una reale efficacia esterna dell'istituzione scolastica,
perchè naturalmente si rivolge ai ed interagisce con i diversi
contesti di vita e di formazione dell'alunno, la famiglia
ed il territorio sociale nel quale vive (Dell'Aquila, 1985).
L'assunzione dell'alunno come riferimento reale all'interno
della scuola non può essere ritenuto un fatto soggettivistico
o meramente volontaristico, diventa reale solo attraverso
un processo di profonda ridefinizione professionale degli
operatori della scuola, realizzabile non semplicisticamente
o illuministicamente, ma attraverso un percorso complesso
e a suo modo anche sofisticato, attraverso il quale e grazie
al quale le funzioni professionali che si svolgono nella
scuola - docente e dirigente - e il modello di scuola nel
quale tali funzioni si sono professionalmente definite vengono
sottoposte a un cambiamento elaborato e progettato dagli
stessi destinatari del cambiamento.
Oggi nel campo dell' educazione alla salute nelle scuole,
oltre il programma formale ed il programma informale agisce
pure il programma parallelo che è l' insieme dei valori
e delle credenze trasmesse dalla famiglia, dalle associazioni
e dalla comunità in generale. Infatti i responsabili dell'educazione
alla salute vanno ricercati non solo nelle sedi tradizionali,
famiglia e scuola, ma in tutti coloro che vengono direttamente
o indirettamente rivestiti di funzioni educative o educazionali
nel complesso sistema socio-culturale che caratterizza la
vita delle nostre collettività. Vi sono responsabili naturali
(la famiglia e l'ambiente prossimo) e responsabili delegati
(la scuola e le altre agenzie con finalità educative-formative),
fortemente recepiti come tali dalla comunità Inoltre uguale
responsabilità incombe su operatori di istituzioni o agenzie
non sempre coscienti del loro ruolo e non sempre all'altezza
della funzione sociale che in realtà esercitano nei confronti
della persona e dei gruppi ( mass-media in generale e tutto
quell'insieme di agenti socio-culturali - di cui sono parte
anche le strutture sanitarie - che nel loro complesso costituiscono
quella che viene chiamata anche scuola parallela o scuola
alternativa ).
Per opera dei mezzi di comunicazione di massa l'educazione
non strutturata in istituzioni preposte specificatamente
a questo scopo ha occupato enormi spazi nella società e
costringe la scuola a fare i conti con essa. Oggi ci troviamo
a vivere in uno spazio di significato che si sovrappone
a quello naturale della nostra esistenza materiale: abitiamo
un'ecosfera e contemporaneamente una semiosfera, cioè un
ambiente denso di significati che si caratterizza per la
sua perversità - non se ne può uscire; si tratta di un continuum
significativo composto dalle nostre relazioni interpersonali,
dai mezzi di comunicazione, dalle informazioni, dalla musica,
dai negozi, dalle architetture, dai cibi, dai vestiti, ecc.
- tutti questi aspetti dell'esistenza determinano relazioni
e producono senso, contribuiscono dunque, in modi diversi
e non ancora completamente chiari, a formare la persona.
Chi insegna oggi si trova quindi ad operare nello spazio
aperto tra educazione informale e parallela, pervasiva,
libera, autodiretta e l'educazione formale, con i suoi spazi
ed i suoi tempi, non autonoma, eterodiretta.
L'educazione formale, situata nell'educazione continuativa
dell'insegnante con i suoi alunni, in questo periodo si
trova ad affrontare quella che sente come una concorrenza
da parte di quella informale e parallela.
E' importante che la scuola s'interroghi su questi cambiamenti
nel sistema comunicativo ponendosi la domanda: cosa significa
prendere atto che tutto il sistema dell'informazione si
è modificato? C'è qualcosa di peculiare dell'educazione
formale che quella informale e parallela non arriva a dare?
Che cosa? E che cosa si può fare per salvare questa specificità?
Come hanno fatto tutti gli altri mezzi quando il sistema
è cambiato, anche la scuola deve probabilmente trovare una
nuova collocazione nel sistema stesso; in questo modo contribuirà,
inoltre, con più incisività, alla promozione della salute
dei suoi clienti
L'azione continuativa del medico di famiglia s'innesta nel
bisogno pubblico di una cura della salute personale ed è
rappresentata dall'assistenza medico generica in cui avvengono:
visite mediche ambulatoriali o domiciliari, prescrizioni
di farmaci, prescrizioni di visite e prestazioni specialistiche,
certificati di riammissione a scuola, certificati di malattia,
ecc.
Diversamente dall'insegnante il medico di base proietta
la sua azione sull' assistenza sanitaria, svolge compiti
burocratici e a prima vista sembra lontano dallo svolgere
e poter svolgere un'azione educativa nei confronti dei suoi
clienti siano essi giovani od adulti.
In realtà nella relazione medico-cliente (giovane o adulto
che sia) c'è la possibilità di stabilire un'eccellente e
congruo incontro educativo; a questo forse la gran parte
dei medici non è preparato, ma ciò non può escludere che
d'incontro ed anche incontro-educativo si tratti. Il verbo
incontrare infatti fa riferimento al trovarsi di fronte
a qualcuno o a qualcosa che può essere sia ricercato e voluto,
sia imprevisto e non voluto. In entrambi i casi esso ha
una valenza educativa di notevole importanza (Bertolini,
1996).
I medici di medicina generale sovente segnalano il disagio
di trovarsi a trattare non con vere e proprie malattie,
ma con segnali, parole, atteggiamenti, comportamenti dei
pazienti. Se cercare di curare la paura di essere malati,
l'ostinazione di non voler smettere di fumare, l'ambivalenza
del volere star meglio senza cambiare realmente nulla nel
proprio stile di vita, può essere frustrante, contemporaneamente
evidenzia come il medico di base viva una particolare situazione
temporale con il suo "paziente" in cui è possibile
sistematizzare interventi educativi, d'educazione permanente
e degli adulti, e non solo interventi assistenziali. Ogni
intervento educativo è volto a fornire alle persone strumenti
e mezzi idonei a renderla capace di apprendere durante tutta
la vita. L'educazione, tutta compresa, anche quella nei
confronti degli adulti, ha come scopo essenziale non la
mera trasmissione della cultura tradizionale, ma il potenziamento
delle attività creative individuali e la loro miglior utilizzazione.
Educazione delle giovani generazioni, educazione degli adulti,
educazione permanente possono diventare il nucleo delle
azioni continuative degli insegnanti e dei medici, a condizione
che questi riescano a recuperare un modo integrato di vivere
e riportarlo nelle loro azioni continuative, nell'ambulatorio,
nelle case dei pazienti, a scuola.
L'integrazione è stata giustamente descritta e messa in
evidenza come un impulso fondamentale e normale della personalità
umana (Assagioli, 1973). Lo sviluppo di una personalità
integrata non è prerogativa dell'uomo genio (Jung, 1956),
ma di tutti coloro che esercitano una professione finalizzata
a creare benessere negli altri. La formazione di una personalità
ben organizzata, coesione in un tutto organico di corpo,
natura emotiva e mente, fa degli individui ben adattati
dentro di sè ed è il frutto non di sviluppo spontaneo, ma
il risultato dell'uso di tecniche terapeutiche, educative
e formative. In dinamica sociale l'integrazione comporta
il considerare l'intervento delle istituzioni o /e delle
agenzie come un contributo a rimembrare, secondo un disegno
unitario, la frammentarietà delle singole competenze ed
attività. Sia gli insegnanti che i medici affrontano il
percorso d'integrazione solo grazie alla loro libera iniziativa,
perchè i loro corsi di formazione universitaria non li hanno
dotati di un tale bagaglio culturale .
La formazione e l'aggiornamento degli operatori della scuola
è quasi ininfluente sulla pratica professionale, non serve
a ridefinirli professionalmente, sovente veicola l'idea
che tale riconversione si è già realizzata, mentre in realtà
essa è soltanto presupposta. Il modello formativo di riferimento
di questo tipo di formazione e d'aggiornamento presenta
un impianto implicito di tipo deduttivo ed una metodologia
euristica ed espositiva fondata sull'ipotesi del passaggio
dalla teoria alla pratica. Ciò dovrebbe produrre continui
cambiamenti, ma il tutto non può essere verificato anche
perchè è difficile prevedere una dimostrazione pratica standard
(Dell'Aquila, 1998). La formazione del personale medico,
essendo la medicina una scienza difficile da apprendere
e difficile da insegnare, è complessa e complicata. Oggetto
dell' insegnamento è una persona che, attraverso la malattia,
manifesta un bisogno o una sofferenza. Le persone non sono
mai una uguale all' altra, i bisogni e le malattie sono
di conseguenza sempre diversi e si esprimono sempre in modo
altrettanto diverso.
Per quanti sforzi siano compiuti per classificare, ordinare
e generalizzare, un bravo medico non è colui che sa a memoria
tutto quanto è scritto sui libri, ma colui che diventa capace
non solo di conoscere ciò che è importante, ma anche di
interpretarlo e personalizzarlo su ciascun essere umano.
Secondo una ricerca condotta negli USA molti degli universitari
che insegnano medicina non hanno la bravura e la competenza
che li identifichi "come modelli d'eccellenza" agli occhi
degli studenti. Una delle ragioni di tale percezione negativa,
da parte di chi apprende, è probabilmente legata a comportamenti
che non hanno direttamente a che fare con le qualità tecniche,
ma piuttosto con le qualità umane che sono ad esse associate.
Infatti, i professori che curano l'insegnamento degli aspetti
relazionali con i malati, enfatizzando il contesto psico-sociale
nel quale il medico opera ed agisce, sono considerati esempi
positivi ai quali riferirsi. In altre parole, da chi impara
viene vissuto come un buon modello il medico che conosce
bene la propria materia, ma che allo stesso tempo è capace
di stare con il cliente facendosi carico del suo fardello
di emozioni ( Ferraris-Cornaglia, 2000). Da quanto sopraddetto
discende la necessità che l'insegnante ed il medico, si
formino ad una comunicazione corretta, efficace e consapevole.
Un progetto territoriale che coinvolga a livelli diversi
il Dipartimento della prevenzione dell'ASL , il medico di
base, la scuola, ecc. dovrà considerare prioritario un percorso
formativo per lo sviluppo dell'integrazione negli stessi
prestatori e non solo individuare iniziative e programmi
per i cosiddetti utenti dell'educazione alla salute.
Comunicare con studenti e genitori, con malati veri e presunti
richiede una sensibilità individuale che certamente è dote
naturale, ma che dovrebbe anche essere oggetto di specifico
apprendimento. Ancora oggi invece la scienza del comunicare
in medicina è totalmente ignota e gli stessi insegnanti
continuano a porre molta più attenzione a ciò che devono
dire che all'arte di ascoltare e di decodificare i messaggi.
I criteri con cui vengono selezionati non tengono conto
delle competenze relazionali, ma valutano solamente i contenuti
e la conoscenza di specifiche discipline che un giorno si
andrà ad insegnare.
Numerosi sono i testi autorevoli che sottolineano l'importanza
terapeutica della comunicazione, a partire anche dalla specificità
della professionalità medica. Acquisire abilità comunicative
o abilità di counseling, non significa abdicare al mestiere
di medico; non significa rivestire i panni di qualcun' altro,
psicologo, psicoanalista o mago che sia. Significa, come
fin dall'inizio si è cercato di dire, utilizzare fino in
fondo il ruolo di medico, le competenze e le abilità professionali.
Anche il medico di base può essere autorevole, se sa utilizzare
bene se stesso, il suo mestiere e la sua parola. Se sa comunicare
in modo consapevole (Bert e Quadrino,1989).
Nel colloquio-incontro avviene uno scambio comunicativo
fra un medico ed un "paziente" caratterizzato
da un'istanza di cambiamento. In ogni richiesta del paziente
al medico è implicita una richiesta di cambiamento. Il medico
che promuove la salute oltre che curare e guarire volutamente
e consapevolmente può scegliere di intervenire nel processo
decisionale del suo paziente per promuovere un cambiamento
con l'obiettivo di un maggior benessere per il paziente
stesso. Benessere in questo caso significa salute. L'incontro
che viene messo in atto comporta: una relazione complementare
(non alla pari, riconosciuta e accettata da entrambi i personaggi);
un argomento condiviso (cioè l'accordo, implicito o esplicito,
di parlare specificatamente di qualcosa); un riconoscimento
di competenza (chi consiglia ha un'autorità riconosciuta
da chi viene consigliato).
L'incontro del medico e dell'insegnante con i clienti è
un' azione continuativa che può essere tempo e luogo principe
d'educazione alla salute se entrambi riusciranno a ridefinire
la loro professionalità in base ad un uso corretto della
comunicazione. La comunicazione, le cui strutture base sono
identiche in ogni ambito esistenziale, puo essere la via
per una possibile integrazione, tra l' azione dei medici
e degli insegnanti nell'educare alla salute. Non sfugge
a questa riflessione la diversità concettuale tra ciò che
significa colloquio clinico e l'educazione alla salute in
campo medico; il colloquio clinico si situa quasi sempre
nella prevenzione secondaria, l'educazione alla salute accanto
a quella primaria. Il medico di base agisce poco a livello
primario e molto più a livello secondario, ma non possiamo
escludere a priori che anche il medico di base possa sostenere,
incentivare, promuovere ed educare alla salute, se integrato
in una progettazione territoriale , quei ragazzi e giovani
che segue come medico di famiglia o pediatra .
Promuovere ed educare alla salute mette in gioco non solo
la comunità scolastica e, in particolare, i suoi insegnanti
con il servizio medico, ma anche la filosofia e lo stile
di vita generale .
"Educare alla salute" si estende alla comunità extra-scolastica
e dovrà essere accuratamente coordinato con le politiche
sanitarie e sociali locali. Perchè la promozione della salute
risulti efficace è assolutamente necessario garantire l'integrazione
in tutti gli aspetti della vita quotidiana e adottare misure
concernenti non solo i giovani stessi, ma tutta la comunità
.
L'educazione alla salute è un progetto che riguarda la vita
intera e che non deve considerarsi concluso con l'accesso
al mondo adulto. Costruire in modo integrato un percorso
d'educazione alla salute, per la popolazione o parte di
popolazione, in uno specifico territorio, richiede da parte
degli operatori della scuola e della sanità flessibilità,
che è uno dei più grandi bisogni delle moderne organizzazioni,
ed è strettamente connessa alla capacità di modificarsi
non solo nel senso di star dietro ai cambiamenti, ma anche
nel senso di saperli gestire e governare. Si potrebbe dire
che per le grandi istituzioni sociali moderne l'imperativo
è, oggi più che mai, cambiare - fronteggiando le grandi
sfide tecnologiche, scientifiche, economiche e culturali
- o perire. Nemmeno la scuola e l'A.S.L. possono eludere
questa esigenza anche se, non essendo strutture produttive,
ma di servizio, non hanno da fronteggiare , almeno in prima
battuta, le drammatiche esigenze di sopravvivenza che hanno
le aziende a contatto con la dura legge del mercato.
Mentre nelle imprese la crisi si tocca con mano nel venir
meno della produzione e delle vendite e dei profitti, la
necrosi scolastica si deduce invece dal venir meno dell'interesse
degli studenti e dal progressivo distacco e passività che
questi sviluppano nei confronti dell'istituzione scolastica.
La necrosi del sistema sanitario nazionale si deduce dal
successo delle medicine alternative, alle quali si accostano
circa cinque milioni di italiani (Marco Panara, 1999); dalla
percezione che la gente ha dello sgretolamento di un rapporto
fiduciario tra chi indossa i "camici" e chi invece
è destinato solo ad "attendere con pazienza in pantofole
e pigiama". Tutto è precipitato con lo scoppio della
Tangentopoli sanitaria.
La medicina ufficiale delle mutue e degli ospedali, già
lenta, pigra, inefficiente e cialtrona, è stata scoperta
anche truffaldina e corrotta. Il rapporto fiduciario che
sta alla base della comunicazione tra medico e paziente
si è da allora pesantemente incrinato. Sono nati i venditori
di aria fritta, è cresciuto il numero dei maghi (sono ben
12 mila) dei liberi pensatori alla Di Bella, qualche volta
geni incompresi...... ( Ferraris Cornaglia, 1999).
La perdita di credibilità e affidabilità è molto generalizzata,
anche se, per fortuna , non ancora del tutto diffusa, poichè
permangono qua e là le sacche di innovazione e creatività.
Chi si occupa di formazione sa che il processo di apprendimento
si mette in moto e procede efficacemente solo se quello
che si studia appare, ed è, significativo per chi apprende
, ovvero se l'allievo trova un senso in quello che impara.
Sia la scuola che la sanità , nei loro rispettivi attori
resistono al cambiamento necessario che la società impone.
Il cambiamento mette di fronte a ciò che è sconosciuto ,
il quale proprio perchè tale fa paura; il rischio è di continuare
a procedere, lavorare, in un impianto legislativo-organizzativo
nuovo come il D.L. 229/99 per la sanità' e il D.L. dell'
autonomia scolastica senza particolari modifiche sostanziali.
Sia la scuola che la sanità con le loro ultime leggi di
riforma possono con più agilità strutturare una progettazione
autonoma rispondente ai bisogni della popolazione di riferimento,
lavorare in modo integrato.
Struttura privilegiata per procedere in modo integrato nella
educazione alla salute e non solo, è, come già affermato
nel precedente capitolo, il Dipartimento di prevenzione,
istituito con il D.L. 229/99 al fine di concretizzare anche
in termini
strutturali ciò che le precedenti leggi di riforma del S.S.N.
indicavano solamente nei loro orientamenti. Essendo una
struttura dell'ASL opera anche in stretto raccordo con il
Direttore Sanitario per l'organizzazione e la promozione,
nel territorio di competenza, delle attività di prevenzione
collettiva e tutela della salute della popolazione.
Sue specifiche funzioni sono:
1) l'utilizzo delle risorse che dispone attraverso la gestione
integrata degli spazi, delle risorse umane e strumentali
anche attraverso la sperimentazione e l'adozione di modalità
organizzative proprie;
2) garantire l'omogeneità degli interventi di prevenzione;
3) assicurare la qualità e l'efficacia degli interventi
di prevenzione.
Il Dipartimento di prevenzione:
- svolge le sue funzioni attraverso la programmazione unitaria
delle strategie e degli obiettivi complessivi di prevenzione
collettiva e di sanità pubblica;
- garantisce l'omogeneità degli interventi attraverso la
promozione di un regolamento di igiene pubblica per tutto
il territorio di competenza ;
- omogeneizza i rapporti istituzionali con gli enti titolari
di competenza interagenti con il dipartimento;
- si raccorda costantemente con gli enti di gestione presenti
sul territorio per realizzare interventi di prevenzione;
- predispone interventi formativi con le associazioni di
categoria presenti sul territorio;
- individua i bisogni prioritari di salute che consentono
la costruzione di immagini utili alla prevenzione;
- valuta la qualità delle prestazioni effettuate;
- definisce le metodologie di comunicazione nell'ambito
della programmazione di campagne per la promozione e l'educazione
alla salute;
- forma ed aggiorna il personale per garantire risposte
efficaci all'utenza.
Ai quattro servizi (igiene e sanità pubblica, igiene degli
alimenti e della nutrizione, prevenzione e sicurezza degli
ambienti di lavoro, veterinario) è preposto un dirigente
responsabile ed ogni servizio è dotato di un proprio organico
di diversi profili professionali. Qualora si presentasse
la necessità, aree dipartimentali potranno essere attivate,
anche per periodi di tempo limitati su indicazione del direttore
di dipartimento.
Particolare rilevanza ha all'interno di questa struttura
l'Unità Operativa non Autonoma di Epidemiologia. Il nuovo
quadro di riferimento normativo ed il recente processo di
"aziendalizzazione" del sistema sanitario fa assumere
all'epidemiologia un ruolo importante nella vita delle nuove
ASL, in quanto indispensabile alla formazione della base
conoscitiva necessaria per una razionale ed equa collocazione
delle risorse. La funzione epidemiologica parte essenziale
di una rilettura della funzione di prevenzione e della capacità
di valutare la qualità, l'efficacia, l'efficienza nell'offerta
di prestazione, di prevenzione è lo strumento fondamentale
per un'attenta conoscenza dello stato di salute della popolazione
anche al fine di una più incisiva programmazione sanitaria.
Sia le singole scuole che l'A.S.L. fruiscono oggi di livelli
particolari d' autonomia che possono permettere una più
semplificata collaborazione tra le due agenzie territoriali,
mirate a perseguire dettagliati percorsi educativi su particolari
obiettivi, scelti con il contributo dell'unità operativa
di epidemiologia, ma non solo.
La circolare ministeriale 9454/A1 del 9 dicembre 1999 precisa
che la direttiva ministeriale 292 del 3 dicembre 1999 invita
le scuole ad includere nel loro piano dell'offerta formativa
ed ad integrare nel loro territorio gli interventi per l'educazione
alla salute.
Il Dipartimento di Prevenzione che si raccorda costantemente
con gli enti di gestione presenti sul territorio per realizzare
interventi di prevenzione e predisporre interventi formativi
con le associazioni di categoria può, diversamente dal passato,
progettare, con la scuola, interventi d'educazione alla
salute per rispondere meglio ai bisogni di salute del territorio
in cui operano.
Più sono chiari i bisogni di salute dei cittadini maggiormente
sarà facile attivare un processo di promozione della salute
che permetta agli individui ed alle comunità di accrescere
il controllo sugli elementi determinanti della salute e
quindi incrementare la propria salute. Promuovere salute
si configura come concetto unificante per coloro che riconoscono
la necessità di cambiare modi e condizioni di vita al fine
di vivere meglio. Per la promozione della salute tra i giovani,
si rende oggi necessario l'insegnamento delle strategie
di vita come abilità generiche correlate alla vita di tutti
i giorni: queste potrebbero costituire il fondamento del
benessere mentale, di una sana interazione e di un sano
comportamento. La ricerca indica che fornire queste abilità,
come parte di programmi di strategie di vita ad ampia base,
è un approccio efficace all'educazione alla prevenzione
primaria.
La scuola, in minima parte è in grado di procedere in tal
senso. Qualcosa si sta muovendo. Alcuni istituti sostengono
gli insegnanti che studiano e progettano percorsi formativi
per "insegnare" gli alunni a "star bene con se stessi e
con gli altri nel proprio ambiente".
Star bene con se stessi può significare: conoscere se stessi,
autostimarsi, sviluppare l'autonomia, controllare le emozioni,
gestire le frustrazioni, avere delle opinioni e dei valori,
ecc.
Star bene con gli altri invece significherà: confrontarsi;
crescere nella fiducia; imparare a stare in gruppo; collaborare,
gestire i conflitti, analizzare i messaggi dei mass-media,
ecc.
Le strategie di vita rendono gli individui capaci di tradurre
conoscenze, attitudini e valori morali in abilità reali/pratiche
cioè "cosa fare e come farlo". Contribuiscono alla percezione
dell'auto-efficienza, della fiducia in sè e dell'autostima.
Le strategie di vita giocano inoltre un ruolo importante
nella promozione del benessere mentale. La promozione del
benessere mentale contribuisce alla motivazione di prendersi
cura di noi stessi e degli altri, a prevenire disordini
mentali e prevenire problemi di salute e di comportamento.
Il metodo usato nell'insegnamento delle strategie di vita
si fonda sulla conoscenza di come i giovani apprendono dalle
proprie esperienze e dalle persone che li circondano, dall'osservazione
del comportamento altrui e dalle conseguenze che ne derivano.
Per la promozione della salute, l'educazione alle strategie
di vita si basa sullo insegnamento di generiche abilità
di vita ed include la pratica, l'esercizio delle abilità
in rapporto ai problemi seri di salute e di relazione. Le
lezioni di strategie di vita dovrebbero essere associate
ad informazioni sulla salute ed anche ad altri approcci,
come, ad esempio a programmi destinati ad ottenere cambiamenti
nei fattori ambientali e sociali che influenzano la salute
e lo sviluppo dei giovani.
TERZO
CAPITOLO CONOSCERE
LO STATO DI SALUTE DEI CITTADINI DI UNO SPECIFICO TERRITORIO
.
Il
Dipartimento di Prevenzione è la struttura dell'A.S.L. preposta
all'organizzazione ed alla promozione, nel territorio di
competenza, delle attività di prevenzione collettiva e tutela
della salute della popolazione.
Questa definizione del dipartimento mette in evidenza le
sue caratteristiche peculiari; organizzare e promuovere
la salute. Ciò lo deve realizzare in coordino con i distretti,
i presidi ospedalieri, le aziende ospedaliere, con l'Arpa
(agenzie regionali per l'ambiente), gli organismi paritetici
previsti dal D.L. 626/94 in materia di prevenzione nei luoghi
di lavoro, gli istituti zooprofilattici sperimentali per
attività di sanità pubblica veterinaria, ecc. Le singole
scuole a loro volta devono, secondo le direttive del M.P.I.
a cui spetta l'indicazione delle linee essenziali e dei
criteri guida, tradurre i progetti educativi e didattici,
adeguati alle esigenze locali, condivisi con altri soggetti
significativi in una programmazione unitaria ed integrata
al fine di sviluppare i medesimi obiettivi d'educazione
alla salute in ambito locale.
E' quindi necessario, per iniziare una progettazione integrata,
conoscere e considerare la reale possibilità d'interagire
tra l'istituzione sanitaria e scolastica, anche a livello
d'orientamento legislativo.
Assodato quindi che - non solo il buon senso e le più moderne
teorie dell'organizzazione richiedono l'intervento coordinato
ed integrato di tutte le agenzie territoriali utili al raggiungimento
delle mete predefinite - anche gli orientamenti legislativi
spingono in tale prospettiva, è possibile procedere ad interrogarci
su come le due entità possano definire e conoscere i bisogni
dei cittadini per quanto riguarda la loro salute.
La prima fase dell'elaborazione progettuale richiede l'identificazione
del reale stato di salute di una comunità. Bisogna conoscere
quali sono i bisogni identificabili di un territorio nella
prospettiva di una nuova cultura della salute.
Sono i bisogni che determinano ogni percorso progettuale.
Se i bisogni sono conosciuti e realmente considerati la
riuscita del progetto è senz'altro favorita.
Il termine bisogno indica uno dei fattori di sviluppo più
importanti della personalità umana. Segnala la presenza
da un lato di una tensione fisica o psichica del soggetto
verso qualcosa d'altro; da un altro lato la mancanza o la
non completa e insufficiente presenza di questo qualcosa.
Vi sono nella storia individuale dei bisogni fondamentali
e secondari. I primi di carattere fisiologico e psicologico
(come il bisogno di cibo, di riposo, di affetto, di sicurezza,
ecc.) vanno assolutamente soddisfatti se si vuole evitare
che il soggetto si sviluppi in modo anomalo.
Un'ASL è integrata nel territorio di sua competenza non
in quanto presente con i suoi servizi nel modo più diffuso,
ma perchè attiva sinergie con le diverse componenti sociali
per sviluppare gli obiettivi per i quali esiste.
L'ASL è si un sistema aperto nella direzione della ricerca
sanitaria, ma anche verso i reali bisogni della gente, che
con le tasse ne permette l'esistenza. La struttura aziendale,
applicata all'ASL, non può essere intesa nella sola efficienza
economica: risparmiare, guadagnare e far quadrare i bilanci.
La struttura aziendale applicata all'ASL ed alla scuola
richiede di per sè la considerazione prioritaria dei bisogni
dell'utenza. L'azienda economica di produzione di beni o
di servizi, si presenta come un'organizzazione che realizza
il suo scopo, il profitto, attraverso il controllo progressivo
o almeno indiretto e tendenziale, di tutti gli elementi
e i fattori che concorrono al successo contrastando e tendenzialmente
annullando i fattori d'insuccesso. Poichè gli elementi più
diretti del funzionamento economico sono la domanda di beni
e la risposta che si dà ad esso, come produzione e distribuzione,
possiamo dire che il funzionamento economico efficace si
ha quando l'azienda realizza un buon controllo di questi
tre elementi (Dell'Aquila,1998).
Controllo che si ha attraverso il rapporto tra questi tre
elementi, realizzato dal lato della domanda, dal consumo,
che ha valore di alimentazione per l'intero funzionamento
economico e dal lato della offerta, da un controllo del
frazionamento del sistema a livello centralizzato, cioè
al livello in cui l'azienda assume decisioni. E'in questo
tipo di funzionamento, e nelle possibilità di realizzarlo,
che risiede in grande misura l'efficacia dell'azienda. Prendiamo
ad esempio il primo degli elementi considerati: la domanda
dei beni (nella nostra questione potremmo definirla domanda
di salute, di benessere). L'azienda deve conoscere in modo
non empirico, quella esistente e quella potenziale, potendo
persino individuare con un'approssimazione anche molto elevata,
il grado di estensione e di influenzabilità, servendosi
per questo in modo sistematico, di ricerche specialistiche,
anche molto sofisticate, commissionate o svolte in proprio.
Questa conoscenza consente di individuare in prima approssimazione
le possibili aree di intervento, rispetto alle quali vengono
realizzate varie ipotesi di investimento. L'insieme di questi
flussi informativi consente di precisare meglio costi (prevedibili)
e benefici (possibili) delle varie alternative strategiche
consentendo di fare una scelta mirata. Rispetto a tale scelta
l'azienda, in virtù del controllo centralizzato delle decisioni
strategiche, può dirigere in modo convergente tutte le macchine
in cui si articola il suo funzionamento (dall'organizzazione
interna alle analisi simulate degli effetti della scelta
compiuta, al rapporto con la distribuzione, la pubblicità,
ecc.).
Educare alla salute, nell'ottica aziendale è utile soprattutto
per risparmiare risorse economiche a diversi livelli; per
pareggiare bilanci ed evitare esborsi incommensurabili.
Le conseguenze di un serio progetto, programma di educazione
alla salute in ogni territorio dell'ASL, permetterebbe una
minor richiesta di interventi medici e l'utente diventerebbe
maggiormente artefice, si condurrebbe autonomamente per
un bene-stare, diminuendo le richieste tampone.
Voler conoscere i bisogni ( attraverso una lettura non finalizzata
a produrre profitti sconsiderati) diventa momento orientativo
dei percorsi educativi per una maggior tutela della salute
e coinvolge direttamente le scuole appartenenti alle singole
ASL, ma non solo, in quanto l'analisi dei bisogni deve coinvolgere
tutte le agenzie "educative" del territorio: la famiglia
e la comunità, la televisione ed i media in generale, le
forze dell'ordine, le associazioni sportive, i movimenti
giovanili, le biblioteche, i musei, le Chiese, le associazioni
culturali, i sindacati delle diverse categorie, ecc. L'analisi
dei bisogni è insita in ogni progettazione vera e propria,
è la fase dell'elaborazione progettuale.
L'analisi della situazione dell'esistente indaga il reale
stato di salute di un territorio.
Si può scegliere anche d'indagare solo un particolare gruppo
di persone scelte per età, lavoro, ecc. Si definiscono quali
sono i bisogni identificabili di un territorio nella prospettiva
della salute: gli aspetti generali della salute pubblica
(mortalità, morbosità, fattori di rischio) gli aspetti sociali
(indicatori culturali, socio-economici, ecc.), gli aspetti
comportamentali (elementi legati allo stile di vita ). Si
vuole insomma conoscere la qualità della vita di un determinato
territorio.
La qualità della vita è il complesso delle condizioni che
determinano lo stato di benessere (o di malessere) della
persona. Tali condizioni sono interne ed esterne e riguardano
una molteplicità di ambiti dal fisico allo psichico, dallo
spirituale all'affettivo; dall'economico al sociale, dal
politico al professionale. Una qualità della vita scadente
impedisce il raggiungimento di una situazione di benessere;
ma neppure una elevata qualità della vita è di per sè garanzia
di benessere per tutti: infatti, a determinare il rapporto
fra la qualità della vita e il benessere concorrono anche
i valori che l'individuo - per educazione, influenze sociali
e personali convincimenti - pone come obiettivi fondamentali
alla propria esistenza. La problematica sottesa è complessa
anche perchè spesso, per esempio per quanto riguarda le
risorse spendibili, il miglioramento della qualità della
vita per gli uni comporta la riduzione della qualità per
gli altri.
Si può
ulteriormente considerare che "nella logica dell'avere"
il benessere di alcuni diventa depauperante; mentre l'educazione
deve riproporsi di costruire individui nella "logica dell'essere
", in cui, al contrario, ciascuno trae benefici dall'elevarsi
della qualità della vita altrui. In questa fase preliminare
si tratta di compiere un'inchiesta seria, analitica, fondata
su test di realtà e di concretezza sullo stato di salute
della comunità in cui s'intende operare. I protagonisti
dell'inchiesta devono appartenere alla comunità stessa ed
il direttore del Dipartimento di Prevenzione può essere
allora il promotore della nascita di un'area dipartimentale
idonea di cui entrano a fare parte persone competenti che
abbiano conoscenza dell'ambiente e delle tecniche di rilevazione
dei dati in materia di salute. L'équipe può essere formata
da ricercatori dell'ambito socio - sanitario, da insegnati
e rappresentanti del mondo del lavoro, del commercio, delle
istituzioni pubbliche, delle associazioni dei genitori,
delle società sportive e culturali.
Altra soluzione istituzionale, per costituire l' equipe-analisi
dei bisogni, può essere allargare la funzione dell'U.O.N.A
di epidemiologia oppure usufruire dell'U.O.N.A. di educazione
sanitaria che è collocata generalmente nell'U.O.A.: Servizio
Igiene, Alimenti e Nutrizione. Centrale è comunque che questa
fase venga gestita dal Dipartimento di prevenzione coinvolgendo
tutte le agenzie suddette compresi i Direttori di distretto
che si avvalgono di un ufficio di coordinamento composto
da rappresentanti delle figure professionali operanti nei
servizi distrettuali. Sono membri di tale ufficio un rappresentante
dei medici di medicina generale ed un pediatra di libera
scelta. Indicare da chi deve essere composto tale gruppo
di lavoro e da quale istituzione deve essere coordinato
non è questione marginale anche al fine della ricaduta degli
obiettivi sul territorio.
Ogni realtà (Scuola, azienda, associazione ecc..) può programmare
attività d'educazione alla salute, ma se si vogliono raggiungere
maggior benessere e maggior qualità di vita per i cittadini
è indispensabile coordinarsi per integrare i percorsi nell'ottica
di una più proficua sinergia. Gli indicatori generali della
salute pubblica da considerare nell'analisi dei bisogni
si riferiscono ai parametri tradizionali: mortalità, morbilità,
fattori di rischio.
A titolo indicativo e' possibile citarne alcuni:
- numero delle persone colpite da handicap permanenti, o
sofferenti per postumi di incidenti, rapporto alla popolazione
globale;
- incidenza di malattie causate da acque contaminate;
- percentuale della popolazione abitante in alloggi malsani
(sistemi inadeguati di eliminazione dei rifiuti, di acque
di scarico, assenza di servizi igienici, eccesso di umidità,
mancanza di aerazione, ecc..);
- percentuale della popolazione esposta a sostanze contaminanti
(a quali livelli?);
- tasso di assenteismo scolastico o professionale per malattie
somatiche o psicosomatiche ( per lavoro nero o demotivazione
dei minori);
- percentuale delle persone anziane che hanno perso la loro
autonomia;
- numero dei bambini maltrattati , sottoalimentati o alimentati
scorrettamente, abbandonati a se stessi nella giornata;
- numero delle famiglie separate e dei bambini affidati
ad istituti assistenziali o in affido/adozione.
La rilevazione della salute mentale è da effettuarsi sempre
in riferimento alla cultura ed ai sistemi di valori della
comunità territoriale in cui ha luogo l'inchiesta . In particolare
sono da prendere in considerazione il numero dei suicidi
degli adulti e degli adolescenti, l'abuso di farmaci , ecc.
Questi primi indicatori sono molto importanti, ma di carattere
eminentemente sanitario ed igienico, rientrano ancora nella
linea tradizionale di ogni rivelazione dello stato di salute
di un determinato territorio.
Una loro lettura e comprensione adeguata è resa possibile
solo attraverso la rivelazione degli aspetti sociali e degli
aspetti comportamentali, che deve essere svolta in parallelo
e con uguale correttezza e serietà.
La valutazione degli aspetti sociali è fondamentale in un
programma di educazione alla salute.
Questi dati sono necessari se si vuole poter decidere sul
contenuto e scegliere i metodi di comunicazione; essi possono
anche influire sugli atteggiamenti e sui comportamenti degli
educatori. La raccolta dei dati per gli indicatori sociali
può avvenire gradualmente . Occorre cominciare dallo studio
di questi dati. I dati mancanti possono essere raccolti
tramite interviste eseguite da persone che conoscono bene
gli aspetti particolari della vita sociale locale, per esempio
nei servizi pubblici quali i servizi del Comune, l'Ufficio
di Collocamento, l'Assessorato all'istruzione, al tempo
libero, la Polizia, i Servizi sanitari locali, ... le associazioni
diverse....
Se dopo questo lavoro, continuano a mancare dati importanti,
potrebbe essere necessario procedere ad un'inchiesta diretta
tramite la scelta di un campione di popolazione.
I principali indicatori sociali da prendere in considerazione
sono i seguenti:
- indicatori socio-economici: ripartizione delle entrate,
prodotto nazionale lordo per abitante, percentuale del bilancio
familiare destinato ad attività favorevoli alla salute;
- indicatori della qualità dell'ambiente così come viene
percepito: contesto di vita, alloggio, incidenti;
- Indicatori del mercato del lavoro: disoccupazione, condizioni
di lavoro, assenteismo;
- Indicatori del grado di socializzazione e di integrazione
sociale: immigrazione, alienazione, isolamento, conflittualità,
discriminazione, criminalità, diritto allo studio e grado
di istruzione raggiunto nei diversi gruppi di età, attrezzature
per il tempo libero, attività ed opportunità culturali,
qualità delle prestazioni sanitarie;
- Indicatori sociali in stretta relazione con la salute
fisica: livelli di nutrizione, attività fisica ed accesso
ai centri sportivi, igiene.
Bisogna inoltre prestare attenzione particolare ai modelli
culturali e alla loro evoluzione; per esempio, per quello
che riguarda le vecchie e nuove tradizioni, l'esistenza
di un insieme di regole, formali o no, sull'uso dell'alcool,
del fumo e di altre droghe, il "come" l'uso di tali sostanze
venga giudicato nell'ambito della comunità. Occorre sempre
verificare la validità dei dati. Diversi fattori hanno incidenza
particolare sulle statistiche ufficiali, sui questionari
e sulle interviste. Ad esempio: gli aumenti di prezzo incidono
sul consumo di alcolici e del tabacco, indipendentemente
da qualsiasi educazione alla salute messa in atto contemporaneamente.
Ovviamente tali indicatori, suddivisi per ambiti, dovranno
essere presi in considerazione, rapportandoli volta per
volta alla estensione geografica del territorio in cui vive
la comunità, alla consistenza numerica.
Molti dati esistono e giacciono inutilizzati, a seguito
di censimenti o di ricerche sociologiche già effettuate,
presso gli Enti locali o presso le Camere di commercio,
gli uffici di collocamento, gli Istituti di ricerca delle
Università, i servizi urbanistici, ecc.
E' di fondamentale importanza che tutti questi indicatori
siano raccolti, aggiornati e completati anche attraverso
la testimonianza diretta degli operatori sociali, degli
insegnanti, dei responsabili dei centri ricreativi, delle
chiese locali, dei gruppi di volontariato, che possono arricchire
e dare ad ogni voce quel carattere di vissuti e concretezza
che rende eloquenti ed efficaci i numeri, le statistiche,
le planimetrie e le mappe catastali.
La valutazione degli aspetti comportamentali include elementi
legati allo stile di vita ; è facile notare che i problemi
più frequenti riguardanti la salute, i quali implicano un
costo elevato per la società, derivano, da una parte, dall'individuo
stesso e, dall'altra,
dall'ambiente sociale e fisico e dalle opportunità educative.
I programmi educativi possono, a lungo termine, influire
indirettamente sui fattori ambientali, poichè la popolazione
sensibilizzata tende a favorirne la modifica.
Di qui il bisogno di identificare quale comportamento è
all'origine di questo o quel problema sanitario o lo diverrà
nel futuro. Un tipo particolare di comportamento può peraltro
segnalare l'incombere di un altro tipo di comportamento,
più nocivo e strettamente legato al primo. E' indispensabile
identificare quei comportamenti che ne preannunciano altri
più dannosi. Gli atteggiamenti, i valori e le convinzioni
di una persona sono spesso determinati, per la sua giovane
età, dai fattori ambientali, specialmente da quelli che
riguardano più da vicino l'interessato e che sono più importanti
per lui. La natura e "l'allevamento" sono gli elementi responsabili
dello sviluppo e della formazione del bambino (J.R. Harris,
1999).
Appare evidente che lo studio incrociato di tutti questi
dati, raccolti attraverso una seria indagine sugli aspetti
sanitari, sociali e comportamentali, il raffronto tra cause
e conseguenze, l'analisi della realtà locale considerata
preminentemente nelle lacune e nelle insufficienze rispetto
ad una qualità della vita potenzialmente sana, condurrà
all'identificazione dei bisogni reali della comunità e dell'ambiente
in cui essa vive.
E' necessario inoltre che l'identificazione dei bisogni
sia espressa in termini chiari, intelligibili e che essa
sia centrata in modo radicale sulle cause anche apparentemente
remote dei disagi e delle inadeguatezze riscontrate. Nella
misura del possibile, è molto importante che essa sia condivisa
ed assunta responsabilmente dal maggior numero di coloro
che rivestono un ruolo influente nella comunità stessa.
Sarà compito del Dipartimento di Prevenzione o dell'organo
che ha coordinato l'indagine far in modo che i risultati
raggiunti vengano conosciuti ed assunti dal maggior numero
di persone con o senza responsabilità sociale diretta.
L'analisi "dei bisogni di salute" determina gli obiettivi
che si vorranno perseguire attraverso il progetto. La scelta
delle mete progettuali è condizionata dall'esito dell'analisi.
Definire gli scopi sarà compito del comitato interistituzionale
che agisce all'interno del Dipartimento di Prevenzione,
con il suo direttore e l'U.O.N.A di Epidemiologia dell'A.s.l.
Gli obiettivi scelti condizioneranno la formazione, ma non
solo, degli animatori ed esecutori del progetto.
QUARTO
CAPITOLO IDENTIFICAZIONE E VALUTAZIONE DELLE RISORSE E DEGLI OSTACOLI
Nell'elaborazione
di un progetto di educazione alla salute, occorre identificare
e valutare i fattori suscettibili di agire positivamente/negativamente
sul comportamento della popolazione, soprattutto dei giovani,
in materia di salute. Favoriscono o ostacolano la realizzazione
progettuale:
- le conoscenze sufficienti,
-le competenze appropriate,
-l' ambiente favorevole,
-la disponibilità delle risorse educative ,
-l' impegno dei servizi amministrativi,
- le leggi specifiche,
- la approvazione del programma da parte di gruppi sociali
influenti,
- il sostegno dei media locali.
Per quanto riguarda il possesso di sufficienti conoscenze,
può succedere ad esempio che un insegnante aderisca agli
ideali di un progetto per la salute senza avere però una
visione chiara di cosa ciò significhi in pratica in una
scuola. Costui crederà, probabilmente, che l'educazione
alla salute, come la matematica, sia campo esclusivo dello
specialista e non richieda la partecipazione di terzi o,
ancora, non avrà nulla da obiettare se, e a patto che, tale
azione non incida sul suo orario di servizio.
Negli istituti di tipo tradizionale, numerosi insegnanti
ritengono spesso che il loro lavoro consista esclusivamente
nella trasmissione di conoscenze. Classificano gli obiettivi
che perseguono in base a elenchi generici di "conoscenze"
(terminologia, fatti, convenzioni, classificazioni, metodologie),
attitudini e competenze intellettuali (comprensione, applicazione,
analisi, sintesi, valutazione).
Lo scopo della formazione di base continua degli insegnanti
e degli altri soggetti coinvolti nel progetto dovrebbe permettere,
fra l'altro, d' aiutare i ragazzi, i giovani e non solo
a chiarire i loro valori, a prendere delle decisioni, a
combattere lo stress , ad affermare la propria personalità,
a sviluppare le proprie capacità nel rapporto con gli altri,
ad utilizzare e ricavare le informazioni: soprattutto a
crearsi un immagine positiva e realistica. Gli obiettivi
principali nel campo affettivo - quando l'insegnante se
ne occupa, il che avviene raramente - sono generalmente
impliciti. Essi si esprimono, naturalmente, nel sistema
di valori dell'insegnante, nella disciplina e nell'etica
della scuola e negli aspetti dell'azione informale di quest'ultima.
Si può dire per riassumere che si tratta a questo riguardo
di insegnare agli alunni ad apprendere ( presa di coscienza,
desiderio di ricevere, attenzione mirata o selettiva), a
rispondere ( accettare di rispondere, aderirvi volentieri,
provarne soddisfazione), a costruire (concettualizzare un
valore, elaborare un sistema di valori), ad applicare un
valore o un insieme di valori ( generalizzazione).
Molti degli obiettivi dell'educazione alla salute non sono
specifici di una materia strettamente limitata chiamata
"salute", ma coinvolgono gli insegnanti di tutte le materie,
che si tratti di lingua, di scienze, di religione o di educazione
fisica.
Anche l'educazione alla salute dovrà, all'interno della
scuola e in altri ambiti, fare i conti con le contrapposizioni
metodologiche, tra teorie o modelli dell'apprendimento:
l'insegnamento contenutistico e quello problematico, quello
astratto o formalizzato e quello collegato alle fenomenologie
quotidiane; quello teorico e quello integrato da evidenze
sperimentali di laboratorio... e queste a loro volta possono
partire dalla esplorazione diretta dei problemi oppure proporre
esperimenti preschematizzati.
E' bene precisare, anche all'interno della didattica della
promozione della salute che non si ottengono gli stessi
risultati se si usano modelli di insegnamento trasmissivo,
conduttivo o costruttivista; se si considerano innate certe
capacità cognitive o se si considera la mente come una tabula
rasa; e che si lavora in modo diverso se si tiene conto
(o no) delle esperienze di vita di chi impara, delle suggestioni
derivanti dal contesto in cui si pensa o agisce . Sono diversi
gli stili educativi che adottano ipotesi di cambiamento
cognitivo discreto (di tipo piagetiano: per equilibri di
strutture di conoscenza che si rompono e si ricostituiscono
attraverso nuovi processi di equilibrazione); o si fondano
su teorie di sviluppo cognitivo graduale e progressivo,
correlato al contesto e alle modalità d'insegnamento....
o su modelli di dinamica sistemica. Questi ultimi convincono
particolarmente perchè mettono in evidenza, nel processo
d'apprendimento, cambiamenti, sovrapposizioni e alternanze
di ipotesi parziali di conoscenza: se si pensa che ogni
atto conoscitivo costituisce una relazione tra l'individuo
e la realtà, e che tale relazione è caratterizzata da una
continua dinamica d'adattamento ai fatti, vi è allora spazio
per modalità di apprendimento flessibili, di volta in volta
modellate sulle circostanze e adeguate a interpretarle nella
loro complessità (Arcà, 1997) .
In relazione alla legislazione specifica è invece prioritario
raccogliere orientamenti legislativi che privilegino forme
di intesa interistituzionale, indicate dalla Direttiva ministeriale
n. 292 del 3 dicembre 1999, che sviluppino un'azione concertata
e condivisa tra la scuola, le agenzie socio-sanitarie del
territorio, gli enti locali ed i soggetti del privato sociale,
in particolare le associazioni dei genitori.
L'intesa
interistituzionale, finalizzata al progetto territoriale
integrato per la promozione della salute, dev'essere sottoscritta
da tutti gli enti pubblici e privati. In essa vengono definiti
i compiti e i diversi tipi d'impegno, anche economici, delle
diverse agenzie territoriali e non che vi aderiscono. Le
istituzioni, gli enti e gli organi firmatari della convenzione
si impegneranno con riferimento all'ambito territoriale
di competenza e, all'interno di questo, con priorità nelle
aree individuate, alla collaborazione necessaria a garantire
il coordinamento, nel quadro di un programma concordato
rispetto agli obiettivi, definiti per competenza dal Direttore
del dipartimento di prevenzione in sintonia con l'U.O.N.A.
di epidemiologia dell'A..S. L..
Inoltre si sottoscriverà la costituzione di reti integrate
di servizi formativi, informativi, metodologici, finanziari
per l'attivazione e la gestione dei progetti integrati nelle
singole aree.
Si costituirà un Comitato interistituzionale presieduto
dal Direttore del Dipartimento di prevenzione, composto
da funzionari degli enti pubblici e privati designati da
ciascuna delle parti firmatarie, in relazione ai settori
operativi rilevanti per il contenuto della collaborazione.
L'impegno dei servizi amministrativi delle istituzioni e
del privato dovrà permettere l'afflusso del denaro necessario
per la realizzazione del progetto territoriale integrato
d'educazione alla salute. L'offerta di nuovi e variegati
servizi ai cittadini necessita di grandi investimenti economici.
Sarà compito dei servizi amministrativi del Dipartimento
di Prevenzione trovare le opportune strategie, facendo riferimento
alle legislazioni comunali, provinciali, regionali, nazionali
ed europee.
Il coinvolgimento dei poteri forti locali potrebbe permettere
ulteriori entrate.
Gli obiettivi operazionali del progetto ( individuazione
di specifici servizi all'utenza dell'A.S.L.) devono considerare
prioritario l'aspetto economico, pena la creazione di aspettative
inconsistenti, con ulteriori danni alla salute dei cittadini
.
Particolare rilevanza in questo settore può averla l'Unità
organizzativa per le funzioni amministrative, informative
e di comunicazione del dipartimento (U.O.A.), che opera
a stretto contatto con il Direttore del dipartimento di
prevenzione, con possibilità di costituire gruppi di lavoro
per obiettivi specifici, con particolare riferimento ad
un gruppo di operatori con professionalità e qualifiche
adeguate, che supporti il Direttore del dipartimento nella
comunicazione istituzionale verso l'interno e l'esterno
del dipartimento per le attività di educazione alla salute....
(A.S.L. 18, 1999). In questa unità organizzativa
è possibile tra l'altro situare il coordinamento del progetto,
in quanto è parte dello staff alla direzione del Dipartimento
di Prevenzione.
Per quanto riguarda le competenze appropriate, nell'ambito
della ricerca sulla formazione adulta, professionale e manageriale
con il termine competenze si allude a concrete abilità relazionali
che sono il risultato di un insieme di conoscenze, abilità,
capacità. D'altra parte, va anche ricordato che su tutta
questa terminologia non vi sono posizioni univoche da parte
della ricerca educativa, nè da parte della ricerca psicologica
o della sociologia del lavoro. Per capacità si può intendere
l'attitudine ad una determinata esecuzione, una sorta di
prerequisito necessario, ma che, per diventare operativo,
necessita di un opportuno apprendimento, dopo il quale soltanto
la capacità diventa vera e propria abilità. Altri intendono
per capacità la capacità ad operare; in effetti anche nel
linguaggio comune essere capaci di fare una cosa significa
avere la capacità piena: non diciamo mai "sono abile a fare..."
ma " sono capace di fare ...". Per Chomsky la competenza
è la capacità di produrre linguaggio, mentre la produzione
vera e propria è da lui definita esecuzione (Cerini e Cristanini,1999)
. Siamo dunque in presenza di un concetto più afferrabile
negli usi operativi che definibile univocamente in senso
teorico-astratto, come la ricchezza ed il continuo sviluppo
della letteratura al riguardo dimostrano. Ciò corrisponde
ad una situazione di transizione, in cui l'evoluzione di
categorie storiche (per esempio, il mutamento del paradigma
centrato sul concetto di professione) si effettua attraverso
lo sviluppo ad hoc di un corpus non omogeneo di prassi operative.
Nella
realizzazione del progetto territoriale integrato per la
promozione della salute si possono considerare tre aree
di competenze, da situare nei quattro livelli di attuazione
o organigramma:
- competenze di base (ad esempio informatica di base, lingua
straniera): si tratta di competenze consensualmente riconosciute
quali nuovi " diritti di cittadinanza", veri e propri requisiti
per l'occupabilità e lo sviluppo professionale;
- competenze tecnico professionali (conoscenze dichiarative
generali e specifiche, non che conoscenze procedurali ),
si tratta dei saperi e delle tecniche operative proprie
delle attività relative a determinati processi;
- competenze trasversali (diagnosi, comunicazione, problem
solving, ecc.): si tratta di quelle caratteristiche e processi
individuali essenziali al fine di produrre un comportamento
professionale che trasformi un "sapere" in una prestazione
efficace.
I livelli di competenza decisionale che è utile attivare
solo nel corso del progetto territoriale integrato per la
promozione della salute (all'inizio della progettazione,
dovrà essere considerata prioritaria la formazione dei soggetti-attori
coinvolti nella realizzazione progettuale), sono almeno
quattro. Allorché i sistemi olistici, nel nostro caso, i
sistemi-uomo stabiliscono fra loro un rapporto di relazione,
ognuno di essi assume un ruolo specifico: utente o prestatore,
a seconda della situazione o delle regole sociali che il
rapporto induce a rispettare. Siccome il processo d'interazione
è di tipo circolare, la fissità dei ruoli non ha ragion
d'essere. Quando i personaggi non possono attuare il passaggio
da prestatori ad utenti, o viceversa, vengono a delinearsi
posizioni di ascendenza e di subordinazione, dando luogo
a quelli che in Cibernetica sociale vengono chiamati "livelli
di attuazione" o gerarchia interna tra le competenze specifiche
dei personaggi di un sistema (Gandolfo e Bruera, 1984).
Tali livelli sono: il livello di esecuzione, di animazione,
di consulenza e di mentalizzazione. Questi non sono standardizzati
e prefissati a seconda del ruolo sociale del personaggio.
Pur essendo in successione gerarchica (per il principio
epigenetico quello posto successivamente ingloba pure le
caratteristiche dei precedenti), ogni livello presuppone
anche la presenza degli altri tre , pur esercitando su questi
un'ascendenza determinante.
Per Waldemar De Gregori, allievo del professor A.. Rubbo
Muller, sistematizzatore dei livelli d'attuazione, la parcellizzazione
della realtà continua ad essere un procedimento ricorrente,
nonostante l'abbandono dell'impostazione meccanicistica
sia dichiarato da tempo (Gandolfo e Bruera, 1984).
Il livello di esecuzione è proprio di quelli che eseguono,
mettono in pratica il progetto nello spazio e nel tempo.
Il livello di animazione è proprio di coloro che coordinano
e stimolano i gruppi di esecuzione; devono conoscere tecniche
specifiche di dinamica mentale , di gruppo e sociale.
Il livello di consulenza è composto da tecnici generici
e specifici. Debbono saper usare bene:
- i quadri di riferimento globali e specialistici;
- un linguaggio interscientifico ed interprofessionale.
Il livello di mentalizzazione è proprio dei presidenti,
dirigenti e consigli direttivi. Necessita di una diagnosi
permanente - continui feedback - proveniente da tutti i
livelli e sfere della realtà.
Il coordinamento (comitato interistituzionale) del progetto
territoriale integrato di promozione della salute è situato
nel Dipartimento di Prevenzione. Sarà compito del suo Direttore
tessere tutte quelle relazioni utili al fine del conseguimento
degli obiettivi ed individuare i Responsabili dei diversi
livelli dell'iniziativa.
Il comitato in ordine ai propri fini di coordinamento interistituzionale,
svolge compiti di promozione, controllo e valutazione delle
attività, nonché di raccolta, elaborazione e divulgazione
dei dati e delle informazioni secondo metodologie che si
dovranno opportunamente definire. L'azione del Direttore
del dipartimento di prevenzione e del suo staff può essere
definita di mentalizzazione. I tecnici della formazione,
della ricerca, delle analisi , costituiscono il livello
della consulenza e potranno assumere anche incarichi di
responsabilità, di gestione di specifici gruppi di lavoro.
I componenti dei gruppi, delle diverse aree professionali
coinvolte, che hanno aderito al programma di promozione
della salute, appositamente "allenati", svolgeranno funzione
di animatori del progetto . Il livello esecutivo sarà, invece,
proprio di quegli operatori situati all'interno delle istituzioni
pubbliche e private a contatto con l' utenza ed aiuteranno
la popolazione a somatizzare gli obiettivi del progetto
per la promozione della salute.
Affinchè l'integrazione caratterizzi l'azione del progetto
ad ogni livello, anche e non solo nel gruppo di mentalizzazione
dell'iniziativa, bisognerà condividere:
- il metodo della riscoperta - imparare facendo;
- la centralizzazione sulla vita affettiva e sulla comunicazione;
- la responsabilizzazione della persona rispetto alla sua
crescita.
Inoltre tutto l'impianto progettuale dovrà avvalersi di:
- griglie analitiche per la raccolta di dati,
- modelli di ricerca interdisciplinare sistematizzata sul
tracciato del metodo euristico seguendo le tappe del pensiero
scientifico;
- tracce di lavoro per analisi scompositive di realtà concrete,
teoriche e simboliche;
- guide indicative per pianificazione e analisi delle diverse
realtà concrete, teoriche e simboliche che si riterrà utile
considerare;
- diagrammi a blocchi come strumenti di visualizzazione
dei percorsi parziali e globali che si attiveranno per il
raggiungimento degli obiettivi.
La disponibilità delle risorse educative presenti nel territorio
non può farci dimenticare che particolare rilevanza dev'essere
data alla scelta dei modelli di gestione dei gruppi di lavoro;
il responsabile di tale area dovrà essere un tecnico della
comunicazione scelto secondo competenze di cooperazione
cosciente finalizzate al raggiungimento degli obiettivi
comuni e condivisi; la sua professionalità dev'essere ineccepibile,
non parziale ed in grado di selezionare, a seconda dei componenti
dei gruppi, le modalità di lavoro di gruppo più opportune
per un pieno utilizzo delle risorse educative insite in
ogni essere umano, anche se più esplicite in alcuni soggetti.Un
tale progetto territoriale coinvolgerà anche un' umanità
poco abituata al lavoro di gruppo e non si potrà non considerare
che eventuali dinamiche-lotte di potere, naturali in ogni
gruppo umano, potrebbero inficiare complessivamente tutta
l'iniziativa. L'attività del gruppo di lavoro è a volte
ostacolata, deviata e talvolta favorita da attività mentali
che hanno in comune l'attributo di forti tendenze emotive.
Queste attività derivano da alcuni assunti comuni a tutto
il gruppo. Sono emozioni alla base degli stati emotivi originari
dei gruppi. Sono fenomeni mentali molto regressivi, che
Bion definisce in questo modo:
- dipendenza, fiducia assiomatica e non razionale del gruppo
nel suo capo;
- lotta-fuga, convinzione irriducibile che il gruppo esiste
in quanto nemico di un altro gruppo;
- accoppiamento, la speranza che nello stesso gruppo sia
contenuta una coppia i cui prodotti garantiranno al gruppo
la sopravvivenza ( Bion 1972).
Il responsabile del " lavoro di gruppo " potrà e dovrà condurre
degli "allenamenti" per partecipanti eterogenei ed omogenei,
a livelli diversi, al fine di consapevolizzare i soggetti
sulle dinamiche proprie del lavoro d'équipe.
I corsi-allenamenti dovranno essere rivolti prima solo a
gruppi omogenei (solo insegnanti, solo commercianti, personale
medico, casalinghe, personale dei servizi comunali ecc.)
e successivamente a gruppi formati da professionalità composite.
Compito specifico del formatore e supervisore dei gruppi
sarà formare i partecipanti al progetto a tecniche di mediazione
e di sintesi delle proposte (Appendice al capitolo) che
via via emergeranno, sempre in sintonia con gli obiettivi
precedentemente stabiliti dal Direttore del Dipartimento
di Prevenzione ed il suo staff.
In corso d'opera sarà naturale anche riorientare le mete
dell'iniziativa considerando che la flessibilità (disponibilità
a separarsi da vecchi equilibri, apertura al nuovo, processo
di ristrutturazione e cambiamento come possibilità di ritrovare
il noto nell'ignoto) dovrà caratterizzare il progetto. La
scomparsa o l'indebolimento delle strutture tradizionali,
la complessità, e sovente l'instabilità delle nuove relazioni
sociali esigono un'educazione alla comunicazione con l'altro.
Persone specializzate nelle loro professionalità devono
venire condotte, all'interno del progetto in questione,
a poter interagire sulla loro ed altrui educazione alla
salute acquisendo un linguaggio comune e dei quadri di riferimento
condivisi.
Compito specifico del responsabile del lavoro di gruppo
sarà:
- sensibilizzare e sbloccare l'energia potenziale dei componenti
dei gruppi con input vitali e culturali ;
- favorire i processi di scatola nera e cioè il lavoro interiore
di assimilazione, trasformazione e organizzazione;
- regolare il flusso di energia verso reali momenti di crescita;
- favorire le attività di presa di coscienza da cui scaturiscono
i cambi di condotta;
- rialimentare costantemente l'energia del sistema-gruppo
per mantenerlo in omeostasi dinamica;
- ricercare e sperimentare metodologie di dinamica di gruppo
utili a far vivere a ciascun membro un ruolo attivo che
gli consenta di ricevere rialimentazione da tutti gli altri
componenti .
Raggiungere l'approvazione del programma da parte di gruppi
sociali influenti ed il sostegno dei media locali sarà compito
specifico del Direttore del dipartimento di prevenzione.
In particolare, i media devono poter svolgere una funzione
di traino ed agevolare la popolazione dell'A.S.L. a raggiungere
gli obiettivi del progetto.
Le trasformazioni nel modo di trasmettere informazioni comportano
trasformazioni nel nostro modo di percepire e definire il
mondo. L'introduzione della scrittura e la possibilità ad
essa connessa di oggettivare il pensiero su di un rapporto
esterno, sul quale è sempre possibile ritornare, ha reso
possibile la nascita del pensiero astratto, della filosofia
, delle religioni rivelate che sono appunto rivelate dalle
scritture sacre. L'introduzione della televisione, per fare
un esempio più vicino a noi, ha modificato grandemente il
rapporto tra adulti e bambini e in generale il rapporto
tra cittadini e potere. In pochissimi anni l'intero contesto
della comunicazione attorno a noi è cambiato. Pochi decenni
fa avevamo la radio, il giradischi, rudimentali registratori
a cassette, poche ore di televisione ripartite su due canali,
il cinema, i fumetti, i libri, il telefono; la scuola rappresentava
la maggior agenzia informativa a nostra disposizione. I
bambini di oggi hanno più di dieci canali televisivi che
trasmettono senza interruzione giorno e notte tutti i giorni
dell'anno, videoregistratore, lettore di CD, walkmann, computer
(dotato di video giochi), qualcuno di loro (pochi per adesso)
può anche viaggiare su internet .
Un progetto, per promuovere salute in uno specifico territorio,
dovrà sì indurre riflessioni sull'utilizzo dei mass-media,
ma non potrà non giovarsi, intelligentemente, dei mezzi
sopra elencati per far somatizzare dalle giovani generazioni
gli scopi progettuali. All'interno del settore informatico,
del progetto integrato, usufruire di tecnici della comunicazione
mediatica per i ragazzi e i giovani sarebbe fortemente auspicabile.
La produzione di cartoni, video giochi ed altro per la assimilazione
di comportamenti mentali e fisici igienici potrebbe essere
una strategia congrua alla situazione in cui si muovono
le nuove generazioni.
Internet, e più in generale la telematica in medicina, stanno
già modificando e sempre più modificheranno i consueti scenari
di cura, di trasmissione del sapere e di diffusione dell'informazione
scientifica.
Anche un progetto di educazione alla salute locale, è bene
che usufruisca di un sito informatico proprio a cui possono
accedere gratuitamente gli abitanti dell'ASL per conoscere
ed interagire a livelli diversi con settori specifici della
progettualità.
Il personale medico, ed esempio, potrà interagire in tempo
reale con i consulenti del progetto, attraverso la rete
informatica, al fine di porre questioni e ricercare soluzioni,
nell'ottica dell'educazione alla salute, per i loro clienti;
così pure gli insegnanti.
Situare in internet alcune specifiche competenze progettuali
contribuirà certamente ad aumentare la comunicazione tra
i diversi soggetti-attori e fruitori dell'iniziativa.
Una caratteristica saliente di Internet ai fini di facilitare
la diffusione di informazione e formazione è la sua ubiquità.
La rete, infatti è disponibile in ospedale, in clinica,
in ambulatorio, a casa. E'possibile fruirne in modo estremamente
flessibile e a qualsiasi ora. (Pisanelli, 1999). Si potranno
produrre strumenti ludico-educativi appositi per attirare
l'interesse dei più giovani; elencare i risultati delle
inchieste ed evidenziare i risultati quantitativi e qualitativi
raggiunti, ecc. .
APPENDICE
al capitolo quarto TECNICHE DI LAVORO DI GRUPPO
Sintesi
proposta daWaldemar
de Gregori, Educazione del cervello, Brasilia,2000. Ciascuna
di queste tecniche deve obbedire sempre a norme e flussogrammi
espliciti e completi; è utile non confondere le tecniche
di lavoro in gruppo con la dinamica di gruppo.
Aula: ogni allievo riceve una scheda
con un aspetto del tema che prepara ed espone per i compagni
o i colleghi.
Drammatizzazione: in un' aula specificatamente
preparata per la sceneggiatura si "recita un fatto". I partecipanti
riflettono e
s' interrogano sul fatto..
Gruppo
di ascolto: ogni gruppo fa attenzione ad
un aspetto del tema previamente assegnato, facendo poi le
proprie valutazioni ed osservazioni.
Gruppo
di studio: fatta la presentazione del
tema, dividere la classe in gruppi per lo studio del medesimo
o di aspetti distinti, seguendo un insieme di domande che
sono rivolte agli alunni affinché essi presentino risposte
o proposte di conclusioni.
Pannello
di berlinda:
tra tutti i gruppi di studio se ne sceglie uno che dovrà
difendersi dall'interrogatorio al quale verrà sottoposto
dagli altri.
Simposio: presentazione di un tema da
parte di uno o diversi specialisti e interrogatorio da parte
dei gruppi o dell'assemblea.
Coppie
ruotanti: si organizzano due circoli.
Si dispone la metà delle persone nel circolo esterno e l'altra
metà nel circolo interno, queste ultime volte verso le persone
del circolo esterno con le quali debbono comunicare (eseguire
compiti) durante un minuto o piu' poi tutti quelli del circolo
interno si alzano e passano nella vicina sedia a destra,
ricominciando il compito. E così di seguito.
Pannello
integrato: dividere la classe in gruppi
di 5 o 6 alunni. Numerare ogni gruppo dall'1 al 5 o 6. Discussione
dell'argomento per il tempo dato. In un secondo momento
tutti i numeri uno di ogni gruppo, formano un nuovo circolo,
facendo lo stesso i numeri 2, 3, .. In questo modo ogni
membro trasmette ai compagni le esperienze del gruppo precedente.
Pannello
regressivo:
dividere il gruppo in metà; poi suddividere ciascuno di
esso fino alla misura desiderata ( es.: di un gruppo di
24 persone se ne fanno 2 di 12, poi 4 di 6, ecc.).
Gruppi
radio-ascolto o tele-ascolto: gruppi o sottogruppi che fanno analisi di programmi
radio o TV, usando gli schemi appropriati. Lo stesso si
può fare con libri, periodici, discorsi, propaganda, ecc.
Temi
autorivelatori:
si distribuisce a ogni membro un biglietto con un tema perchè
parli su di esso. Si chiede che la persona si proietti,
rivelandosi così al gruppo.
Sessioni di sensibilizzazione: per valorizzare e rispettare
il corpo. Espressione corporale.
Giuria
simulata: drammatizzazione come giuria
di qualcosa che entusiasmi.
Tecnica di testa fredda e negoziazione: esercizio nel quale
una persona fa qualche tipo di pressione sopra un'altra
per imparare ad ascoltare serenamente (amici e nemici) e
negoziare risoluzioni.
E' la capacità di lasciarsi aiutare da coloro che ci combattono.
Stop: modo di far si che una discussione
progredisca. Una persona parla e quando un'altra ha un'idea
da aggiungere e da sviluppare su ciò che è stato detto dice:
stop e prende la parola, usandola fino a che un'altra dica
: stop.
Circolo
dei grafici:
si distribuiscono frasi e slogan perchè i gruppi creino
forme per comunicarli con grafici, disegni, illustrazioni.
Run-run: presentando l'argomento, tema
o problema gli alunni, due a due, discutono e solo uno presenta
le conclusioni e le domande. E' la tecnica del bisbiglio.
Philips
66: presentato il tema si chiede
a tre persone di una fila di sedie che si voltino verso
l'esterno e scambino idee con tre di quella fila per 6 minuti.
Il tempo ed il numero delle persone variano. Segue la sintesi
della discussione, le testimonianze con conclusione generale.
Brainstorming (esplosione di idee), esercizio per
sviluppare il pensiero creativo, seguendo queste regole:
1) il gruppo deve sentirsi in un clima ludico e provocatorio,
2) occorre ridurre la censura, la critica ed il giudizio
di gruppo: è vietato giudicare e criticare qualsiasi idea,
3) occorre ridurre la censura ed il giudizio individuale
per permettere che una idea sia manifestata senza altre
considerazioni sul " vero o falso, buono o cattivo",
4) ciascuno deve esprimersi con frasi lampo senza introduzioni
nè spiegazioni, senza aspettare il proprio turno..................
.
QUINTO
CAPITOLO GLI OBIETTIVI DEL PROGETTO: SCEGLIERLI, GESTIRLI, VALUTARLI.......
Come aggettivo il termine obiettivo si riferisce ad obiettività.
Come sostantivo, sta per scopo, fine e meta da raggiungere;
in questo senso si parla di obiettivi politici, economici,
scientifici, educativi, sanitari, ecc. Nelle più moderne
teorie dell'apprendimento e secondo le più accreditate metodologie
pedagogiche, il concetto di obiettivo è andato acquisendo
una notevolissima rilevanza. La definizione di obiettivi
verificabili rappresenta una delle condizioni indispensabili,
addirittura uno degli strumenti più utili per una corretta
programmazione. Gli "obiettivi" si possono anche denominare
"mete". Il concetto di meta suggerisce l'idea di evoluzione,
di flusso di energia, di complessificazione. Gli obiettivi
costituiscono la specificazione e la traduzione delle finalità
educative in affermazioni indicanti ciò che il cliente del
progetto deve sapere, saper fare e saper essere, al termine
ed in conseguenza dell'intervento educativo per la promozione
della salute.
Il procedere dalle finalità agli obiettivi si caratterizza
quindi come un progressivo e graduale passaggio dall'astratto
al concreto e dal generale allo specifico.E' necessario
procedere ad una gerarchizzazione delle mete-obiettivi in
relazione ai contenuti del processo educativo, per quanto
concerne il progetto in questione, ed alle caratteristiche
delle persone a cui ci si rivolge ( l'età, la condizione
fisica, lo sviluppo intellettuale, ecc.). Ciò per evitare
inutili sprechi di energie o percorsi troppo improvvisati
o condizionati da pregiudizi. Il progetto, per la promozione
della salute che persegue l'integrazione a livelli diversi,
dovrà dotarsi di un gruppo di lavoro, all'interno dell'equipe-analisi
dei bisogni, specifico per la definizione e valutazione
della ricaduta delle mete interne ed esterne ( G.L.M.) del
progetto stesso . Le mete interne riguarderanno la crescita
di vitalità-salute dei soggetti-attori della progettualità;
le mete esterne saranno riferite alla crescita di vitalità-salute
dei clienti, soggetti-fruitori, dei diversi ambiti sociali:
scuola, sanità, associazioni di vario genere, industrie,
commerci, ecc.
La stretta relazione tra chi lavora sull'analisi permanente
dei bisogni e chi definisce e valuta il raggiungimento delle
mete, tra la popolazione dell'ASL, è necessaria per non
creare discrasie progettuali.
Il gruppo sarà composto da medici di base, personale del
dipartimento di prevenzione, insegnanti, cittadini rappresentanti
le attività produttive, commerciali e familiari; collaborerà
in stretto contatto con il Direttore del dipartimento ed
il suo staff.
La successione delle mete-obiettivo rispetta un ordine gerarchico,
che va dalla minima organizzazione alla massima complessificazione.
Si considerano le mete entropiche ed anatropiche come due
forze polarizzatrici o estremi di vettori: le altre mete
dei sistemi umani (mete individuali, di gruppo, di società)
si muovono tra questi due poli. Secondo la teoria generale
dei sistemi di L. Bertalanffy, essendo ogni parte, di un
sistema sociale (famiglia, sanità, scuola, commercio, industrie,
associazionismo, ecc.), una "totalità" che ha potenzialmente
in sè tutte le caratteristiche del sistema sociale di cui
fa parte, ne consegue che ogni obiettivo-meta è dimensionato
da due poli: il livello di massima entropia (o disorganizzazione)
e il livello di maggior anatropia (o complessificazione).
Le mete entropiche - incongruenza semantica - meglio dire
livello entropico - in realtà si possono superare solo con
forme organizzative nuove che possono salvaguardare il micro
o macro sistema dal decadimento e garantire all'anatropia
il sopravvento sull'entropia.
In un progetto d'educazione alla salute esplicitare eventuali
forme di disorganizzazione possibile, che un qualsiasi sistema
umano coinvolto nella progettualità può "raggiungere", permette
di consapevolizzare meglio la necessità di tendere "a più
vita", di lottare per alimentare la vita promuovendo iniziative
volte alla valorizzazione dell'esistenza ed al suo costante
sviluppo.
Porre attenzione al raggiungimento delle mete individuali
dei componenti la comunità - non definire le mete personali
altrui -
sarà compito del G.L.M. ( gruppo di lavoro sulle mete).
Attraverso indagine apposita si potrebbero tendenzialmente
conoscere sia per età che secondo le diverse attività professionali,
associative, ecc. .
Ognuno vive, la maggioranza delle persone inconsapevolmente,
secondo mete individuali:
- rispetto ed attraverso le proprie potenzialità;
- rispetto al gruppo nel quale è inserito;
- rispetto alla società in cui vive.
Esistono mete individuali che si riferiscono alla esperienza
interna dell'individuo (fascia interna) ed altre che si
rivolgono essenzialmente alla gamma di interazioni esterne
al vissuto personale (fascia esterna).
Le mete individuali si riferiscono sempre al flussogramma
evolutivo personale, all'autocoscienza, al tipo di aspirazione,
al grado di conduzione in termini di autoconduzione, al
livello mentale raggiunto, al tipo di fonte di energia disponibile,
a come si coltiva il potenziale energetico di base, all'unione
con altre dinamiche. E' impadronirsi del proprio "territorio
corporeo", è unificarlo, è reintegrarlo, quando l'educazione
lo divide, lo lottizza in parti dominanti ed in parti subalterne.
Aiutare la popolazione dell'A.S.L. a scegliere delle mete
personali in relazione alla promozione della propria salute,
e non solo, è di per sè già aver raggiunto un obiettivo
intrinseco al progetto stesso .
Nel contesto di una prevenzione primaria , l'educazione
alla salute assume, in certo qual senso, il ruolo di "catalizzatore".
L'evoluzione della nozione di salute verso una concezione
meno statica, l'accento sull'importanza dell'interazione
dinamica tra individuo e ambiente, esige che l'educazione
alla salute abbia come obiettivo il pieno sviluppo delle
possibilità dell'individuo in armonia con il suo ambiente.
Di fronte ad una società complessa i cui problemi socio-sanitari
sono generalmente collegati strettamente allo stile di vita,
l'educazione promozionale alla salute deve quindi abbandonare
gli approcci tradizionali dell'educazione sanitaria, fondata
su tutta una serie di interdizioni, per incoraggiare un
atteggiamento positivo nei confronti di un'azione diretta
all'individuo.
Tale
educazione deve essere orientata a:
- far prendere coscienza a ciascuno delle proprie responsabilità
nel mantenimento e nella promozione della salute;
- sviluppare nei singoli la capacità di prendere decisioni
coscienti nei riguardi del proprio benessere personale ,
familiare, sociale;
- aiutare il singolo individuo ad integrarsi in modo armonioso
nella vita attiva e nella società in generale, perchè ognuno
possa arrivare ad esprimersi, affermarsi e svilupparsi adeguatamente;
- stimolare il singolo ad una partecipazione responsabile
e costruttiva alla vita della collettività;
- stimolare il singolo al proprio sviluppo pieno, sul piano
fisico, affettivo e sociale.
La struttura che sembra offrire i mezzi migliori per l'introduzione
e la realizzazione di una azione di questo tipo è, insieme
al contesto essenziale costituito dalla famiglia, la "scuola",
dal momento che essa si rivolge ai giovani, che costituiscono
quel gruppo di età su cui si nutrono maggiori speranze e
che rappresenta inoltre il momento più idoneo ad apprendere
comportamenti.
Dai professionisti della salute, l'approccio attuale, più
globale, dell'educazione, esige non tanto compiti clinici
nel senso tradizionale, quanto piuttosto una conoscenza
ed una comprensione dello sviluppo del bambino e dell'adulto,
dei traumi e dei disturbi che attentano o diminuiscono la
capacità di vitalità.
Nel progetto territoriale, in costruzione, è bene considerare
anche le mete di gruppo.
Ad esempio un micro gruppo, come la famiglia, può orientarsi
verso mete di benessere-salute, partendo dalla sua situazione,
che sceglierà in base alle sue possibilità: valoriali, economiche,
ecc. .
Un gruppo dovrebbe assumere e al tempo stesso essere la
risultante di tutte le mete individuali dei suoi membri.
In fascia esterna c'è quasi sempre concentrazione degli
interessi dei singoli in una sola "meta-obiettivo", centro
d'attrazione di tutte le forze o energie vitali potenziali.
E' molto importante per il gruppo che esista una meta esplicita
e ampiamente condivisa da tutti i componenti nelle relazioni
di fascia esterna.Se questa non fosse sufficientemente rappresentativa
di tutti gli obiettivi dei singoli membri, la lotta per
il dominio si innescherebbe in fascia interna ed il gruppo,
come sistema di forze interattive, correrebbe presto il
rischio di una dispersione di comunicazione per poi giungere
ad una disorganizzazione relazionale dei partecipanti.
Situazioni di conflitto, causate da assenza di mete chiare
e condivise, nei gruppi, provocano malessere diffuso. Il
G.L.M.( gruppo di lavoro per la definizione delle mete-obiettivo)
opererà affinché ogni raggruppamento, piccolo o grande che
sia, comprenda l'importanza d'esplicitare le proprie mete
per permettere ai suoi associati di vivere in salute; pure
stimolerà le realtà gruppali perchè si autoprogrammino in
modo da non delinearsi come uno dei tanti gruppi "condotti"
da forze ad esso esterne.
Le mete, pur nel caso in cui siano ampiamente condivise
da tutti i membri, sono soggette nella dimensione del tempo,
a giochi relazionali interni che possono avere come risultato
la canalizzazione o il blocco temporaneo di energia vitale.
Gli obiettivi di gruppo si riferiscono a gruppi formati,
sia che si tratti di raggruppamenti costituiti da due membri
che si attraggono come fonti reciproche di energia oppure
di gruppi più estesi come numero di componenti
Definire
le mete-obiettivo, a livelli e settori interni ed esterni
del progetto , è già promuovere la salute dei cittadini,
siano essi prestatori od utenti del progetto stesso, in
quanto sia a livello individuale che di gruppo, i soggetti-attori
e i soggetti-fruitori del progetto territoriale integrato
per l'educazione alla salute, devono scegliere e definire
le mete - obiettivo attraverso:
- il sapere (conoscenza più o meno appropriata),
- il saper fare (capacità di compiere certe azioni, di agire
in un certo modo),
- il saper essere (atteggiamenti , volontà e desiderio di
fare).
La definizione degli obiettivi individuali e di gruppo,
interni dei soggetti-attori ed esterni dei soggetti-fruitori,
deve essere precisa e riferirsi a comportamenti osservabili
e a capacità positive da far acquisire; essere perseguiti
secondo temporalità stabilite, anche se l'educazione alla
salute è un processo pedagogico continuo, ad andamento circolare,
sottoposto a verifiche e a controlli adeguati, ma che richiede
continui ritorni.
I clienti del progetto, siano essi giovani od adulti, vengono
formati in funzione degli obiettivi concordati e condivisi;
queste mete si devono poter classificare rapidamente in
una banca dati e verificare. La concordanza tra obiettivi,
valutazione ed interventi educativi è indispensabile per
la riuscita del programma, come è necessario il consenso
da parte di tutti i soggetti-attori della progettualità
sugli obiettivi comuni.
L'azione educativa per la salute - all'interno dell'azione
continuativa del dipartimento di prevenzione, della scuola,
del medico di base e del pediatra, della famiglia e delle
altre agenzie educative territoriali - deve essere:
- un'azione globale ed integrata in ogni aspetto dello sviluppo
progettuale ;
- un'azione coerente con tutto il contesto socio-culturale
al quale è finalizzata;
- un'azione promozionale e mai colpevolizzante;
- un'azione rivolta contemporaneamente all'intero ambiente
in cui vivono i giovani e gli adulti dell'A.S.L.;
- un'azione rinforzata dall'esterno da una politica promozionale
di prevenzione e sviluppo in tutti i settori da cui dipende
il benessere del singolo e della comunità;
- un'azione rivolta ai "professionisti della salute", che
è molto importante vengano recepiti fin dall'infanzia come
persone aperte, accessibili, comprensive.
Il G.L.M. sistematizzerà gli obiettivi, dando priorità ai
bisogni emersi dall'analisi territoriale, al fine di creare
un nuovo tessuto sociale, fatto di interrelazioni e di interdipendenze
che, a loro volta, si riferiscano e suscitino consensi da
parte dei politici e di chi detiene il potere economico,
su decisioni e scelte prioritarie, a partire da valori a
lungo sotto-estimati, misconosciuti, taciuti, deviati o
assenti nella società del profitto, condizionata da leggi
della produzione e del consumismo un po' ovunque ed un po'
a tutti i livelli.
Solo una azione profondamente educativa può rendere possibile
- a lungo termine - il ricrearsi di un ambiente umano ed
umanizzante, coerente con i messaggi positivi che gli educatori
devono in coscienza instancabilmente diffondere.
La "scuola parallela", lo si voglia o no, esercita, come
si è visto, la sua influenza; i modelli di comportamento
e di vita, lo si accetti o no , sono richiesti dalle nuove
generazioni e la loro assenza provoca conseguenze altrettanto
disorientanti quanto la presenza di modelli devianti. Il
G.L.M. dovrà particolarmente seguire il raggiungimento di
una cooperazione reale da parte, non solo dei responsabili
di educazione, ma dei responsabili dell'ambiente, del lavoro,
dell'occupazione, della politica sociale e dei trasporti,
che devono, insieme, promuovere una qualità della vita che
risponda alle esigenze dell'uomo. Soprattutto, perchè l'impresa
riesca, bisogna che i principi della nuova cultura della
salute siano inseriti nei curricoli di formazione iniziale
e permanente dei diretti responsabili della salute umana:
insegnanti, personale sanitario e responsabili dei media
che attraverso le informazioni devono concorrere alla scoperta
dei valori autentici e di tutte le risorse che esistono
e che possono convalidare e rinforzare l'azione degli altri
educatori. Altro elemento utile alla realizzazione delle
mete-obiettivo, che il G.L.M. al suo interno e non solo,
dovrà esplicitare, e' chiarire a quale concetto di persona
fanno riferimento i suoi componenti e l'insieme dei prestatori
del progetto, nei quattro livelli attuativi (esecuzione,
animazione, consulenza, mentalizzazione). Se ciò non avviene
rimane forte il rischio di ambiguità e cibernosi.
Al di là delle differenze ideologiche è forse possibile
condividere un approccio sistemico e globale al concetto
di persona secondo cui l'uomo è considerato come una unità
psicofisica inscindibile e indissociabile nella quale interagiscono
e si influenzano sei dimensioni (fisica e biologica, intellettuale,
emotiva, sociale, professionale, spirituale) e quattro livelli
(organismo, cittadino, persona, essere) . Oltre a consentire
il superamento del vecchio dualismo "mente/corpo" questo
tipo d'approccio stimola gli educatori a non essere riduttivi
nell'affrontare la problematica dell'educazione alla salute.
Ognuno individuerà nel proprio ambiente sociale d'azione
le proprie specificità educative al di fuori del campo biomedico.
Altre due idee, devono essere tenute presenti in questa
fase della progettazione: la carriera sanitaria e il programma
a spirale. Entrambe riguardano ancora il come scegliere
le mete-obiettivo per e da parte degli individui e dei gruppi
della comunità dell'A.S.L. Altro argomento sarà approfondire
con quali metodologie i singoli ed i gruppi, compreso il
G.L.M., possono definire le mete di loro pertinenza. La
carriera sanitaria è costituita dalla serie di influenze
che significativamente si esercitano sul comportamento in
materia di salute dell'individuo in una data collettività,
per tutta la durata del suo sviluppo. E' il "curricolo sanitario
personale" in cui emerge il proprio stile di vita, considerato
in tutto l'arco dell'esistenza. In questo senso va colta
l'affermazione che non è esatto parlare di età evolutiva
(0-18 anni) e di età involutiva (anziani). Per esempio,
l'influenza esercitata dalla famiglia, dai compagni e dalla
comunità territoriale sul comportamento riguardo il fumo
dei giovani o sul loro atteggiamento verso l'alcool sono
dimostrabili; e i comportamenti che ne derivano appaiono
come il prodotto dell'interazione fra una personalità in
via di sviluppo e queste influenze sociali. Può essere opportuno
rilevare modelli di eventuali influenze predominanti in
momenti dati: per esempio, all'inizio della scolarizzazione
si può ragionevolmente pensare che la famiglia, la scuola,
i mass-media e alcuni servizi sanitari siano le fonti principali
di influenza; mentre durante il periodo che precede la pubertà
si dovrà aggiungere la considerevole incidenza delle amicizie;
nell'adolescenza (durante e verso la fine) forse ci sarà
il condizionamento dell'ambiente circostante e, eventualmente,
dell'ambiente di lavoro. La domanda fondamentale è: quali
sono i messaggi in materia di salute (o comportamento sanitario)
che sono trasmessi formalmente e informalmente da ognuna
di queste influenze? Questi messaggi, provenienti da una
sola o più influenze, sono contraddittori o complementari?
Possono esser riconosciuti, catalogati e sintetizzati? Siamo
sicuri della loro positività in una determinata fase dello
sviluppo?
La persona correttamente stimolata e formata è in grado
di acquisire sempre nuove conoscenze, consapevolezze e di
pervenire, ad ogni età, a stadi di pienezze successive,
che le procurano bene-essere e che la rendono utile a livelli
e gradi diversi.
Potrà sembrare fantascientifico, contro la privacy, ma sarebbe
estremamente utile che i cittadini, con l'ausilio dei tecnici
del G.L.M. e di quelli dell'E.A.B. (équipe analisi dei bisogni)
potessero costruire la loro biografia sanitaria evidenziando,
cronologicamente ed in particolare, i modelli di promozione
e non della salute acquisiti nel corso dell'esistenza. Ciò
permetterebbe con più facilità la scelta delle mete e conseguentemente
delle opportunità formative - che il progetto territoriale
dovrà poter offrire - utili al mantenimento della propria
integrità fisica e psicologica, affettiva ed emotiva, ecc.
.
Con appositi corsi formativi, tale servizio ai cittadini,
che ne fanno richiesta, potrebbe essere espletato dai medici
di base o dai pediatri e dagli insegnanti delle scuole del
territorio. Queste professionalità a pieno titolo dovrebbero
far parte del G.L.M e dell'E.A.B.
Il programma a spirale, conosciuto e compreso nell'ambito
della scuola, può essere applicato all'interazione fra scuola
e comunità. Se un principio è sufficientemente importante
ed utile a una comunità, allora lo si può applicare a tutti
i livelli di comprensione, dall'infanzia all'adolescenza
e oltre. Questo comporta uno sviluppo del principio per
tappe, a un livello di complessità che si eleva in base
al livello intellettivo ed agli interessi. Secondo questo
metodo, lo stesso concetto si applica ai bisogni ed alle
aspirazioni di tutti i gruppi della collettività, compresi
i ragazzi e gli adolescenti.
Detto questo, in quale quadro concettuale si stabilisce
la priorità di un programma di educazione alla salute? Questo
quadro dovrebbe comprendere un'ampia informazione sulla
salute e sui fattori che influiscono su quest'ultima e un'informazione
globale sullo sviluppo fisico, psichico e sociale. Questo
approccio mette in luce le origini del comportamento e della
formazione di atteggiamenti che influiscono sul comportamento,
mentre invece un isolamento dei problemi, quali la tossicomania
o altre forme indesiderabili di comportamento, centra l'attenzione
sulle caratteristiche di questo comportamento, facendo perdere
di vista la molteplicità delle cause. Esaminando l'eziologia
del comportamento è possibile rinforzare la capacità degli
individui a prendere decisioni responsabili per ciò che
riguarda la loro salute.
Le metodologie per la scelta e definizione delle mete-obiettivo,
a livello personale e di gruppo, possono essere molteplici.
Generalmente nell' educazione alla salute si segue la programmazione
curricolare che: indica scopi specifici, delinea itinerari
in situazione, riguarda situazioni specifiche, tende alla
dinamicità, è autocorreggibile.
Il modello curricolare centrato sugli obiettivi assume questi
come fattore di regolazione delle successive fasi del curricolo:
i contenuti e i metodi non sono infatti considerati intrinsecamente
validi, ma lo diventano nella misura in cui sono coerenti
con gli obiettivi che si vogliono fare perseguire. Gli obiettivi
sono strettamente correlati alla valutazione: definire gli
obiettivi significa già programmare ciò che si vuole accertare
al termine dell'azione educativa e anche evitare il rischio
di pretendere di valutare in base a conoscenze-capacità-abilità
non dichiarate come scopi. Le fasi di sviluppo della programmazione
per obiettivi sono proprie del modello (Azzali e Cristanini,1995):
- circolare (analisi della situazione, selezione degli obiettivi,
selezione ed organizzazione del contenuto, selezione ed
organizzazione dei metodi, verifica valutazione ) che mette
in evidenza la ricorsività dei processi: la valutazione
diventa in realtà una nuova analisi della situazione da
cui prende il via un nuovo percorso;
- cibernetico (analisi della situazione, definizione degli
obiettivi, selezione dei contenuti, scelta ed organizzazione
dei metodi e delle attività, scelta ed organizzazione dei
materiali e degli strumenti, strutturazione delle sequenze
di apprendimento, realizzazione, valutazione) che sottolinea
particolarmente l'interdipendenza e l'interrelazione tra
le diverse fasi: ciascuna di esse prepara la successiva
e al contempo si correla coerentemente alle precedenti,
consentendo una continua regolazione del processo.
Sulla base delle finalità definite in sede di programmazione
partendo dai dati raccolti attraverso l'analisi dei bisogni,
dell'analisi della situazione delle risorse e degli ostacoli,
si procede alla formulazione degli obiettivi.
Gli obiettivi si possono anche riferire al criterio dei
tempi di conseguimento da parte dei soggetti interessati:
si distinguono in questo caso obiettivi a lungo termine,
a medio termine , a breve termine.
Un secondo modo si basa sul grado di astrattezza /concretezza:
avremo allora gli obiettivi generali, gli obiettivi intermedi
(eventualmente), gli obiettivi specifici, gli obiettivi
comportamentali.
Un terzo modo può essere integrare ed incrociare gli obiettivi
generali, specifici ecc.. con le aree del sapere, del saper
fare, del saper essere. La prima distinzione, ancorchè assai
utilizzata nella prassi, non è esente da ambiguità: non
esiste infatti una condivisione generalizzata circa ciò
che si intende per lungo, medio e breve termine.
Per lungo termine s' intende l'intera carriera sanitaria
di un soggetto;
Per medio termine la durata di un segmento formativo, ad
esempio il tempo impiegato per apprendere le strategie di
vita : abilità per un comportamento adeguato e positivo,
che rende gli individui capaci di rapportarsi efficacemente
con le richieste e le prove da superare della vita di tutti
i giorni;
Breve, può essere il tempo per l'acquisizione di un singolo
aspetto formativo, ad esempio sempre all'interno delle strategie
di vita, che sono innumerevoli, c'è un set primario di abilità
che sono al centro delle iniziative basate sull'acquisizione
di abilità per il conseguimento della salute e del benessere
dei bambini e degli adolescenti: prendere decisioni, risolvere
problemi, pensare in modo creativo, pensare in modo critico,
comunicare in modo efficace, saper mantenere rapporti interpersonali,
prendere consapevolezza di sé, provare empatia, contenere
le emozioni, controllare lo stress.
La seconda classificazione appare più precisa e completa
. Gli obiettivi generali definiscono in modo meno astratto
i traguardi che i soggetti dovrebbero raggiungere.
Gli obiettivi specifici costituiscono il passaggio del processo
di operazionalizzazione, cioè di ricerca della massima concretezza,
osservabilità, misurabilità dei risultati dell'azione educativa
continuativa dell'insegnante, medico, genitore ecc. Essi
si definiscono scomponendo l'obiettivo generale in sotto-obiettivi
che rappresentano acquisizioni necessarie rispetto al conseguimento
dell'obiettivo generale stesso.
Gli obiettivi comportamentali rispondono all'esigenza di
verificare l'effettivo possesso delle conoscenze, capacità,
interiorizzazioni. Nella definizione degli obiettivi comportamentali
è molto facile cadere in alcune trappole e di conseguenza
commettere errori. Si tratta in pratica di identificare
una serie di comportamenti osservabili e misurabili, che,
pur non esaurendo la portata dell'obiettivo, costituiscono
indizi che si possono ragionevolmente accettare come prova
del suo conseguimento da parte del singolo e del gruppo
(Appendice n 2).
Per formulare correttamente un obiettivo educativo gli esponenti
della programmazione per obiettivi hanno codificato una
serie di criteri : la situazione, l'azione che il soggetto
deve compiere, la capacità-indizio, il contenuto della prestazione;
le condizioni nelle quali la prestazione deve essere effettuata;
il criterio di accettabilità della prestazione.
Naturalmente non è necessario tradurre ciascun obiettivo
specifico in tutti i possibili obiettivi comportamentali:
è sufficiente individuare un campione significativamente
rappresentativo di prestazioni che, se accertate, possono
ragionevolmente consentirci di affermare che i singoli ed
i gruppi hanno conseguito il traguardo che avevamo preventivato.
Un altro modo per definire gli obiettivi dell'educazione
alla salute in relazione ad un settore specifico - i giovani
che vivono situazioni-rischio - potrebbe essere utilizzare
la metodologia della ricerca-azione, applicata al contesto
della educazione di strada .
L'educazione di strada è una metodologia partecipativa di
carattere promozionale dotata di una sua strategia gioco
forza socio-educativa; in quanto:
1) opera
nel sociale e nelle relazioni interumane per dare loro un
senso che vada oltre la semplice aggregazione;
2) introduce
"altri" valori (possibilità di riuscita personale, occasioni
di apprendimento, forme di interazione finalizzate ad obiettivi
di sviluppo, ecc.) in situazioni entro le quali non succede
mai nulla di significativo ( Demetrio, 1993).
In tal modo l'educazione di strada si fa prevenzione come:
- anticipazione, dove l'obiettivo è fare prima, agire tempestivamente
perchè danni irreparabili non compromettano il diritto al
futuro;
- avvertimento, dove l'obiettivo è creare strategie e metodi
di informazione e comunicazione rivolti ai singoli piu a
rischio ed anche a tutti coloro che possono ascoltare e
reagire;
- contatto diretto, dove l'obiettivo è non perdere la fiducia
nella parola, nella possibilità che nel faccia a faccia
ci si possa intendere e spiegare.
L'educazione di strada non può essere rigidamente sottoposta
a criteri di programmazione per obiettivi rigidamente predefiniti,
scandita per fasi, confinata in spazi delimitati, concentrata
su contenuti preconfezionati, sottratta all'idea di esperienza.
La ricerca-azione può essere riconoscibile nell'educazione
di strada rispetto:
- alla volontà di utilizzare i dati di ricerca raccolti
sia dagli educatori che dai giovani in essa coinvolti, per
elaborare una risposta partecipata ai problemi da castoro
vissuti;
- alla messa in luce di potenzialità cognitive e comunicative
che, altrimenti, non avrebbero potuto manifestassi.
La ricerca-azione applicata all'educazione di strada e non
solo, consisterà, allora, in una programmazione che tenda
ad usare il contesto educativo-esperienziale al fine di
favorire processi d'integrazione, cioè, se si vuole, la
percezione di sè come personalità integrata, in relazione
costruttiva con la realtà e con gli altri (Demetrio 1993).
La definizione delle mete-obiettivo secondo i criteri che
abbiamo esposto, nel presente capitolo e nell' appendice,
costituisce un compito sicuramente molto impegnativo per
gli operatori del progetto, ma è ciò che permetterà il raggiungimento
sostanziale del fine progettuale: l'educazione e promozione
della salute .
Appendice
1 al capitolo quinto Elenco delle caratteristiche che potrebbero ritrovarsi
in un modello di "UOMOGLOBALE"(Gandolfo, Bruera 1984).
Uno:
resta cioè sempre se stesso , centrato sui propri valori,
pur nella molteplicità dei ruoli che deve ricoprire in ogni
aspetto della realtà.
Evolutivo:
non accumula esperienze assommando le une alle altre per
crescere in quantità di patrimonio, ma evolve attraverso
gli input della vita in un processo dinamico che lo vede
nel presente diverso da come era nel passato e da come sarà
nel futuro.
Ondulatorio:
la sua crescita avviene attraverso momenti di crisi e di
superamento di sè in un alternarsi di progressi e regressi
volti al raggiungimento delle sue mete. Non è perciò nè
un eterno scoraggiato, nè un perenne esaltato.
Ricorrente:
sa servirsi, nel presente, dell'esperienza del passato per
tradurla in energia volta al futuro.
Probabilistico:
parte sempre da ipotesi, che verifica, attraverso le esperienze
che compie, è in grado di riorientare le proprie agende,
le proprie prassi, le proprie mete sulla base dei feedback
della vita.
Complessificante:
la sua vita tende al raggiungimento di capacità sempre più
grandi in ogni sistema ed egli coltiva tutte le occasioni
per favorirne la crescita.
Auto-orientato: non evolve solo grazie a quel principio
teleologico insito nel progetto del suo originario DNA,
ma dirige i suoi sforzi e le sue energie verso mete autonomamente
fissate. Crede fermamente nella vita, ma non è un fatalista.
Appendice2 al capitolo quinto Esemplificazione di programmazione dettagliata sull'argomento nutrizione.
Qualunque
sia la loro natura, gli obiettivi educativi saranno espressi
in termini sempre più comportamentali quanto più se ne sviluppi
l'analisi. Non ci si potrà dunque accontentare di espressioni
come: "l'alunno conoscerà le caratteristiche nutrizionali
degli alimenti"; bisognerà precisare attraverso quali comportamenti
(attività osservabile) l'alunno manifesterà questa conoscenza.
Gli esperti in educazione alimentare concordano nel definire
come segue i rami principali, cioè gli obiettivi generali.
Lo studente sarà in grado di:
- gestire il proprio capitale salute (prendere in carico
la propria salute).
- conoscere le caratteristiche nutrizionali degli alimenti.-
- Conoscere i propri bisogni nutrizionali.
- Determinare il fabbisogno alimentare quotidiano.
- Dividere il fabbisogno giornaliero in più pasti.
- Capire la fisiologia della digestione e adattarvi il proprio
comportamento alimentare.
- Fare attenzione al consumo di certe componenti della dieta
personale.
- Acquistare o procurarsi il cibo.
- Preparare i pasti.
- Assumere i pasti in un ambiente adatto.
I dieci grandi obiettivi descritti qui sopra non hanno tutti
la stessa importanza. Benchè comportino un verbo, ognuno
di questi obiettivi è stato espresso in termini ancora vaghi
e generali.
Alla scomposizione progressiva di un obiettivo in sotto-obiettivi
corrisponde un aumento progressivo di precisione. Le precisazioni
si riferiscono talvolta ai comportamenti (azioni sempre
più precise), talvolta ai contenuti (oggetti sempre meglio
specificati), talvolta infine alle circostanze(situazioni
sempre meglio descritte). Durante la scomposizione è sempre
presente l'attenzione all'obiettivo dell'acquisizione di
comportamenti. Tutti gli obiettivi, dal più generale al
particolare, sono protagonisti di frasi dove compaiono verbi
(possibilmente d'azione) in cui il singolo o il gruppo sono
il soggetto. Si tratta di scomporre in modo organizzato
le capacità di un individuo e di un gruppo considerato nella
sua globalità.
Per l'obiettivo acquistare o procurarsi il cibo si indicano
di seguito i sotto-obiettivi, i quali a loro volta possono
ancora avere ulteriori diramazioni:
- preparare la propria lista della spesa,
- comprare in base alla lista,
- confrontare i prezzi,
- capire l'importanza dello stato di freschezza degli alimenti,
- leggere le etichette,
- essere informati sui surgelati e le conserve,
- sapere come conservare gli acquisti,
- sapere che certe confezioni sono preferibili ad altre,
- scegliere i prodotti che rispondano meglio ai criteri.
L'analisi dei sotto-obiettivi sopra esposta non presenta
una omogenea utilità. Così durante una riunione di programmazione
generale fra i responsabili, del modulo formativo, saranno
presi in considerazione solo gli obiettivi generali. Per
contro, al momento di esaminare le valutazioni, di formulare
test, di trovare gli strumenti di formazione, saranno utili
soprattutto gli obiettivi particolari.
E' importante che gli obiettivi generali e particolari siano
articolati in un unico schema. In effetti nelle situazioni
formative abituali, è spesso difficile creare legami fra
le intenzioni generali di un programma educativo e i suoi
risultati concreti.
CAPITOLO
SESTO CONTENUTI, METODI E TECNICHE PER IL PROGETTO TERRITORIALE
INTEGRATO CHE PROMUOVE LA SALUTE DEI CITTADINI.
Per
contenuti si intendono una serie di elementi cognitivi,
di maggiore o minore ampiezza e complessità che procedono
da quelli più elevati e più impegnativi a quelli più vicini
all' applicazione esecutiva Possono essere: le teorie ,
i principi, i concetti, i termini, le tematiche, gli argomenti,
le regole, le procedure, i metodi, le tecniche applicative
(Cerini e Cristanini,1999). Per riuscire nei suoi compiti,
l'educazione, e l'educazione alla salute in particolare,
deve essere organizzata attorno a quattro tipi fondamentali
di apprendimento che, nel corso della vita di un individuo,
saranno in un certo senso i pilastri della conoscenza:
- imparare a conoscere, cioè acquisire gli strumenti della
comprensione;
- imparare a fare, in modo tale da essere capaci di agire
creativamente nel proprio ambiente;
- imparare a vivere insieme, in modo tale da partecipare
e collaborare con gli altri in tutte le attività umane;
- imparare ad essere, un progresso essenziale che deriva
dai tre precedenti (Cerini e Cristanini, 1999).
Anche se, allo stato attuale della ricerca scientifica,
appare impossibile dare una definizione univoca del termine,
a motivo delle numerose e differenti teorie che ne analizzano
le caratteristiche fondamentali, si può in linea generale
dire che per apprendimento (e per apprendere) si intende
quel processo psichico che consente al soggetto d'acquisire
in forma durevole, ma non a seguito di fattori innati o
di processi di maturazione di ordine chiaramente biologico,
semplici abitudini o conoscenze e competenze molto complesse.
In genere, però, le persone hanno la libertà e la capacità
di esercitare un'influenza sui propri apprendimenti - comportamenti
rilevanti per la salute. Un progetto in materia di salute
pubblica può sostenere questo potenziale individuale. Tali
progetti, comunque, possono costituire un inutile sperpero
di risorse se non vengono progettati bene e calibrati per
essere recepiti da un pubblico specifico. Gli psicologi
hanno individuato una gamma di fattori che svolgono un ruolo
autorevole nel favorire la motivazione e l'adattamento ad
abitudini che promuovono la salute. Per esempio, la scelta
degli obiettivi e i processi decisionali preparano il terreno
per il cambiamento personale. Le buone intenzioni, comunque,
non sono sufficienti per portare le persone all'adozione
di abitudini che tengano conto della salvaguardia della
salute o all'abbandono di quelle a rischio. Il pensiero
autoriferito interviene a vari livelli dell'inizio e della
continuazione di azioni compiute per il proprio bene. La
considerazione di questi processi, nei progetti di salute
pubblica e in interventi mirati, è d'importanza considerevole.
Secondo la teoria cognitivo-sociale (Bandura, 1977), la
motivazione e l'azione umana sono in gran parte regolate
dalla previsione. Questo meccanismo di controllo anticipatorio
si basa su tre tipi di aspettative:
-le aspettative situazione-risultato, in cui le conseguenze
vengono prodotte da eventi ambientali indipendenti dall'azione
personale;
-le aspettative azione-risultato, in cui i risultati derivano
dall'azione personale;
-il senso di autoefficacia, che riguarda le convinzioni
delle persone circa le proprie capacità di eseguire il corso
di azioni necessario a raggiungere un risultato desiderato.
La probabilità che le persone adottino un comportamento
salutare o rinuncino a un'abitudine dannosa può dipendere
da tre categorie di cognizioni:
- l'aspettativa di essere a rischio ( ho un alto rischio
di ammalarmi di cancro perchè fumo) ,
- l'aspettativa che la modificazione del comportamento ridurrebbe
il pericolo ( se smetto di fumare correrò meno rischi),
- l'aspettativa di essere sufficientemente capaci di esercitare
un controllo sull'abitudine a rischio (sono capace di smettere
di fumare definitivamente).
Il compito di creare condizioni ambientali favorevoli all'apprendimento-comportamento
ricade pesantemente sulle capacità e sull'auto-efficacia
degli insegnanti. L'atmosfera che regna nelle aule scolastiche
e negli ambienti in cui si tengono corsi formativi è in
gran parte determinata dalle convinzioni dei docenti circa
la propria efficacia in relazione al ruolo che svolgono.
I docenti fermamente convinti della propria efficacia nel
ruolo di docente predispongono esperienze didattiche di
cui gli alunni possano sperimentare la sensazione di padronanza
(Gi. Quelli incerti sulla propria efficacia creano ambienti
di cattiva qualità, che probabilmente si ripercuotono negativamente
sul senso di efficacia e sullo sviluppo cognitivo degli
studenti.
Il processo d'integrazione (sintesi cronosferica di teoria
e prassi in cui una personalità diviene coesa in tutto organico),
come detto nei capitoli precedenti, deve riguardare non
solo i clienti del progetto, ma in particolare i responsabili
e soprattutto i diversi specialisti che condurranno la formazione,
per la fascia interna ed esterna del progetto, sui contenuti
scelti per il raggiungimento degli obiettivi.
Questi professionisti dovranno incoraggiare un comportamento
sano tra la popolazione, assicurando coerenza tra il contenuto
del programma insegnato (curricolo) ed il programma latente
(loro atteggiamento etico).
Le convinzioni degli specialisti circa la propria efficacia
personale determinano il loro atteggiamento generale verso
il processo educativo così come le loro specifiche attività
didattiche. Se credono nella propria efficacia favoriscono
lo sviluppo della motivazione intrinseca e dell'autonomia
dei loro "allievi". Il ruolo rivestito dalle convinzioni
di autoefficacia nella formazione di persone destinate a
gestire autonomamente la propria istruzione per tutto l'arco
della vita è di importanza vitale (Bandura,1997).
Oltre a possedere il senso di autoefficacia, l'esperto,
a cui verrà consegnato il compito di gestire parte delle
tematiche scelte per rispondere ai bisogni ed agli obiettivi
del progetto, dev'essere
competente nell'analisi dei quadri di riferimento (Appendice
n. 1) epistemologici dei suoi "allievi", siano essi attori
o fruitori del progetto.
Il quadro di riferimento è un tracciato, un modello, una
rappresentazione mentale, simbolica e concettuale dell'universo;
è un modo di pensare ed interpretare l'universo (cosmovisione)
e rappresentarlo in un insieme di pensiero. Si fa riferimento
ad esso ogni qual volta si pensa una realtà. E' uno strumento
della dinamica mentale che ci aiuta a pensare la realtà,
poichè una cosa ben diversa è sentire e "palpare" la realtà,
dal pensarla. Pensare è riassumere la realtà nella mente,
mettere ordine nell'universo confuso che essa è per ottenere
una visione coerente ed unitaria.
Avere introiettato ad esempio un quadro di riferimento dicotomico
o mitico può essere d'inciampo alla crescita della personale
ed altrui salute fisica e mentale. Per dare chiarezza alla
mente, essere in salute mentale, è necessario scoprire l'ordine
delle cose, la loro organizzazione, i loro meccanismi, le
strutture e i loro funzionamenti. La mente è come un laboratorio
dove si fanno condensazioni, distillazioni, metamorfosi.
Essa fa manipolazioni simboliche della realtà, come in un
giuoco di specchi produce miniature. I quadri di riferimento
più importanti sono quelli che stanno alla base dell'educazione,
della comunicazione e delle strutture della società (De
Gregori, 1979). Coscienti o no, si usano concetti relativi
ai diversi quadri di riferimento esistenti.
L'inserimento
di questi concetti nella mente, il modo di usarli, formano
la struttura mentale. Questa determina ciò che si percepisce
della realtà ed il come la si percepisce. L'uomo dipende
dai concetti (clichès mentali) ereditati (teorie, principi,
credenze, dottrine) di cui la mente è ripiena. In un percorso
di formazione, alla salute, è indispensabile coscientizzare
i pilastri della struttura mentale, specie dei partecipanti-attori,
al fine di:
- emancipare la mente degli individui dalla conduzione di
coloro che, nel tempo remoto e recente, ma sempre col fine
di eterocondurre, anche con la migliore intenzione, continuano
a condizionarne i passi attraverso "la voce" della coscienza
condizionata;
- discernere le leggi che reggono la vita del macro e micro
cosmo, per distinguerle dalle interpretazioni personali,
tramandate, diffuse, normatizzate, addirittura dogmatizzate
, al solo fine di plasmare didatticamente coscienze docili
alla conduzione;
- assumere la conduzione della vita personale e di gruppo,
in libertà, oltre i pregiudizi, verso un cammino di superamento
personale.
L'educazione alla salute, progettata territorialmente, richiede,
al fine di risolvere problemi di disagio e devianza tre
imperativi di fondo, più volte richiamati: globalità, partecipazione,
coordinamento.
La globalità, non la si può solo concepire in termini di
pianificazione strutturale, istituzionale, ecc. e la partecipazione
non può essere solo uno stratagemma per raggiungere il massimo
consenso. Globalità e partecipazione sono imperativi che
in questo contesto educazionale richiedono soprattutto un
approccio formativo . Gli specialisti, gli esperti attraverso
l'analisi dei quadri di riferimento dei soggetti coinvolti
nei diversi livelli attuativi, del progetto, favoriranno
la crescita della globalità e della partecipazione (De Gregori,
1984).
Il programma d'educazione alla salute raggiungerà pienamente
i suoi obiettivi se formerà i partecipanti attori e fruitori
ad un approccio epistemologico olistico. La salute viene
in tal modo non più contrapposta (quadro di riferimento
dicotomico), mitizzata (quadro di riferimento mitico), delegata
agli specialisti (quadro di riferimento specifico ), ecc.
ma "imparata facendo per riscoperta personale", in altri
termini attraverso una metodologia vissuta all'interno di
esperienze realizzate in prima persona.
L'educazione alla salute, non può quindi essere considerata
"disciplina scolastica" nel senso tradizionale, insegnata
con metodologie altrettanto tradizionali (corsi cattedratici,
informazioni trasmesse senza discussione, lezioni imposte
a gruppi numerosi...), ma deve stimolare - attraverso discussioni
nei gruppi, ecc. - le attività inerenti il progetto. L'educazione
alla salute non comporta esami e voti, la si deve considerare
come un processo pedagogico continuo, sottoposto a verifiche
e a controlli adeguati. Il suo programma deve essere realizzato
nell'intento di soddisfare i bisogni e le esigenze della
popolazione di un determinato territorio, affinché possa
consapevolmente e responsabilmente scegliere e costruire
il proprio stile di vita.
Punto
focale di tutto l'operare, per la promozione della salute,
è il feedback - iter operativo volto a coltivare il senso
critico, il mutuo aiuto, la responsabilizzazione, la vita
affettiva, la gioia di vivere, il senso estetico, la dignità
personale - che può essere utilizzato:
- nella comunicazione intra e interpersonale per risolvere
i problemi di relazione;
- nelle sessioni di studio e di laboratorio per agire come
selettore per riorientare gli "input" verso soluzioni anatropiche;
- negli scambi interattivi tra due o più persone, legate
dal mutuo-aiuto e da obiettiva lealtà, dove rende coscienti
i possibili squilibri relazionali e promuove la psicosintesi;
- nei contesti comunicativi che richiedono empatia in cui
opportunamente propone e regola la flessibilità mentale,
la combattività o l'uso di strategie di comunicazione;
- in qualsiasi situazione di aumento di informazione, di
canalizzazione di interventi, stabilendo la valutazione
dei contributi e individuando i costi ed i benefici ( Gandolfo,
1980).
In una prospettiva progettuale globale si devono poter sviluppare
tre grandi filoni di tematiche:
- la responsabilità della propria salute fisica, mentale
e sociale;
- le relazioni interpersonali;
- la responsabilità riguardo all'ambiente.
Le tre grandi tematiche formano un quadro nel quale possono
essere sviluppati temi secondari, la cui scelta, deve fondarsi
sui bisogni della popolazione, alla luce dei problemi sanitari
del momento, del suo modello di sviluppo e dei suoi interessi.
Benche' la scelta dei temi particolari debba fondarsi sui
bisogni locali identificati, sembra possibile, a priori,
suggerire alcuni sottotemi legati a schemi di comportamento
e di modi di vita acquisiti nell'infanzia e nell'adolescenza.
Questi potrebbero servire, come punto di partenza, per la
scelta di sottotemi:
- igiene personale: biologia del corpo umano; sviluppo fisico
e affettivo e bisogni che ne derivano; abitudini riguardo
alla salute; esercizio fisico; nutrizione; scelta dei cibi;
tempo libero; effetti dell'alcool; del fumo e delle droghe
sulla salute; malattie contagiose -aids -; cancro; sicurezza
e prevenzione degli incidenti (in strada, a scuola, a casa,
sul lavoro ); pronto soccorso.
- relazioni umane: bisogni affettivi, relazioni con l'altro
sesso, i genitori e gli insegnanti; imparare ad accettare
le separazioni; preparare alla maturità e al ruolo di genitori.
- ambiente e salute della popolazione: influenza dei mass-media;
condizioni necessarie per una migliore qualità della vita
nella comunità; centri sanitari e psico-sociali.
Ogni scelta formativa-contenutistica-progettuale deve coinvolgere,
anche in diverse forme partecipative - sulla base dei risultati
dell'analisi dei bisogni e delle mete-obiettivo definite
a livello locale - il maggior numero di persone possibili
al fine di permetterne la più ampia fruizione.
Bisogna ripetere che la scelta finale dei temi da trattare
in questo o quell'ambiente deve essere fatta dopo un accordo
con i responsabili del programma di educazione alla salute:
- il Direttore del Dipartimento di prevenzione ed il suo
staff (tutti i responsabili delle Unità Organizzative Autonome
(U.O.A.): servizio igiene e sanità pubblica, servizio igiene
alimenti e nutrizione, servizio prevenzione e sicurezza
ambienti di lavoro , servizio veterinario).
- i responsabili dell'U.O.N (non).A. per l'educazione alla
salute al cui interno, secondo la proposta progettuale,
operano gli specialisti, i consulenti, i rappresentanti
delle diverse istituzioni che hanno aderito all'intesa interistituzionale
formando i diversi gruppi funzionali allo sviluppo progettuale
territoriale (equipe-analisi dei bisogni, il gruppo di lavoro
sulle mete-obiettivo, ecc.).
- insegnanti, alunni e altro personale scolastico.
- rappresentanti del personale della sanità ospedaliera,
di base, ecc.
- genitori.
- aderenti alle associazioni di categoria e del tempo libero,
ecc.
La responsabilità della gestione dei contenuti del progetto
è di pertinenza del Direttore del Dipartimento di Prevenzione
che ne coordinerà lo svolgimento attraverso l'U.O.N.A. per
l' educazione alla salute.
I contenuti dell' educazione alla salute si possono anche
strutturare attorno a delle aree tematiche più tradizionali.
Per ogni area si individua il responsabile-specialista dello
argomento che verrà trattato secondo l' imparare a conoscere,
l' imparare a fare, l' imparare a vivere insieme ed imparare
ad essere.
La prima
area può concernere : salute personale, cure del corpo e
biologia umana (funzionamento dell'organismo, adattamento
all'ambiente - stress fisico e mentale -, esercizio fisico
- necessità ed effetti -, abitudini in materia di salute
ed igiene personale, effetti dell'alcool, delle droghe e
del fumo sull'organismo, malattie contagiose correnti, comprese
le infezioni trasmesse sessualmente).
La seconda area può riguardare l'alimentazione e le diete
alimentari (bisogni nutrizionali del corpo, nutrizione e
salute: magrezza, obesità ecc., abitudini alimentari degli
individui e della comunità, consumo di alcool e di farmaci,
ecc.).
La terza
area sviluppa invece argomenti come la crescita e l'evoluzione
del bambino fino all'età adulta, attraverso il momento critico
dell'adolescenza ( trasformazione del corpo nella pubertà,
differenze individuali dello sviluppo sessuale, sviluppo
affettivo e sociale che accompagna i cambiamenti fisici,
stress ed ansia, ecc.).
La quarta
area si riferisce alle relazioni ( rapporti tra pari, rapporti
sessuali con l'altro sesso o con lo stesso sesso, matrimonio
e/o altre relazioni stabili, autorità dei genitori e degli
adulti, imparare ad affrontare la separazione e la perdita,
rapporti con le malattie mentali, gli handicap mentali e
gli handicap fisici, tabacco, alcool e droghe).
La quinta
area ha relazione con la preparazione al ruolo di genitori
( crescita, sviluppo e bisogni del feto e del bambino, ruolo
e strutture familiari - anche delle famiglie con un solo
genitore - , aiuto ai bambini per affrontare le separazioni
).
La sesta
area ha attinenza con la salute e la collettività ( ricorso
alle cure per la salute - uso corretto dei medicinali -,
relazioni con i medici ed il personale ospedaliero, problemi
sanitari locali e nazionali: aids, contraccezione, aborto,
vaccinazioni, assunzione del fluoro, ecc., atteggiamento
di fronte alla malattia e a un handicap fisico o mentale,
organismi e gruppi di volontariato, consultori familiari,
struttura dell'ASL, legislazione, ecc.).
Nella
settima area invece si affronta la questione ambiente (
rifiuti, inquinamento, rumore, soddisfacimento dei bisogni
di spazio vitale della comunità, tempo libero e mobilità,
effetti dell'ambiente sulla salute fisica e mentale, problemi
sanitari: depurazione delle acque di scarico, nettezza urbana,
ecc.).
L'ultima
area può sviluppare la sicurezza e i primi soccorsi (apprendimento
del codice della strada, preparazione alla guida dell'auto,
la vita domestica, la sicurezza a scuola, sul lavoro, nel
tempo libero, pronto soccorso).
Presentando
la "carriera sanitaria" (cap 5°) si era già accennato all'importanza
del comportamento come il prodotto dell'interazione fra
una personalità in via di sviluppo e le influenze sociali.
Anche nello sviluppo della progettualita' dei contenuti
per la promozione della salute è determinante la sinergia
tra apprendimento e comportamento: la formazione raggiunge
i suoi risultati solo se provoca dei cambiamenti. In particolare,
dove i problemi di salute sono correlati al comportamento
e dove il comportamento è correlato alla incapacità di affrontare
efficacemente gli stress e le pressioni della vita quotidiana,
il miglioramento delle attitudini psico-sociali (del comportamento)
è determinante. Questo si rivela particolarmente importante
per la promozione alla salute nel caso in cui il comportamento
abbia una forte implicazione nell'origine dei problemi di
salute.
Nel 21° secolo, un progetto territoriale, finalizzato ad
integrare l'azione continuativa del dipartimento di prevenzione,
della scuola, del medico di base e del pediatra per la promozione
della salute dei cittadini di un territorio, non può limitarsi
ad individuare tematiche e contenuti "tradizionali", deve
poter individuare percorsi , specie per le giovani generazioni,
che incidano sul loro vivere agli incroci della vita.
Le strategie di vita ( life skills ) sono abilità per un
comportamento
adeguato e positivo, che rende gli individui capaci di
rapportarsi efficacemente con le richieste e le prove della
vita
da superare tutti i giorni (O.M.S., 1996).
I più diretti interventi per la promozione delle attitudini
psicosociali sono quelli che migliorano le risorse della
persona a cavarsela da sola e le abilità personali e relazionali.
Le attitudini psicosociali sono abilità che consentono all'individuo
di rapportarsi efficacemente con le richieste e le sfide
della vita di tutti i giorni. Sono abilità che consentono
alla persona di mantenere uno stato di benessere mentale
riscontrabile in un atteggiamento flessibile e positivo
nell'interazione con gli altri, con l'ambiente culturale
e fisico che la circonda.
Le attitudini psico-sociali giocano un ruolo importante
nel conseguimento della salute in senso ampio; in termini
di benessere fisico, mentale e relazionale. Le abilità,
sono innumerevoli e la natura e la definizione di queste
si adattano a differenziarsi all'interno di culture e situazioni
diverse. Per il progetto in questione può essere utile poter
costruire nelle diverse scuole, nei centri giovanili, nelle
associazioni sportive del territorio dell' A.S.L. le seguenti
abilità (O.M.S., 1996):
- prendere decisioni (aiuta ad affrontare costruttivamente
le decisioni sulla vita. Ciò può avere conseguenze per la
salute se i giovani decidono attivamente le loro azioni
in relazione alla salute valutando le diverse opportunità
e gli effetti che esse possono avere);
- risolvere problemi (rende capaci ad affrontare i problemi
della vita. Problemi importanti lasciati irrisolti possono
provocare stress mentale e dare origine a concomitante tensione
fisica);
- pensare in modo creativo (contribuisce sia a prendere
decisioni che a risolvere problemi consentendo di esplorare
le alternative disponibili e le varie conseguenze delle
azioni o non-azioni. Aiuta a guardare oltre la nostra diretta
esperienza, anche se non viene identificato alcun problema
o alcuna decisione da prendere, il pensiero creativo può
aiutare a rispondere adeguatamente e flessibilmente alle
situazioni della vita quotidiana);
- pensare in modo critico (è un'abilità per analizzare le
informazioni e le esperienze in modo oggettivo. Il pensiero
critico può dare un contributo alla salute aiutando a discernere
e valutare i fattori che influenzano attitudini e comportamenti,
come i valori morali, l'influenza dei "pari grado" e i media);
- comunicazione efficace (significa essere capaci di esprimersi
sia verbalmente che non, nei modi propri della nostra cultura
e del nostro stato. Il che vuol dire essere in grado di
esprimere opinioni e desideri, ma anche bisogni e paure.
Può anche voler dire saper chiedere consiglio e aiuto nel
momento del bisogno).
- l'attitudine alla vita relazionale (aiuta a rapportarsi
in modo positivo con le persone con le quali s'interagisce.
Ciò vuol dire essere capaci di creare e mantenere rapporti
amichevoli , che possono essere di grande importanza per
il nostro benessere mentale e sociale. Può significare tenere
buoni rapporti coi membri della famiglia che sono un basilare
supporto sociale. Può anche voler dire essere in grado di
chiudere rapporti in modo costruttivo);
- la presa di coscienza di sé: (include l'identificazione
di noi stessi, del nostro carattere, dei nostri punti di
forza e di debolezza, di ciò che desideriamo e di ciò che
non desideriamo. Sviluppare la presa di coscienza di sé
può aiutare a ravvisare i momenti di stress e di pressione.
È inoltre spesso un pre-requisito per la comunicazione efficiente
e le relazioni interpersonali, nonché per sviluppare empatia
per gli altri);
- empatia (è l'abilità ad immaginare come sia la vita per
un'altra persona, anche se in una situazione a noi poco
nota. L'empatia può aiutarci a capire ed accettare gli altri
diversi da noi, cosa che può migliorare l'interazione sociale,
ad esempio, in situazione di diversità etnica o culturale.
L'empatia può anche aiutare ad incoraggiare l'acquisizione
di un comportamento specifico verso le persone che hanno
bisogno di cura e assistenza, o la tolleranza, come nei
casi di portatori di AIDS o di persone afflitte da turbe
mentali, che potrebbero essere "marchiati" ed emarginati
proprio dalla persone su cui contano come sostegno);
- far fronte alle emozioni (implica il riconoscimento di
emozioni in noi e negli altri, la consapevolezza di come
le emozioni influenzino il comportamento e la capacità di
rispondere alle emozioni in modo appropriato. Le emozioni
intense, come la rabbia o il dolore, possono avere effetti
negativi sulla nostra salute se non si reagisce in modo
conveniente);
- far fronte allo stress (consente di individuare l'origine
dello stress nella nostra vita, di riconoscere quanto questo
ci coinvolga ed agire in modo tale da controllare i nostri
livelli di stress. Ciò significa che si possono intraprendere
azioni per ridurre la causa dello stress, per esempio, modificando
l'ambiente intorno a noi o lo stile di vita. Oppure può
voler dire imparare a rilassarsi, in modo che le tensioni
provocate da inevitabile stress non diano origine a problemi
di salute).
Le strategie del saper vivere sopra indicate possono essere
apprese dai giovani come abilità acquisite. Ad esempio il
problem solving, in quanto tecnica, può essere descritta
come una serie di stadi da superare, quali:
- definire del problema;
- considerare tutte le soluzioni possibili al problema;
- soppesare il vantaggio e lo svantaggio di ciascuna di
queste;
- individuare la soluzione più idonea e pianificare come
questa possa essere realizzata.
Le strategie di vita rendono gli individui capaci di tradurre
conoscenze, attitudini e valori morali in abilità reali/pratiche
cioè "cosa fare e come farlo", rendono capaci inoltre di
comportarsi in modo sano, dato il desiderio di farlo, la
portata e l' opportunità di farlo. Queste strategie non
sono una panacea e le abilità a "come fare" non sono gli
unici fattori che coinvolgono il comportamento.
L'ideale è che tale apprendimento avvenga in giovane età,
prima che si instaurino modelli negativi di comportamento
ed interazione.
Il programma di educazione alle life skills può comprende
tre livelli d'attuazione :
- insegnamento di base delle strategia di vita , applicato
alle situazioni della vita di tutti i giorni.
- applicazione delle life skills a temi di una certa rilevanza
connessi ai vari problemi di salute e relazione.
- applicazione delle life skills in specifiche situazioni
di rischio che possono generare problemi di salute e di
relazione.
I medici di base ed i pediatri potranno partecipare, per
attivare gli obiettivi del progetto nella loro azione continuativa,
a specifici corsi formativi basati ad esempio (cap.2°) sul
colloquio di counseling (Bert e Quadrino, 1993). L' azione
dei medici di base, per quanto concerne il progetto in questione,
è soprattutto di prevenzione secondaria, solo indirettamente
ed occasionalmente attiene alla prevenzione primaria.
Argomenti di eventuali corsi di counseling potrebbero essere:
- analisi della comunicazione per comunicare meglio,
- cosa comunica il contesto di uno studio medico,
- i segni del ruolo medico,
- gli strumenti del counseling,
- fare counseling a partire dal sintomo,
- counseling e compliance,
...........
Altro tipo di formazione, a cui possono partecipare i medici
con le altre competenze professionali del territorio, sono
corsi per l'apprendimento dell' approccio interdisciplinare
alle problematiche, tematiche, ecc. dell'educazione salute,
al fine di limitare i fenomeni di cibernosi (incoscienza
dei quadri di riferimento, deficienze di codificazione verbale
e non verbale, mancanza di relativizzazione, ignoranza di
tecniche di riunione e d' intervista, resistenza alle tecniche
di comunicazione, mancanza di metodo partecipativo, mancanza
di feedback e di evoluzione) da parte di categorie che avranno
senz'altro molta rilevanza per il buon funzionamento del
progetto.
La formazione interdisciplinare, delle diverse professionalità
partecipanti alla realizzazione progettuale, può seguire
diversi itinerari metodologici-didattici.
Il primo si rifà alla ricerca didattica interdisciplinare
dell'A.S.I.S (associazione sintesi della conoscenza) O.N.G.
Unesco;
il secondo è tratto dall' esperienza didattica maturata
in ambito I.R.S.A.E. - Piemonte.
Il primo metodo cerca di tradurre in forma concreta la necessità
di sistematizzare il dialogo di gruppo al fine di pervenire
a una sintesi dei differenti apporti; sinteticamente il
suo flussogramma è il seguente:
- Introduzione: presentazione dei partecipanti ed esposizione
della dinamica di gruppo esplicita (Appendice n. 3. D.G.E.).
- Tema: sua definizione terminologica, problematizzazione:
quali domande emergono, concettualizzazione delle questioni;
- Ipotesi: formulazione delle ipotesi da parte dei partecipanti,
unificazione e sintesi per la scelta dell'ipotesi;
- Raccolta dati: verbali e non verbali, esperienze, fonti,
testimonianze, esame olografico dell'ipotesi, analisi dei
dati, creatività di gruppo,...
- Diagnosi: esplicitazione dei lavori realizzati in gruppo,
conclusioni dei partecipanti;
- Tesi: dimostrazione dell'ipotesi, sintesi della conoscenza,
psicosintesi di gruppo;
- Futurizzazione: brainstorming, utilizzato in questo percorso,
per far emergere i problemi insiti nella tesi;
- Pianificazione: per risolvere il problema scelto dal gruppo;
- Sintesi: conclusioni personali relate alla ricerca, conclusioni
di gruppo;
- Verifica: valutazione e feedback dell' attività realizzata.
Il secondo itinerario si rifà alla Ricerca-Azione, rappresenta
un approccio culturale e metodologico che si può adattare
tanto alla realtà scolastica quanto alle attività educative
extrascolastiche (Mariani, 2000). Con la ricerca-azione
si mette in movimento un processo a spirale che parte dall'individuazione
dell'area che si vuole indagare per arrivare alla fase del
controllo e della valutazione, dalla quale può prendere
l'avvio una nuova ricerca-azione (Pozzo,1998).
Le fasi che caratterizzano l'impianto della ricerca-azione
sono state sistematizzate dagli autori anglosassoni J. Elliott
e G. Bell, esse sono:
- idea iniziale (fase dell'ideazione, si radica nella realtà:
situazioni concrete e problemi che i partecipanti intendono
studiare);
- ricognizione (fase di chiarificazione dell'idea iniziale,
può succedere che sia necessario uno spostamento di fuoco);
- piano generale (fase di pianificazione in cui si individuano
strategie di azione idonee, secondo G. Pozzo; per A.M.Mariani
occorre che, oltre le fasi predisposte siano indicate anche
le risorse disponibili, ecc.);
- realizzazione o azione e controllo dei processi;
- valutazione.
Si vuole concludere questa ricerca finalizzata a: "come
integrare l'azione continuativa del dipartimento di prevenzione,
del medico di base, della scuola e delle altre agenzie per
promuovere la salute dei cittadini di un territorio...."
presentando due percorsi d'educazione alla salute - non
completamente integrati con tutta la realtà territoriale
- attivati, nella città di Torino e cintura, a favore dei
minori. Alcune delle azioni educative comprese in queste
due esperienze, specie le tecniche e gli esercizi proposti,
potrebbero essere di valido aiuto nella sistematizzazione
didattica della presente ricerca.
Entrambi sono nati ed anche concretizzati nella Circoscrizione
2 (Mirafiori-nord e S. Rita): il primo è stato avviato negli
anni ottanta, il secondo negli anni novanta.
L' A.GIO. (Associazione GIOvani) costituita nel 1984, focalizza
il proprio obiettivo nell'attivare progetti articolati di
prevenzione generalizzata per le fascie adolescenziali e
pre-adolescenziali ed in particolare per i cosidetti minori
"a rischio", identificabili prevalentemente, ma non solo,
nei minori del sottoproletariato, soggetti nei quali mancano
le possibilità reali di reagire al dilagare della droga
e di altre tossicomanie, all'acutizzarsi della disoccupazione,
ecc .
I progetti dell'A.GIO. sono e sono stati finanziati dalla
Circoscrizione 2, dall'A.S.L., dal Comune e dalla Provincia
di Torino, dalla Regione Piemonte e dal Ministero degli
Interni, da alcune aziende e da diversi privati cittadini.
L'A.GIO., tramite volontari ed educatori professionisti,
opera in particolare sulla strada offrendo ai giovani che
incontra valori e modelli di vita alternativi a quelli in
cui sono immersi. L'A.GIO. crea intorno ai ragazzi di strada
un clima "d'avvolgimento" che, attraverso messaggi provenienti
dalla vita quotidiana vissuta insieme all'educatore in una
profonda condivisione, colmi tutti gli spazi vuoti , aiutandoli
e sostenendoli a ricucire o costruire i rapporti con la
comunità nei suoi momenti di dinamica sociale e di aggregazione.
Per realizzare ciò l'A.GIO. ha messo a punto un processo
educativo che coinvolge direttamente il minore e l'educatore
ed indirettamente altre figure e realtà istituzionali che
sono fonte di messaggi formativi oltreché positivi.
Il processo educativo dell' A.GIO predilige la persona,
come essere unico ed irrepetibile, con una dignità esistenziale
che è compito ed obiettivo della società valorizzare ed
integrare in un connettivo sociale che ne accolga e sviluppi
tutte le potenzialità.
Nel procedere, l' Associazione Giovani, ha un'attenta valutazione
cognitiva del contesto che circonda il minore "a rischio"
per non sradicarlo dalle sue radici socio-culturali, ma
per fornire strumenti e modalità che gli permettano una
completa realizzazione, integrazione ed autonomia. Il meglio
della prevenzione per i soci dell'A.GIO. consiste in un
aumento di vivibilità civile, diminuzione della sofferenza,
della malattia, aumento d'intelligenza sociale, integrazione
tra le diverse classi sociali, industriosità nel mondo del
lavoro, rielaborazione dei programmi scolastici secondo
le esigenze sociali e culturali contemporanee.
Sottostà, all'operare educativo di questa associazione,
una precisa ciclicità di valore pedagogico (Grosso e Grasso,
1985) molto nota in educazione (Uff. Dioc. Giov., 1988):
io - dinamica mentale; gli altri, la comunità - dinamica
di gruppo e sociale; il trascendente - dinamica dell'assoluto.
L'attività dell'Associazione Giovani è ancor oggi operativa
nel quartiere di Mirafiorinord-S.Rita e nelle città di S.Mauro
Torinese e Grugliasco. Le realtà professionali, i diversi
livelli ( cooperative di educatori professionali, comunità
residenziali, centri di avviamento al lavoro, ecc.) che
aveva creato per rispondere alle diverse tappe del suo progetto
educativo di prevenzione procedono oggi autonomamente, secondo
propri obiettivi; è purtroppo venuta meno l'integrazione
operativa tra chi agisce volontariamente e chi invece opera
professionalmente.Il secondo percorso educativo nasce da
un lavoro di collaborazione tra un gruppo di Docenti Referenti
in Educazione alla salute delle scuole elementari, medie
e gli Animatori culturali della Circoscrizione 2.
Nel corso degli anni scolastici 1994/95 e 1995/96, questo
gruppo di lavoro ha cercato di raccogliere, rielaborare
e riorganizzare, quanto fatto precedentemente, in modo da
creare dei percorsi di educazione alla salute facilmente
utilizzabili anche da chi non ha mai affrontato in modo
strutturato e sistematico questi temi.
L'educazione alla salute, viene intesa come: educare a star
bene con se stessi, con gli altri, nel proprio ambiente
familiare e scolastico, non è qualcosa "altro" dalla scuola,
ma piuttosto un modo della scuola di esprimere il suo essere
comunità educante, non solo, quindi, attenta a mediare apprendimento
di conoscenze e competenze ma preoccupata anche di favorire
il bene-essere psicofisico e sociale dei ragazzi a cui si
rivolge. Il percorso è strutturato in unità tematiche che
vengono proposte secondo la logica della crescita evolutiva
dei ragazzi. I temi proposti perseguono l'obiettivo di favorire
lo star bene dei ragazzi con se stessi, con gli altri e
nel proprio contesto di vita. La modalità con cui i temi
vengono affrontati privilegia l'aspetto ludico (giochi di
ruolo, di simulazione, di cooperazione, giochi psicologici...)
in quanto più immediato e coinvolgente, ma con il preciso
obiettivo di far riflettere i ragazzi sull'esperienza vissuta
attraverso l'attività proposta e favorire una loro presa
di coscienza della proposta educativa in essa contenuta.
Le attività proposte da questa esperienza - che oggi continua
secondo la progettazione di ogni singola scuola e non coinvolge
più gli animatori culturali della Circoscrizione - sono
state intese come un aiuto, un supporto per far crescere
nei ragazzi la capacità di ascoltarsi e ascoltare gli altri,
di comunicare con se stessi e con gli altri, di prendere
coscienza del proprio mondo interiore e dell'importanza
di una corretta relazione con il loro mondo esterno. Sono
uno spazio per apprendere a pensare, un ambito privilegiato
per esplorare emozioni, per confrontarsi con se stessi e
con gli altri, ma in una situazione meno carica di ansie
e tensioni. Non sono proposte da ritenersi estranee alla
vita scolastica. Aiutare i ragazzi a star bene con se stessi,
con gli altri e nel proprio ambiente di vita, facilita infatti
il loro approccio all'apprendimento; lavorare per creare
un buon clima di classe, permette di sopportare con più
facilità la fatica dell'apprendere e della convivenza scolastica.
In questo percorso educativo il ruolo dell'animatore (dell'insegnante)
è fondamentale. Più che particolari doti animative è importante
il suo accettare di essere l'adulto che conduce, che sostiene,
che accoglie, che contiene e che in qualche modo mette anche
un po' in gioco se stesso. Domandare ai bambini di cambiare
se stessi, non può prescindere dall'accettare di cambiare
anche un po' il proprio essere adulto-insegnante.
Leggendo gli otto "libri-schede-lavoro" (dalla prima elementare
alla terza media), si intravedono impliciti riferimenti
alle "life skills", a Bandura, a Solomon. Particolarmente
considerato è S. Gleen, che è uno dei principali consiglieri
di Quest International, il cui approccio da lui immaginato
si articola intorno alle percezioni: sono capace, sono importante,
posso padroneggiare la mia vita; ed alle attitudini: intrapersonale
(autodisciplina), interpersonale (reagire davanti alle limitazioni)
e di giudizio (giudicare le relazioni con lucidità). E'
significativo considerare anche altre esperienze di carattere
nazionale de internazionale, al fine di selezionare accuratamente
i modi e le tecniche opportune, specie nell'educazione alla
salute degli adolescenti.
Il "progetto adolescenza" di Quest-International (serie
di 70 sequenze miranti a sviluppare certe attitudini nei
ragazzi dai 10 ai 14 anni), introdotto in Italia grazie
alla collaborazione dei Lions Clubs-Multidistretto 108,
può essere un'opportunità che è necessario conoscere ed
indagare approfonditamente, al fine di non perdere tempo
nel progettare "nuovi" itinerari.
Le sequenze
(Lions e Quest, 1993) possono essere modulate in funzione
del programma scolastico e raggruppate, per esempio, in
mini corsi di un trimestre oppure in corsi di uno, due,
tre anni. durano quarantacinque minuti e sono radunate in
sette capitoli che hanno ognuno un tema specifico:
- entrare nell'adolescenza: una sfida,
- acquisire sicurezza grazie ad una migliore comunicazione,
- comprendere le sue emozioni,
- migliorare le relazioni con gli amici,
- stringere i legami familiari,
- sviluppare il senso critico,
- definire degli obiettivi.
La scelta di ogni contenuto, metodo, tecnica , obiettivo,
risorsa e valutazione deve comunque evitare la cultura "fatta
pronta", la cultura ideologicizzata, che propone una visione
particolare della realtà. I contenuti i metodi e le tecniche
proposte non vogliono essere esaustive, ne tanto meno essere
il prodotto conclusivo del progetto. Per crescere nella
salute i cittadini, i giovani in particolare, devono essere
messi in qualche modo a contatto diretto, deliberato, emozionale,
induttivo con la realtà ed essere guidati a percorrere tutti
i gradini del processo di formazione della conoscenza, a
partire dalla consapevolezza della propria mente, da un
corretto equipaggiamento mentale e da una consapevole, chiara
anche se flessibile, scala di valori, vale a dire dalla
consapevolezza del proprio modo di porsi dinanzi alla realtà.
APPENDICE
1 al capitolo sesto Spirale evolutiva del grado di complessificazione verbale della mente,
decorrente dai Quadri di Riferimento (
W. De Gregori,1979)
*GLOBALE
Può descrivere, contenere, assimilare qualunque apetto della
realtà
*ECLETTICO
Astrae per se le idee che gli sembrano vere
*SPECIFICO
Idee ristrette ad una area determinata
*DICOTOMICO
Idee divise, opposte
*MENTALITA' MITICA
Credenze
* MENTALITÀ FOLCLORICA
Tradizione accumulata
* CLICHES MENTALI
Frasi fatte
* LIBERA ASSOCIAZIONE
Idee senza logica
*PASTOSITA' MENTALE
Idee indistinte
*NON VERBALE
APPENDICE
2 al capitolo sesto Presentazione della D.G.E. (Dinamica di Gruppo Esplicita)
Le dinamiche
interne di un qualunque gruppo ... sono un fatto reale che
qualsiasi osservatore attento ed interessato può rilevare
in ogni occasione della sua vita di relazione. Per renderle
esplicite occorre che ognuno abbia la possibilità di sperimentare
ed allenare il più possibile se stesso ad occupare un ruolo
attivo nella dinamica delle comunicazione e dei rapporti.
I leaders naturali hanno indubbiamente una funzione positiva
perchè animano i gruppi; però, sospinti come sono da bisogni
del tutto personali, non danno valore sociale alla loro
funzione perchè il loro obiettivo è essenzialmente essere
protagonisti
I ruoli della D.G.E. sono chiari e definiti, rispettano
modalità precise che s' ispirano a finalità di crescita
(M.Grosso e A.Grasso, 1985), sono strumenti di organizzazione
della vita di gruppo; rispondono agli obiettivi del lavorare
insieme e a decentrare le funzioni dei conduttori siano
essi insegnanti o altro. I ruoli che si possono utilizzare
nella D.G.E. sono innumerevoli; gli essenziali sono i seguenti: L'animatore ( A ) dichiara aperto l'incontro,...dirige
i lavori, distribuisce gli incarichi, i ruoli o fa leggere
quelli già scelti. Passa la parola agli altri leaders di
servizio. Fa in modo che il gruppo funzioni bene,... Chiude
l'incontro domandando al recezionista (da reception) di
attuare il congedo. Il cronometrista (C) pianifica in anticipo la sequenza
della sessione. Stimola il gruppo a lavorare con agilità,
avverte le persone che eccedono nell'uso del tempo, propone
decisioni e votazioni in relazione al tempo, all'orario
ecc. Il recezionista ( R )prepara la sala in forma circolare,
si attiva affinché i partecipanti provino benessere, saluta
i partecipanti con parole fortificanti ed energetizzanti,
se vi sono partecipanti nuovi fa la corrispondente presentazione,
alla fine dell'incontro congeda i partecipanti e li invita
alla prossima lezione. Il segretario( S ) ha cura del registro, annota le
idee principali della esposizione e della discussione, annota
le domande dei partecipanti senza la risposta, annota le
testimonianze, annota le conclusioni del gruppo e le mette
in votazione, alla fine della lezione programma con il gruppo
il prossimo incontro. L'esplicitatore ( E ) può essere svolto da una persona
singola o da più persone, alimenta il gruppo con contenuti,...
espone gli argomenti.
Il coltivatore di ruoli (C.R.) ha il compito di dare suggerimenti
per una sempre miglior conduzione dei ruoli stessi, nell'interesse
del gruppo e della scioltezza del lavoro e della comunicazione. Il feed-backer (F.B.) ha, rispetto al gruppo e a
ciascuno dei suoi membri, una funzione simile a quella di
uno specchio del quale ci si serve per verificare e mettere
eventualmente a punto il proprio aspetto. Puntualizza l'uso
del tempo, dello spazio, l'interesse dimostrato dal gruppo
per le attività svolte, il valore dei contributi di ognuno,
il modo con cui sono stati espletati i vari ruoli.
CAPITOLO
SETTIMO COSA E COME VALUTARE IL PROGETTO TERRITORIALE INTEGRATO
PER LA PROMOZIONE DELLA SALUTE
Dedicare il capitolo finale della ricerca alla valutazione
dei percorsi, delle procedure, dei risultati, può essere
fuorviante in quanto si ritiene:
- limitante posizionare, come generalmente avviene, la verifica
al termine della progettazione; si verifica in itinere (questo
richiede la cultura della progettazione)
- di aver già affrontato la questione nei capitoli precedenti,
specie quando si è parlato di analisi dei bisogni, feed-back,
retro-azione...
- che valutare è porre in particolar modo attenzione ai
processi e questi richiedono verifiche costanti, che non
possono essere rimandate solo "alla fine del progetto"che
in educazione alla salute, come in tutti i percorsi formativi,
non può esserci conclusione... (il prodotto è sempre provvisorio);
- che è importante non solamente partire da dati di base
precisi e corrispondenti, ma essere in grado di controllare
il processo in modo tale che possano essere apportate delle
modifiche alla strategia, tenuto conto della verifica e
della valutazione formativa del processo.
- che la valutazione appartiene a tutti i soggetti fruitori
ed attori del progetto territoriale integrato per la promozione
della salute
(non è di qualcuno in particolare): nè del Direttore del
Dipartimento di prevenzione e tantomeno del comitato inter-istituzionale,
... tutte le persone coinvolte nel programma dovrebbero
valutarlo; e per giungere a questo bisognerà favorire l'auto-valutazione,
educare ad autovalutarsi, forse anche coinvolgendo esperti
valutatori esterni, per assicurare il principio dell'obiettività
Ciò favorirà l'acquisizione di una "strategia di vita" molto
benefica (meta-obiettivo).
In sintesi, la valutazione può essere intesa come una modalità
autovalutativa sistematica seguendo cinque prospettive (Cerini
e Cristanini,1999):
- soddisfazione del cliente, analisi delle attese e giudizi
dei clienti; si valorizza il punto di vista del "consumatore",
vi è una ricaduta sui processi con scarsa attenzione ai
risultati formativi, questo approccio è centrato su opinioni
soggettive.
- diagnosi organizzativa, di tipo sistemico; pone attenzione
agli input ed ai processi organizzativi, si dispone di informazioni
strutturate, con difficoltà considera le peculiarità del
sistema- progetto.
- autoanalisi, confronto ideale/reale a scopo di miglioramento;
vi è stretto rapporto tra la valutazione e l'azione educativa,
ci si focalizza su delle priorità, richiede forte investimento
di tempo ed energie, questa prospettiva può risultare poco
credibile.
- indicatori educativi, si ha un quadro sintetico del funzionamento
del progetto o di parte di esso; i dati sono accessibili
a più destinatari; rischia di essere superficiale e sintomatica.
- controllo esiti formativi, si accertano i risultati di
apprendimento; si pone attenzione all'output, c'è facilità
di comparazione, la lettura degli esiti può limitare l'angolo
visuale, con difficoltà si considerano gli esiti a lungo
termine; forse è l'approccio meno adatto per un progetto
d'educazione alla salute.
CONCLUSIONE
Per
realizzare correttamente dei percorsi d'educazione alla
salute all'interno del progetto territoriale, integrando
l'azione continuativa dell'A.S.L., della Scuola e delle
altre "Agenzie" è assolutamente indispensabile formare i
formatori e predisporre per loro strumenti di formazione.
La "forma" che ognuno ha il diritto di scegliersi, la salute
che ognuno vorrebbe vivere è strettamente legata ai messaggi-educazione
che abbiamo ricevuto nella nostra infanzia.
La progettualità esposta vuole poter contribuire - chissà?
- alla scelta della propria "forma-salute" e tentare di
rispondere al
poeta che scrive :
"Se i bambini vivono con le critiche, imparano a condannare
Se i bambini vivono con l'ostilità, imparano a combattere
Se i bambini vivono con la paura, imparano a essere apprensivi
Se i bambini vivono con la pietà, imparano a commiserarsi
Se i bambini vivono con il ridicolo, imparano ad essere
timidi
Se i bambini vivono con la gelosia , imparano a provare
invidia
Se i bambini vivono con la vergogna, imparano a sentirsi
colpevoli
Se i bambini vivono con l'incoraggiamento, imparano ad essere
sicuri di sè
Se i bambini vivono con la tolleranza, imparano ad essere
pazienti
Se i bambini vivono con la lode, imparano ad apprezzare
Se i bambini vivono con l'accettazione imparano ad amare
Se i bambini vivono con l'approvazione, imparano a piacersi
Se i bambini vivono con il riconoscimento imparano che è
bene avere un obiettivo
Se i bambini vivono con la condivisione, imparano ad essere
generosi
Se i bambini vivono con l'onestà, imparano ad essere sinceri
Se i bambini vivono con la correttezza , imparano cos'è
la giustizia
Se i bambini vivono con la gentilezza e la considerazione,
imparano il rispetto
Se i bambini vivono con la sicurezza , imparano ad avere
fiducia in se stessi e nel prossimo
Se i bambini vivono con la benevolenza, imparano che il
mondo è un bel posto in cui vivere.... ( Dorothy Law Nolte,1972).
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